Un sistema di respingimenti a catena che dal confine orientale italiano riporta i migranti fino alla Bosnia-Erzegovina, fuori dal territorio dell’Unione europea. Sono due richiedenti asilo pakistani a raccontarlo dopo essere riusciti, in un secondo tentativo, a rientrare in Italia.
MA LO CONFERMANO anche il presidente dell’Ics (Consorzio Italiano Solidarietà) e le testimonianze di alcuni residenti delle zone di frontiera. Il reportage pubblicato ieri su La Stampa rivela una condotta delle autorità italiane, in combinazione con quelle slovene e croate, che se fosse confermata sarebbe molto grave. Se infatti gli abusi della polizia francese nei valichi occidentali sono ormai noti, le forze dell’ordine italiane non sarebbero da meno.
SOTTO ACCUSA LA POLIZIA di frontiera di Fernetti, ultimo presidio friulano, a 12 chilometri da Trieste e a poche centinaia di metri dal confine sloveno. I MIGRANTI INTERVISTATI raccontano di essere stati prelevati dagli agenti in territorio italiano, portati in caserma e trattenuti per l’identificazione. In quel frangente avrebbero dovuto compilare anche le richieste di protezione umanitaria ma questa opportunità non è mai arrivata. Dopo diverse ore di fermo infatti, sarebbero stati caricati su delle camionette di ordinanza e scaricati dopo una ventina di minuti, dove inizia la giurisdizione slovena. La Slovenia, paese membro della Comunità europea , dovrebbe garantire il diritto di asilo. Ma una volta lasciati dentro i confini del paese balcanico i migranti dichiarano di essere stati oggetto di un ulteriore trasferimento, stavolta verso la Croazia. Qui avrebbero subito anche le violenze della polizia croata durante l’ennesimo spostamento che li avrebbe riportati ancora indietro.
UN VIAGGIO A RITROSO gestito illegalmente dalle autorità di tre paesi europei che si conclude nei boschi al confine con la Bosnia Erzegovina, primo paese non comunitario dell’area. Il meccanismo raccontato dai testimoni infrange le disposizioni di legge italiane ed europee sull’immigrazione e diritti umani, impedendo di fatto anche a chi ne avrebbe diritto di presentare la richiesta di asilo politico.
«IL TRASFERIMENTO dei migranti, rintracciati irregolarmente sul territorio italiano presso i valichi di frontiera, è effettuato nel rispetto della procedura di riammissione prevista nell’accordo bilaterale firmato dalle autorità italiane e slovene» cosi si è espressa in merito alla vicenda la questura di Trieste.
Nella nota si precisa anche che la Polizia di Frontiera di Fernetti rimanda indietro soltanto le persone che dichiarano di non voler presentare domanda di asilo in Italia. I dubbi tuttavia restano, rafforzati dai recenti sviluppi della politica locale, dove la Lega che governa la regione ha dichiarato di voler impiegare anche il Corpo Forestale nel monitoraggio dei confini italiani.
EPPURE GLI ARRIVI IN ITALIA sono in diminuzione. Lo conferma il report dell’Oim reso pubblico ieri. Si registra invece un aumento record di sbarchi in Spagna nel 2018. Il picco è stato raggiunto proprio nel mese di Ottobre con oltre 10mila ingressi.
Durante tutto l’arco dell’anno hanno raggiunto le coste iberiche quasi 50mila persone in fuga. Quasi la metà degli di tutti gli sbarchi in Europa. Un numero equivalente a quello che il paese aveva accolto in tre anni, dal 2015 al 2017. Sono invece 1.987 le persone morte in mare dall’inizio dell’anno, di cui i due terzi nel tratto di Mediterraneo tra il nord Africa e le coste siciliane.
da il manifesto
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto Gianfranco Schiavone, presidente di Ics, che ci ha raccontato cosa succede e quali sono le violazioni normative delle autorità italiane.
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