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Carcere: Sovraffollamento e celle inagibili

Il sovraffollamento non diminuisce. Al 31 luglio del 2018, secondo i dati elaborati dalla sezione statistica del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, siamo giunti a 58.506 detenuti su un totale di 50.624 posti ufficialmente disponibili.

Questo vuol dire che risultano 7.882 detenuti in più che vivono una condizione di sovraffollamento. Il trend, rispetto all’anno precedente è in crescita. Basti pensare che rispetto all’anno scorso, sempre relativamente al mese di luglio, sono 1740 in più. I numeri del sovraffollamento risulterebbero addirittura maggiori se venissero prese in considerazione l’esistenza di celle ancora inagibili, le quali sono stimate intorno alle 5000.

Il sovraffollamento quindi non è destinato a diminuire nonostante che nel passato, grazie a diverse misure adottate dopo la sentenza Torreggiani, si sia ridimensionato.

A tal proposito bisogna andare a vedere cosa dice l’ultima relazione del Garante nazionale delle persone private delle libertà Mauro Palma. Non ha potuto non fare riferimento alla riforma dell’ordinamento penitenziario – oggi riscritta e modificata radicalmente dall’attuale governo– le cui radici culturali e giuridiche si posano sugli obblighi a cui la Corte di Strasburgo ha richiamato l’Italia, nel tempo, dalla sentenza Sulejmanovic c. Italia del 2009 fino a quella “pilota” Torreggiani e altri c. Italia dell’ 8 gennaio 2013: obblighi che imponevano al nostro Paese non soltanto di superare il problema del sovraffollamento degli Istituti penitenziari, ma anche di rimodulare l’esecuzione della pena in carcere in termini congruenti a tutti i parametri che integrano l’osservanza dell’articolo 3 della Convenzione, nonché di prevedere forme di rimedi interni, preventivo e compensativo. Si sottolinea che il Consiglio d’Europa aveva riconosciuto il lavoro fatto dal Paese per rispondere adeguatamente a tali richieste e ha conseguentemente chiuso il caso l’ 8 marzo 2016.

Da qui però la necessità di superare le criticità adeguando l’ordinamento penitenziario al dettato costituzionale e alla convenzione europea. Con i provvedimenti adottati in conseguenza di quella sentenza “pilota” i numeri sono consistentemente calati, fino a giungere a 52.434 in ottobre 2015, per poi però riprendere la via dell’aumento, più lento, ma apparentemente inesorabile e del tutto non connesso ai numeri che indicano una riduzione dei reati denunciati.

Il governo attuale attraverso una lettura del nuovo testo che le commissioni si apprestano ad esaminare, ha escluso qualsiasi implementazione delle pene alternative e ha rimesso al centro il discorso della riabilitazione esclusivamente all’interno del carcere, preoccupandosi principalmente dell’aspetto organizzativo. Sul sito del ministero della giustizia mancano i dati relativi alla presenza dei bambini dietro le sbarre relativo al mese di Luglio. Risultano ancora quelli relativi al mese di giugno che si attestano a 68 presenze.

Damiano Aliprandi

da il dubbio