La proposta firmata dall’attuale sottosegretario Molteni è stata già depositata alla Camera. Ed è in piena contraddizione con il M5S. In casa, invertita la proporzionalità tra difesa e offesa; l’uso di armi sempre legittimo
Matteo Salvini l’aveva annunciato per tutta la campagna elettorale, è ripetuto due giorni fa: «Con il mio collega titolare della Giustizia, Alfonso Bonafede, faremo di tutto per rendere concrete entro quest’anno le novità sulla legittima difesa», e oggi c’è la conferma uffi- ciale della proposta di legge a firma leghista. La proposta è siglata dal sottosegretario all’Interno di stretta osservanza salviniana, Nicola Molteni, il quale ha assicurato all’Huffington Post che «appena si insedieranno le commissioni partirà l’iter», e ha confermato che gli alleati 5 Stelle sono in piena sintonia: «Con il ministro Bonafede c’è sempre stata grande intesa».
L’aveva detto due giorni fa a Telelombardia, Matteo Salvini: «Con il mio collega titolare della Giustizia, Alfonso Bonafede, faremo di tutto per rendere concrete entro quest’anno le novità sulla legittima difesa», e oggi c’è la conferma ufficiale della proposta di legge a firma leghista. Dopo la stretta sui migranti, la svolta securitaria promossa dal ministro dell’Interno arriva alla fase due: il rafforzamento della legittima difesa. La proposta è firmata dal sottosegretario all’Interno di stretta osservanza salviniana, Nicola Molteni, il quale ha assicurato all’Huffington Post che «appena si insedieranno le commissioni partirà l’iter, con questo testo», e ha confermato che gli alleati 5 Stelle sono in piena sintonia: «Con il ministro Bonafede c’è sempre stata grande intesa, per 5 anni abbiamo lavorato fianco a fianco in commissione». Del resto, la legge era nel pacchetto di norme contenute nel “patto di governo”, quindi già concordate con i grillini. Quanto al merito della proposta di legge, l’iniziativa punta a stravolgere l’attuale impianto dell’articolo 52 del codice penale e mette mano anche alle norme che disciplinano il reato di furto in abitazione.
PROPORZIONALITÀ TRA DIFESA E OFFESA
«La norma appare insufficiente a garantire una possibilità di difesa da aggressioni violente, soprattutto nella parte in cui richiede, affinchè ricorra la legittima difesa, la proporzionalità tra difesa e offesa», scrive Molteni nella sua proposta. Proprio il rapporto di proporzionalità, quindi, è il punto di diritto da modificare, perchè «la norma si è nei fatti tradotta, anche attraverso la sua interpretazione giurisprudenziale, in una sostanziale inapplicabilità dell’esimente in esame». La legittima difesa in salsa leghista prevede – richiamando il codice penale francese – la «presunzione di legittima difesa per gli atti diretti a respingere l’ingresso, mediante effrazione, di sconosciuti in un’abitazione privata ovvero presso un’attività commerciale professionale o imprenditoriale con violenza o minaccia di uso di armi».
Oggi, invece, l’articolo 52 del codice prevede che non sia punibile “chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessi- tà di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. Quanto all’ipotesi di violazione di domicilio, il rapporto di proporzionalità si considera esistente nel caso in cui si utilizzi “un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo” al fine di difendere “la propria o altrui incolumità” o “i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione”.
FURTO IN ABITAZIONE
La proposta di Molteni prevede anche la modifica dell’articolo 624- bis del codice penale, con l’aumento sia del minimo che del massimo della pena. Attualmente è prevista “la reclusione da tre a sei anni e la multa da 927 euro a 1.500 euro”, la Lega punta ad aumentare la reclusione «da un minimo di cinque anni a un massimo di otto anni e la multa da un minimo di 10mila euro a un massimo di 20mila euro». Nel caso dell’ipotesi aggravata, si passerebbe da un minimo di quattro a un massimo di dieci anni e da una multa da 927 a 200 euro, a «un minimo edittale di sei anni di reclusione, mentre il massimo resta quello attualmente previsto, pari a dieci anni, e la multa da un minimo di 20.000 euro a un massimo di 30.000 euro». Non solo, per il “nuovo” reato di furto in abitazione non sarà più consentito il giudizio di equivalenza tra aggravanti e attenuanti; la sospensione condizionale della pena per il reo sarà subordinata al pagamento integrale alla parte offesa del risarcimento del danno; il condannato sarà escluso dai benefici previsti dalla legge del 1975 sull’ordinamento penitenziario.
