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Roma: udienza processo " 15 ottobre"

Presso il Tribunale di Roma(9° Sezione) si è tenuta la 1° udienza del processo “15 ottobre 2011″, in cui sono 18 i rinviati a giudizio per ” devastazione e saccheggio” , che rischiano centinaia di anni di carcere a causa di questo mostruoso reato.
Dopo i preliminari e la richiesta di costituzione di ” parte civile” di alcuni ” soggetti danneggiati”, l’udienza è stata rinviata al 18 luglio, quando da parte della difesa verranno formulate le ” eccezzioni generali e specifiche”, poi il processo propabilmenter slitterà all’autunno.
La mobilitazione a P.le Clodio è stata dignitosa. Circa 200 compagni hanno garantito e mantenuto l’annunciato presidio, che infine dopo brevi blocchi stradali atti a comunicare la presenza del perchè si era lì a manifestare e la sintesi dell’udienza illustrata dagli avvocati difensori, il presidio si è sciolto alle 12,30 ridandosi appuntamento al prossimo 18 luglio.
Non facciamo mancare l’attenzione e la partecipazione a queste iniziative intese a tutelare i processati, di fronte ad una incessante repressione che colpisce da Genova 2001 in poi migliaia di persone, sopratutto giovani, rei di opporsi alle politiche governative in campo sociale, ambientale,lavorativo, e di promuovere alternative libertarie e ugualitarie a questo sistema basato sull’autoritarismo, che esclude e criminalizza qualsiasi forma di dissenso.
Il governo aggiunge l’ipocrisia alla coercizione, quando a fronte delle condanne e sanzioni della Comunità Europea in merito ” alla disumanità delle carceri italiane” , tanto da paragonarle a strumenti di tortura( reato che continua a mancare in Italia nonostante l’obbligo all’adeguamento europeo), la ministra Cancellieri straparla di ” amnistia” , mentre licenzia provvedimenti minimalisti che non risolvono in alcun modo la tragedia del carcere, che fa ogni anno centinaia di suicidi ,di ” impazziti” e malati cronici.
L’amnistia ci vuole, è necessaria non solo per svuotare carceri sopraffollate , anche per mettere mano al Codice Penale per abrogare, quanto meno depenalizzare, reati con i quali si condannano poveracci e oppositori.

Vincenzo