Nell’anniversario della strage di Brescia (avvenuta il 28 maggio 1974) il Movimento Sociale Italiano decide di aprire la sua campagna elettorale a Milano in piazza degli Affari, ma il sindaco di Milano nega l’autorizzazione a seguito dell’omicidio di Claudio Varalli verificatosi il 16 aprile.
Il 25 maggio Alberto Brasili e Lucia Corna vengono aggrediti da cinque fascisti (Antonio Bega, Pietro Croce, Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso, Giovanni Sciabicco) mentre camminavano lungo via Mascagni alle 22.30: cinque coltellate ledono gli organi vitali di Alberto Brasili uccidendolo, mentre Lucia Corna viene colpita due volte all’emitorace sinistro e si salva solo perché le lame mancano di pochi centimetri il cuore.
Gli abiti indossati dai due giovani li rendono individuabili come comunisti: sulla base di questo “indizio” i cinque fascisti li seguono fin da piazza San Babila e nel percorso li vedono sfiorare un manifesto del MSI.
Il fatto che Brasili fosse uno studente lavoratore militante, ma non particolarmente in vista induce alcuni a pensare ad un errore: ad uno scambio di persona. Tuttavia ad uno sguardo più lucido e attento appare un’altra prospettiva: “Non è – rispose Stefano Bonilli su il Manifesto del 27 maggio 75 – come alcuni giornali hanno tentato di accreditare, un errore di persona, è un delitto fascista che si lega perfettamente al clima che la destra sta preparando in Milano in vista del comizio di giovedi, anniversario della strage di Brescia. […] Questa uccisione a freddo, apparentemente inspiegabile, ha lo stesso impatto psicologico di un attentato dinamitardo” (fonte: http://www.reti-invisibili.net/albertobrasili/).
L’omicidio di Alberto Brasili, militante ma non di spicco individuato sulla base di un criterio estetico, ci ricorda quello (a noi cronologicamente più vicino) di Renato Biagetti; anche per questo pensiamo che sia importante ricordare e fare in modo che questo blog possa diventare un piccolo “luogo di memorie” resistenti: perché il passato è tutt’altro che passato ed è fin troppo presente.