Cucchi, sepolto all’insaputa della famiglia. E intanto si scopre un altro caso di morte per violenza. Delle forze dell’ordine
- marzo 20, 2010
- in carcere, vittime della fini-giovanardi
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Stefano Cucchi è stato sepolto dieci giorni fa all’insaputa della famiglia. Ieri i familiari si sono rivolti all’agenzia funebre incaricata di svolgere le esequie e così hanno scoperto che il corpo di Stefano era già stato tumulato nel cimitero di san Gregorio senza che fossero stati avvertiti. Picchiato e lasciato morire nella solitudine e l’indifferenza, Stefano ha subito anche l’ultimo oltraggio.
Ma il caso Cucchi ha scoperto una polveriera. Luigi Manconi, presidente di “A Buon Diritto” ed ex sottosegretario alla Giustizia ha denunciato «un altro caso Cucchi, forse peggio del caso Cucchi». È accaduto quasi due anni fa, il 14 giugno 2008, a Varese. Giuseppe Uva, 43enne fermato in stato di ubriachezza è morto dopo “violenze sistematiche e ininterrotte”. Manconi denuncia anche la somministrazione, in ospedale, di farmaci incompatibili con la precedente assunzione di alcolici.
Questa la ricostruzione-denuncia di Manconi: “Fermato in stato di ebbrezza alle 3 del mattino del 14 giugno 2008, in una strada di Varese, in balia di una decina di uomini tra carabinieri e poliziotti all’interno della caserma di via Saffi, Giuseppe Uva, 43 anni, per tre ore subisce violenze, sistematiche e ininterrotte: ecchimosi al volto e in varie parti del corpo, macchie di sangue tra il pube e la regione anale”. “Un testimone – riferisce Manconi in una nota – parla di urla strazianti che si ripetono per ore. L’intervento del 118, sollecitato dal testimone in questione, viene rifiutato dal entralinista della caserma“. Poi, “alle 5 del mattino, incredibilmente, dalla stessa caserma si chiede l’applicazione del trattamento sanitario obbligatorio per Uva, che verrà trasportato prima al pronto soccorso e poi al reparto psichiatrico ell`ospedale di Circolo”.
E proprio qui, “secondo quanto accertato dall’indagine, gli vengono somministrati medicinali incompatibili con l’assunzione di alcol”. Giuseppe Uva muore alle ore 10.30: “Nonostante le dettagliate testimonianze sulle responsabilità di carabinieri e polizia, in merito alle continue ripetute violenze subite, si procede contro ignoti”, sottolinea il presidente di A buon diritto.
Due giorni fa l’Avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi e, prima, dei genitori di Federico Aldrovandi, ha assunto il patrocinio di Lucia Uva, sorella di Giuseppe, come persona offesa dal reato.
Ma il caso Cucchi ha scoperto una polveriera. Luigi Manconi, presidente di “A Buon Diritto” ed ex sottosegretario alla Giustizia ha denunciato «un altro caso Cucchi, forse peggio del caso Cucchi». È accaduto quasi due anni fa, il 14 giugno 2008, a Varese. Giuseppe Uva, 43enne fermato in stato di ubriachezza è morto dopo “violenze sistematiche e ininterrotte”. Manconi denuncia anche la somministrazione, in ospedale, di farmaci incompatibili con la precedente assunzione di alcolici.
Questa la ricostruzione-denuncia di Manconi: “Fermato in stato di ebbrezza alle 3 del mattino del 14 giugno 2008, in una strada di Varese, in balia di una decina di uomini tra carabinieri e poliziotti all’interno della caserma di via Saffi, Giuseppe Uva, 43 anni, per tre ore subisce violenze, sistematiche e ininterrotte: ecchimosi al volto e in varie parti del corpo, macchie di sangue tra il pube e la regione anale”. “Un testimone – riferisce Manconi in una nota – parla di urla strazianti che si ripetono per ore. L’intervento del 118, sollecitato dal testimone in questione, viene rifiutato dal entralinista della caserma“. Poi, “alle 5 del mattino, incredibilmente, dalla stessa caserma si chiede l’applicazione del trattamento sanitario obbligatorio per Uva, che verrà trasportato prima al pronto soccorso e poi al reparto psichiatrico ell`ospedale di Circolo”.
E proprio qui, “secondo quanto accertato dall’indagine, gli vengono somministrati medicinali incompatibili con l’assunzione di alcol”. Giuseppe Uva muore alle ore 10.30: “Nonostante le dettagliate testimonianze sulle responsabilità di carabinieri e polizia, in merito alle continue ripetute violenze subite, si procede contro ignoti”, sottolinea il presidente di A buon diritto.
Due giorni fa l’Avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi e, prima, dei genitori di Federico Aldrovandi, ha assunto il patrocinio di Lucia Uva, sorella di Giuseppe, come persona offesa dal reato.
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