Testimonianze: Il poliziotto che minaccia di morte un manifestante
- luglio 10, 2013
- in lotte sociali, malapolizia, violenze e soprusi
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Lunedì 1 luglio, nell’ambito di una manifestazione a Roma per il diritto alla casa una ragazza, Stefania, è stata gravemente ferita da un agente e portata in ospedale.
I mass media non hanno mancato di dare spazio alla notizia. In particolare il sito del Corriere della sera pubblicava un video di oltre 6 minuti dal titolo: Roma, corteo per il diritto alla casa: ferita una ragazza.
Nel filmato, prima che le immagini inquadrino Stefania sanguinante c’è una sequenza, ‘sfuggita’ (?) al redattore che ha curato il servizio, e passata sotto silenzio. Come ho scritto nell’esposto che ho mandato al Questore e alla Procura della Repubblica di Roma, «al minuto -5.35 si può sentire con chiarezza un agente minacciare di morte ripetutamente un manifestante. A sottolineare la consapevolezza e serietà della minaccia faccio notare che – per essere sicuro di essere sentito e riconosciuto – l’agente ha anche alzato lo schermo di protezione del casco ribadendo ripetutamente la minaccia. Con questo gesto dando anche, a mio avviso, prova di convinzione della propria impunità».
Nei giorni successivi il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha aperto un procedimento, immagino sulla base del rapporto della questura romana: due le ipotesi di reato, ‘l’immancabile’ resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.
Delle minacce di morte dell’agente non v’è traccia. Da qui la mia decisione di presentare un esposto.
Personalmente, pronto ovviamente a ricredermi, non nutro molta fiducia riguardo all’esito della mia iniziativa: troppi i morti di ‘malapolizia’ che non hanno avuto giustizia- da Portella delle Ginestre a Stefano Cucchi – per pensare che delle ‘semplici’ minacce possano essere punite.
Credo invece nella possibilità di stimolare un dibattito all’interno della nostra associazione, e in questo senso voglio ringraziare l’amico e compagno Marco Solimano, da me informato a titolo strettamente personale, che mi ha assicurato il suo impegno in tal senso. Dibattito che dovrebbe, a mio avviso, allargarsi al crescente rafforzamento di strumenti di controllo e repressione in previsione di una crisi sempre più acuta che non mancherà di produrre ulteriori suicidi da disperazione ma anche rivendicazioni di diritti sempre più determinate e forti a cui si risponderà necessariamente con la repressione, non coincidendo l’interesse del paese con quello di cementieri, guerrafondai, finanzieripescecane e politici fascio-mafiosi: la Val Susa, il Ponte di Messina, il Muos e la vicenda degli F35 – per citare solo alcuni casi – parlano chiaro.
Se questo è l’ordine che si sta costruendo i comportamenti delle forze chiamate a difenderlo sono impeccabili e si capisce che non vengano puniti. E ognuno sceglierà da che parte stare.
Alfredo Simone
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