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La dittatura degli opinionisti

Perché perder tempo in archivi e biblioteche? Massimo Gramellini, che la sa lunga, l’ha scritto: il «fascista perfetto» è uno che inveisce contro i poliziotti, mentre protesta per un comizio elettorale di Casapound. Per questo, ha aggiunto il noto opinionista, Lavinia Cassaro, l’insegnante che se l’è presa con la polizia è stata giustamente licenziata.
Non immagino che intendano quelli come Gramellini per fascismo, ma so per certo che la docente è stata licenziata «in considerazione della gravità della condotta tenuta», incompatibile con la sua funzione. Aggiungo – e sfido Gramellini a smentire – che per la «gravità della condotta tenuta» fu licenziata la maestra Lina Merlin, che rifiutò di prestare giuramento al fascismo. So per certo – e anche Gramellini dovrebbe saperlo – che quando la risposta a una docente che esprime un’opinione, quale che sia il modo in cui la manifesta, è una sanzione disciplinare grave come il licenziamento in tronco, vuol dire che la democrazia è molto malata. Così malata, che la sanzione giunge senza che ci sia stata nemmeno la sentenza di un magistrato.
Se un Paese assiste a episodi di questo genere e gli opinionisti non sanno trovar di meglio che applaudire, i docenti sono destinati a fare la fine del professor Nicola Conte, che nella primavera del 1939 fu prima licenziato in tronco perché spiegava ai suoi studenti cosa s’intende per democrazia, poi – a scanso di equivoci – fu spedito al confino politico, dove, però, inaspettatamente scoprì di essere in buona compagnia. Per le stesse ragioni che avevano causato la sua punizione, infatti, perché esprimevano opinioni diverse da quelle prevalenti nel Paese, quale che fosse la maniera di farlo, con rispetto o con rabbia, in quegli anni furono licenziati in tronco Augusto Somenzini, Rosario Scaffidi, Arturo Bruno, Renato Tenga, Lelio D’Alessandrinis, Federico Torretta e tanti altri loro colleghi, di cui Gramellini ignora l’esistenza. Erano insegnanti, ed erano stati licenziati tutti, proprio com’è stata licenziata Lavinia Cassaro. Gli storici un tempo li definivano antifascisti. Gramellini e soci oggi li definiscono «cattivi maestri».
La verità è che si è lavorato molto per troncare il filo della memoria storica, sicché oggi non è facile che la gente ricordi come proprio per il principio di compatibilità con il pensiero dominante e con la morale considerata obbligatoria per la funzione docente, Bianca Bianchi, futura deputata alla Costituente come Lina Merlin, fu allontanata dall’insegnamento perché in tempi di leggi razziali inserì nel programma didattico l’insegnamento della cultura ebrea. Fuori dalla scuola finì a sua volta Vincenzo Tangaro, colpevole di tenere nella vita privata una condotta incompatibile con la sua funzione: era antifascista e non menava vita da fascista.
Non so cosa intenda Gramellini per fascismo, ma so che, quando a commento della sorta toccata a Lavina Cassaro, si leggono articoli come i suoi e si vedono intanto studenti minacciati di sanzioni disciplinari perché non accettano l’alternanza scuola lavoro, vengono in mente gli anni in cui la giovane Teresa Mattei, studentessa nella scuola fascista, fu espulsa da tutte le scuole del Regno perché rifiutò di assistere alle lezioni sulla difesa della razza.
E’ vero, con la caduta del fascismo la studentessa, ormai donna, fu riabilitata ed eletta deputata alla Costituente. Tra l’espulsione e la riabilitazione, però, ci furono infinite tragedie e sessanta milioni di morti. Tanto era costato affermare un principio semplice che oggi si revoca in dubbio: non esiste un’opinione che valga più di un’altra e per quanto m’indigni, non dirò che Gramellini è fascista. Gli dirò che i fascisti non espressero opinioni, le imposero con la forza e colpirono quelle degli altri, come lui ha chiesto si facesse con la Cassaro.
Mi chiederò, senza trovare risposta, perché l’opinionista non abbia chiesto con pari determinazione il licenziamento di Luperi, condannato ad anni di carcere in Cassazione per i fatti di Genova e diventato poi capo del dipartimento analisi dell’Aisi, ex Sisde, quello di Gratteri, anch’egli condannato ad anni di carcere per Genoal 2001 e diventato poi prefetto, o degli agenti pregiudicati e mai licenziati.
Per loro il principio della «gravità della condotta tenuta» forse non vale?
Mi conforta una certezza: i docenti antifascisti licenziati e perseguitati, Nicola Conte, Lina Merlin, Teresa Mattei e tanti altri, cui oggi si aggiunge Lavinia Cassaro, restano un esempio di amore per la libertà per i giovani di ieri, di oggi e di sempre. Gli opinionisti che applaudirono quando essi furono colpiti sono invece spariti dalla storia e se qualcuno li nomina, è solo per ricordare una vergogna.
Giuseppe Aragno