Tempi sfalsati nella consegna di “fogli di via” per decine di attivisti politici e sociali.
VIA I FOGLI DI VIA, VIA IL FASCISMO DALLE NOSTRE VITE: VOGLIAMO IL RITORNO DEI NOSTRI COMPAGNI!
4 fogli di via, 3 avvisi orali, una perquisizione e 47 avvisi di garanzia (più 4 a minorenni) per l’occupazione del Maceria e manifestazioni antifasciste a Forlì.
Nelle ultime settimane ad alcuni/e nostri/e compagni/e è stato notificato il tristemente famigerato “foglio di via” dalla città di Forlì per la durata di 3 anni, sono partite indagini e recapitati avvisi orali, oltre a una sgradevolissima visita di carabinieri a casa di alcunX di noi…
Le motivazioni per giustificare i suddetti provvedimenti repressivi sono riconducibili a due occupazioni avvenute rispettivamente in novembre e febbraio, all’aver partecipato a pubblici presidi e manifestazioni (alcune non preavvisate, altre autorizzate), aver protestato per la mancanza di spazi sociali e abitativi, aver esposto striscioni (tutte iniziative pericolosissime, come no!) e in conclusione professare idee anarchiche e libertarie.
Questa volontà di processare le idee è evidente dal momento che nel contestate la partecipazione a una manifestazione non preavvisata, in occasione dello sgombero del Maceria Occupato (lo stabile comunale di via Maceri a Forlì abbandonato dal Comune per sei anni e fatto rivivere per un mese e mezzo da un gruppo di volenterosi), la questura abbia emesso fogli di via che colpiscono esclusivamente degli anarchici quando a quella manifestazione erano presenti molte persone di diversa appartenenza politica. È vero anche però che questa misura repressiva interessa un numero di persone sconvolgentemente alto (il numero di fogli di via è infatti in drastico e rapido aumento, a Forlì nel solo 2012 ne sono stati messi ben 243 a fronte dei 34 del 2010) ma sempre più questi provvedimenti oltre a colpire i vari soggetti “indesiderabili” (poveri, senzatetto, migranti “irregolari”, venditori ambulanti, questuanti…) vengono adoperati per allontanare da un determinato contesto fisico chi si impegna in qualche forma di lotta nel sociale che da fastidio.
È evidente quindi che in questo caso le finalità del foglio di via sono prettamente politiche. Così come politica è la volontà di annichilire un movimento di protesta in città facendo partire un indagine contro 51 persone, 4 delle quali minorenni, per reati di occupazioni, danneggiamenti, imbrattamenti, violenze, istigazioni a delinquere e altre amenità (includendo anche persone che nemmeno erano presenti fisicamente nei giorni delle iniziative prese di mira!) riguardanti l’occupazione del Maceria, dell’ex bar Giardino (occupazione avvenuta a fine febbraio, come azione diretta simbolica contro la delega elettorale) e il corteo antifascista promosso contro la riqualificazione del ventennio mussoliniano portata avanti dalle istituzioni forlivesi.
Come se non bastasse parallelamente a queste misure repressive giustificate solo dalla volontà di spacciare per “pericoloso” chi lotta per cambiare le cose, si assiste a una persecuzione ferrea di chi professa e agisce per portare avanti l’antifascismo (mentre dall’altra parte si tutela la presenza pubblica dei neofascisti come Casa Pound, Forza Nuova o Azione Universitaria).
A seguito di una banchetto di Casa Pound Italia contestato in Piazza Saffi partivano 8 denunce per violenza privata e violazione delle libertà morali; per una bandiera di Azione Universitaria (gruppo studentesco costola del vecchio partito Alleanza Nazionale) sottratta ad un banchetto è stata effettuata una perquisizione domiciliare ai danni di due compagni con tanto di sequestro dell’auto del padre di uno di loro (l’auto è ancora sotto sequestro mentre scriviamo). Non si è assistito però a indagini così solerti per trovare i due naziskin che hanno pestato un ragazzo omosessuale nella periferia di Forlì nel 2011, non abbiamo nemmeno sentito grida sperticate di indignazione quando a una ragazza, impegnata nell’elaborazione di una mostra sul gruppo partigiano “Giustizia e Libertà” è stata devastata la macchina da svastiche incise col coltello e con lo spray sotto casa sua e nemmeno dopo il danneggiamento di una targa commemorativa alla memoria dei partigiani forlivesi.
