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Torino: Migrante prima pestato e poi espulso

Ci sono storie di cronaca nera che raccontano, oltre all’aspetto criminale, gli spaccati di una città che cambia, gli effetti perversi dell’applicazione di leggi e leggine, i timori che si intravedono dietro alcuni reati, l’essere vittima due volte per chi è senza documenti e senza diritti. Un ragazzo gabonese clandestino – status che gli è costatato una denuncia e una nuova espulsione sulla carta, cinque giorni per tornare a casa, pena l’arresto obbligatorio – è stato aggredito da tre ragazzi torinesi. Gli amici italiani, dai 18 ai 25 anni, lo hanno agganciato alle due di notte all’angolo tra via Vibò e via Chiesa della Salute. Forse pensavano che fosse uno spacciatore, con le tasche piene di quattrini. Forse, è più di un sospetto, se la sono presa con lui perché di colore.
«Fermo, polizia», gli hanno gridato. E quando lui ha provato a dire che non aveva soldi, i fasulli agenti lo hanno picchiato duro. Se ne sono andati solo dopo avergli rapinato due telefoni cellulari. Lui, colpito e derubato, ha cercato di fermarli aggrappandosi allo specchietto della macchina sulla quale sono saliti per fuggire via. Lo ha rotto. E la reazione gli è costata una ulteriore dose di violenza e botte. I ragazzi sono tornati indietro e lo hanno “punito”. In zona era in corso un servizio straordinario di controllo del territorio, pattuglie miste di agenti veri del commissariato di zona e di militari dell’esercito. I picchiatori-rapinatori sono stati arrestati. Cristian Morello ha solo 18 anni. Daniele Ficarra ne ha 20. Il più “grande” del terzetto è Nicola Pirro di 21 anni.
Il ragazzo aggredito è stato portato in ospedale. Venticinque giorni di prognosi. Poi si è posto il problema sul da farsi, con lui. Senza permesso di soggiorno, già controllato più volte in passato e anche arrestato perché non aveva obbedito a un vecchio provvedimento formale di espulsione, in un primo tempo sembrava avviato sulla strada del Cie, il centro di identificazione di corso Brunelleschi. Poi la questura ha deciso di notificargli una espulsione bis, consegnandogli il decreto che lo invita a lasciare l’Italia in meno di una settimana. Essendo parte lesa, vittima di un reato e grave, potrebbe sperare di ottenere un permesso di soggiorno temporaneo per motivi di giustizia. La denuncia per clandestinità non gliel’ha tolta nessuno. Ma diversamente da quanto è accaduto per il fiorista del Bangladesh rapinato ad agosto – a fuor di popolo ammesso a un programma di protezione, perché diventato uno spinoso caso nazionale – lui ha un passato considerato «non limpido» dalla polizia. «Le chance – traduzione – vengono date agli incensurati, per gli altri si deve valutare caso per caso, in raccordo con la procura».
Quanto agli aggressori, avvisato il pm di turno del fattaccio e delle manette, gli atti dell’arresto sono stati inviati anche alla Digos e alla squadra Mobile. Si vuole capire se il raid possa avere una qualche connotazione razzista. E si ragiona sull’ipotesi concreta che possano esserci stati raid analoghi, taciuti dagli stranieri nel mirino per paura di schedature, denunce, internamento al Cie.

fonte: La Repubblica