A Udine da un mese a questa parte la repressione sta assumendo nuove forme, tanto da costituire, per quanto ci risulta e almeno a livello locale, un precedente inedito.
Le persone che presentano notifiche alla questura o ai vigili finiscono per ritrovarsi nomi, cognomi, fotografie, e pure gli indirizzi sistematicamente pubblicati su internet dall’addetto stampa del comune (ufficialmente un giornalista), voluto al suo posto dal sindaco fascio-leghista Fontanini insediato a maggio. Questo infatti, vicino ai fasci e ai nazi locali, dalla fine di novembre ha già pubblicato in quattro occasioni i dati personali di attivist* e militanti sia sul suo profilo facebook che sul suo blog, tra le altre cose noto per essere fra i primi a livello nazionale quale fabbricatore e diffusore di fake-news (Il Perbenista).
In questo modo, var* compagn* si son ritrovat* espost* tra le reti dell’estrema destra cittadina a chiaro scopo intimidatorio. Non è certo una novità l’attitudine infame e vigliacca di questi pennivendoli né il loro fondamentale contributo alla criminalizzazione di movimenti, istanze e intere lotte. Tuttavia, il fatto che dati in possesso degli sbirri o uffici comunali che siano, vengano catapultati nel giro di 12 ore in rete da un figuro come quello descritto lascia immaginare l’inaugurazione di un certo nuovo modus operandi in chiave repressiva.
E’ evidente che in una città in cui la neo-giunta non perde tempo ad uniformarsi all’aria che tira un po’ dappertutto e dà il via a una serie di misure in chiave securitaria – coprifuoco mirato alle attività gestite dai migranti, ronde di vigilantes privati finanziate dal comune, proposta di dotare i vigili urbani di manganello e taser, sperimentazione di telecamere di riconoscimento biometrico in zona stazione – quest’ultima novità non risulti nulla di particolarmente scandaloso al fine di minacciare e isolare qualsiasi tentativo di dissenso.
Non saranno vecchi sbirri e nuovi servi a preoccuparci
Anarchiche e anarchici