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Omicidio Vassallo, indagato un carabiniere

Il sindaco di Pollica fu ucciso nel 2010 da una raffica di colpi di pistola mentre rientrava in auto a casa

Si apre una nuova pista per l’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, in provincia di Salerno, ucciso il 5 settembre del 2010 da una raffica di colpi di pistola calibro nove (sette andati a segno) mentre rientrava in auto a casa. Una svolta alle indagini potrebbe arrivare dall’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato ad aprile in carcere il brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi, costretto poi dall’Arma al congedo, arrestato per presunti rapporti con il boss del narcotraffico Pasquale Fucito, re dello spaccio nel Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli.
Cioffi è indagato anche per l’omicidio Vassallo: l’ipotesi formulata dalla procura di Salerno è di concorso in omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Il 14 giugno è stato interrogato nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il brigadiere, in servizio a Castello di Cisterna, avrebbe rivelato notizie su indagini al boss di cui era sodale, prestandosi a investire i proventi del narcotraffico. La scorsa settimana Cioffi si è visto contestare una terza ordinanza per corruzione e peculato.

La procura di Napoli e Salerno hanno avviato uno scambio di informazioni perché il suo nome era già apparso nell’inchiesta Vassallo. Nel 2013 un testimone aveva infatti contattato i familiari del sindaco segnalando la presenza di Lazzaro Cioffi a Pollica nei giorni dell’omicidio: «Era sul luogo del delitto» avrebbe rivelato il testimone, notizia però appresa da una terza persona. La procura aveva avviato i riscontri ma non era stato possibile confermare l’indiscrezione. Nuove testimonianze potrebbero aver collocato Cioffi nella cittadina cilentana e, in questo caso, il movente andrebbe cercato negli ambienti legati alla droga.

Nei giorni che precedettero l’omicidio, infatti, furono molte le denunce presentate da Angelo Vassallo alle forze dell’ordine perché bloccassero lo spaccio nei bar del porto di Acciaroli. Il sindaco di Pollica partecipava persino alle ronde anti pusher con i vigili, arrivando anche allo scontro fisico. «Il fatto che possano essere coinvolte figure dell’Arma è una voce che girava da diversi anni – commenta il figlio di Angelo Vassallo, Antonio -. Non è per noi una novità».

Pochi giorni prima di morire, lo stesso «sindaco pescatore» aveva confidato ad alcuni amici di aver scoperto qualcosa che non avrebbe mai voluto sapere. Lo scorso aprile il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, aveva spiegato: «Vassallo Aveva dato fastidio alla criminalità sotto diversi profili: il porto di Acciaroli, il traffico di stupefacenti del Cilento, altre situazioni di cui si sentiva l’unico conoscitore».
Il primo sospettato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio fu l’italo brasiliano Bruno Huberto Damiani, legato agli ambienti dello spaccio e delle estorsioni, nell’orbita del clan locale retto da Giuseppe Stellato. A scagionarlo la prova del Dna.

Le indagini si sono poi orientate su una vigilessa originaria di Pollica, Ausonia Pisani, figlia di un generale dei Ros e compagna di Sante Fragalà, vicino al clan di Nitto Santapaola. La coppia venne arrestata a Roma per un duplice omicidio. Il padre avrebbe voluto aprire uno stabilimento balneare a Pollica ma Vassallo, che si batteva contro le speculazioni, negò i permessi.

Un altro filone investigativo ha seguito invece la pista degli appalti. In qualità di consigliere provinciale, infatti, Angelo Vassallo aveva più volte denunciato lo scandalo delle strade fantasma, pagate dalla Provincia di Salerno ma mai costruite, che sfociò nel processo Ghost roads.
La sua battaglia contro il cemento per preservare il Parco del Cilento e Vallo di Diano l’aveva reso un personaggio scomodo per la politica locale.

Adriana Pollice

da il manifesto