Piccoli neonazisti crescono. Sì, perché secondo quanto la polizia, che ne arrestati 7, gli autori del pogrom anti-rom a Leopoli di sabato notte erano ragazzini tra i 16 e i 17 anni.
QUESTO ATTACCO è il più grave tra quelli che hanno infestato l’Ucraina negli ultimi due mesi a questa parte e ha portato all’uccisione di un uomo e al ferimento di 4 persone tra cui un bambino di 10 anni. I minorenni, aderenti al gruppo Misanthropic Division che rivendica apertamente ideologia e gesta del nazismo, sono penetrati in un campo rom alla periferia della capitale dell’Ucraina occidentale colpendo con asce e coltelli chiunque gli si ponesse di fronte. Gli arrestati si sono autodefiniti degli «operatori ecologici» addetti a ripulire la città da zingari, omosessuali e tossicodipendenti.
«PURTROPPO una parte dell’opinione pubblica cittadina supporta questi raid contro i nomadi considerati ladri e rapitori di bambini» sostiene l’attivista dei diritti umani di Leopoli Viktoria Balizkaya, la quale afferma anche di temere che presto grazie alle simpatie diffuse che godono, questi personaggi torneranno presto liberi. «Del resto questa è la città che solo qualche mese fa ha ospitato una manifestazione in ricordo delle SS Waffen Galicina» scuote la testa affranta Viktoria.
LA NOTIZIA HA CONQUISTATO i titoli di testa dei telegiornali ucraini e l’esecrazione di un potere politico finora colluso con i gruppi neofascisti ucraini. Ma ciò sembra non essere servito a nulla, se ancora la notte scorsa a Odessa si è ripetuto un altro pogrom anti-rom che ha portato al ferimento di 11 persone.
E MENTRE LE AUTORITÀ ucraine nicchiano e quelle dell’Ue girano la testa dall’altra parte, ci ha pensato l’Onu con un dossier sulle violenze in Ucraina pubblicato il 20 giugno a denunciare la situazione nel paese slavo. Secondo il materiale raccolto dagli osservatori dell’Onu i gruppi di estrema destra si sarebbero macchiati negli ultimi due mesi di 25 atti di violenza sessuale, di raid e pogrom contro minoranze musulmane, rom ed individui Lgbtqi oltre ad aver sequestrato, un cittadino brasiliano, Rafael Lusvargi, accusato di aver combattuto nelle file delle «repubbliche ribelli» del Donbass. E ha denunciato che «membri dei battaglioni volontari accusati di aver commesso crimini contro la popolazione civile spesso vengono rilasciati dalla custodia durante il processo».