Giulia Merlo
da il dubbio
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Ci salvino i giudici e il ricordo di Re Cecconi
La proposta della Lega sulla legittima difesa è un atto di sfiducia nei confronti dello Stato, delle forze dell’ordine, dei giudici, di studiosi e giuristi. Essa significa abdicare alla funzione di controllo dell’ordine pubblico da parte delle polizie.
Significa dare un messaggio per la proliferazione delle armi e del loro uso scriteriato, non fidarsi dei giudici e del loro sapiente lavoro di indagine e analisi dei fatti.
La proposta, fortemente voluta dall’attuale sottosegretario leghista al ministero degli Interni Nicola Molteni, ripropone quella già presentata nella scorsa legislatura. Essa prevede, in modo contorto, una sorta di presunzione assoluta di legittima difesa nonché il solito aumento di pena per il furto in appartamento. Di aumento in aumento – è il terzo negli ultimi anni – puniremo il ladro quanto un terrorista dell’Isis.
Un breve riassunto di quanto avvenuto negli ultimi anni spero aiuti il lettore di fronte a mille annunci di leggi salvifiche. L’articolo 52 del codice penale era stato già modificato nel febbraio del 2006, sul finire della legislatura berlusconiana, proprio per volontà della Lega. Fu introdotta la norma secondo cui comunque è consentito usare l’arma ogni qual volta c’è un’intrusione nella propria casa, negozio, ufficio o azienda . Per cui la proposta di Molteni va a modificare una legge voluta dalla Lega che a sua volta aveva cambiato una norma del codice fascista del 1931. Verrebbe da dire, da cittadino, ci si può mai fidare di costoro?
Aveva ragione Vittorio Ferraresi, attuale sottosegretario alla Giustizia del M5S, che in sede di dibattito parlamentare, nel 2017, affermava che qualunque fosse la norma scritta l’indagine giudiziaria mai potrà essere evitata. L’indagine infatti è dovuta, qualunque sia la proposta di legge, di destra o di sinistra. L’indagine è una forma di tutela nei confronti di chi si è difeso, se lo ha fatto in modo legittimo, onesto, proporzionato. Se c’è stato un morto il giudice ha il dovere di indagare, comunque. D’altronde la persona uccisa potrebbe non essere un ladro, ma un vicino di casa, un poliziotto in borghese.
Contro la proposta leghista vi sono argomenti giuridico-costituzionali (la vita non può mai essere posta sullo stesso piano della proprietà privata: la proporzionalità tra offesa e difesa salvaguarda la ragionevolezza) e di politica criminale (la percezione di poter usare liberamente le armi ne determinerà un uso improprio, pericoloso anche nei confronti di persone innocenti).
L’opposizione nei confronti della proposta leghista è giusto che sia fatta nel nome del grande calciatore della Lazio Luciano Re Cecconi, ammazzato nel 1977 da un gioielliere romano quando entrò nel suo negozio. Pare che scherzando Re Cecconi avesse simulato una rapina. Secondo un’altra ricostruzione non era avvenuto neanche quello. Re Cecconi, a 29 anni, fu ammazzato per legittima difesa.
Infine poche parole sulla missione dei giuristi. Prendo in prestito le parole di papa Francesco: «In questo contesto, la missione dei giuristi non può essere altra che quella di limitare e di contenere tali tendenze. È un compito difficile, in tempi nei quali molti giudici e operatori del sistema penale devono svolgere la loro mansione sotto la pressione dei mezzi di comunicazione di massa, di alcuni politici senza scrupoli e delle pulsioni di vendetta che serpeggiano nella società».
In quest’epoca la missione dei giuristi deve essere quella di smascherare e limitare le pericolose falsità del populismo penale.
Patrizio Gonnella
da il manifesto