Menu

Si suicida un detenuto a Rebibbia. 19 casi dall’inizio dell’anno.

Ancora un suicidio in carcere. Questa volta a togliersi la vita è stato un giovane siciliano di 31 anni di Vittoria, Daniele Bellante, che recentemente aveva cominciato collaboratore con la giustizia. Si è impiccato nella sua cella a Rebibbia con una striscia di tessuto attaccata alle sbarre. Era finito in carcere a ottobre per avere violato l’obbligo di soggiorno a Vittoria per reati minori. Si tratta del 19esimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. Una situazione esplosiva: negli ultimi 10 anni si sono tolte la vita in carcere 568 persone. Analizzando freddamente i dati e confrontandoli con quelli tra il 1960 e 1969 ad esempio, la percentuale di detenuti che si sono suicidati è aumentata del 300%. Sovraffollamento, condizioni di vita al limite, ma anche una popolazione carceraria cresciuta a dismisura a causa di leggi e interpretazioni che ricorrono allo strumento detentivo sempre più frequentemente e colpiscono fasce disagiate o deboli. La notizia di questo ennesimo dramma è stata diffusa dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che così commenta: «Il suicidio diun detenuto nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, il 19simo dall’inizio dell’anno, è l’ennesimo, drammatico, campanello di allarme sulla situazione che si vive nelle carceri italiane, che speriamo stavolta non rimanga inascoltato».
Quello della scorsa notte è il secondo suicidio registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2010. Secondo il ministro dell’Interno Maroni «È chiaro che in questa vicenda sono in primis da comprendere i motivi che hanno portato un uomo, che aveva deciso di collaborare con la giustizia, a togliersi la vita. Resta, tuttavia, un innegabile e drammatico quadro di fondo: quello di un’emergenza carceri fatta di esorbitante sovraffollamento, fatiscenza di strutture, carenza di risorse economiche ed umane. Elementi che rendono, di fatto, impossibile il sostegno e l’assistenza ai detenuti e l’attuazione del principio costituzionale del recupero del reo. Una situazione che impone al nostro Parlamento di intervenire con urgenza per indicare una via di uscita a questa emergenza». Parole e intenzioni che al momento di tradursi in fatti, più che al “recupero del reo” o meglio allo studio di misure alternative alla carcerazione o la modifica di leggi che portano al carcere per reati minori, si trasformano in più carceri e più carcere per tutti.