Ovviamente non è nostro intento chiedere alla sbirraglia di indagare anche i fascisti o di “sbatterne in cella” qualcuno, delle galere volgiamo vedere solo macerie (…e magari sotto le macerie divise e fasci) ma rendere pubblica in città l’evidenza dell’utilità della legge: tutelare l’oppressione e i suoi scagnozzi, colpire i ribelli e
ghigliottinare le lotte sociali. Insomma appare tragicamente evidente che nella Forlì delle mostre sul ventennio, nella Forlì che spende centinaia di migliaia di euro per riqualificare i palazzi del regime mussoliniano e lascia i poveri a dormire per strada, nella Forlì in cui urlare uno slogan contro le camicie nere equivale ad “apologia di reato di omicidio e incendio” le forze di polizia, carabinieri e magistratura sono saldamente alleati nell’affossare la lotta antifascista.
Non sarà allora questione di malizia se ci pare che nel nostro territorio (Forlì e Predappio in primis) vi sia una certa attenzione per lusingare il turismo nero vestito e zittire chi invece questa laida e pericolosa marmaglia la vuole vedere confinata nelle brutte pagine di storia.
Oggi toccano agli anarchici denunce ed esilio, domani potrebbe capitare a qualsiasi altra persone che lotta per un presente e un domani migliori o anche solo a chi non è benvoluto in città: la crisi economica-sociale ha infatti “generato” tanti nuovi poveri e tante nuove leggi che rendono illegale ciò che prima era consuetudine.
Riteniamo che quando in una città si applicano sistematicamente denunce e pressioni contro gli antifascisti, quando alle istanze di una larga parte della città si risponde con celerini che blindano un quartiere e sgomberano con la forza un luogo liberato, quando si agisce con gli strumenti legali del Ventennio fascista (il nostro codice penale, infatti, è lo stesso codice Rocco usato dalla dittatura e misure amministrative come i fogli di via e gli avvisi orali appartengono al “Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza” del 1931, arrivato fino ai nostri giorni sostanzialmente identico ad allora se si eccettuano poche modifiche irrilevanti), quando si manifestano atteggiamenti paurosamente xenofobi, omofobi e discriminatori liquidati con superficialità il problema coinvolga la città tutta.
Alla luce di questa situazione chiediamo perciò a tutti coloro che nei mesi passati hanno condiviso, e che condividono tutt’ora, lo spirito che ha animato le mobilitazioni a Forlì – dall’impegno per la liberazione degli spazi sociali alla critica delle politiche abitative, dai presidi e cortei antifascisti alla critica dello spreco consumistico con momenti di distribuzione di cibo recuperato altrimenti buttato, dall’attivismo per la libertà dallo sfruttamento di tutti gli animali e per la difesa della Terra da ogni nocività fino alla solidarietà ai reclusi nella casa circondariale attraverso un po’ di musica e calore umano per alleviare grigie giornate e spezzare l’isolamento sociale – chiediamo, dicevamo, di unire la loro voce e le loro azioni alla nostra protesta. Così come invitiamo tutte le individualità, associazioni, i circoli e le forze politiche, sociali e culturali che in passato hanno espresso la loro solidarietà allo Spazio Maceria o anche chi soltanto reputi inaccettabile il vivere in una città in cui il dissenso politico è considerato “pericoloso” a mobilitarsi pubblicamente su quanto è accaduto e sta accadendo, ognuno magari coi propri mezzi e modalità, per chiedere a gran voce il ritiro immediato delle misure repressive, contro ogni fascismo, per città libere dall’oppressione e dalle discriminazioni.
– Innamorati/innamorate della libertà –
Di seguito l’appello da inviare al prefetto per l’accoglimento dei ricorsi dei/delle compagni/e colpiti/e dai fogli di via (e ai giornali locali perchè ne diano informazione) che ogni singolo, associazione, comitato, gruppo politico, sociale e culturale, se vuole, può sottoscrivere mandandone notizia alla seguente mail: almaceriatutte@canaglie.org
Per chi lo volesse si può anche riprendere il seguente testo, firmarlo, e mandarlo autonomamente all’indirizzo della prefettura:
Prefetto di Forlì-Cesena
Dott.ssa Erminia Rosa CESARI
Piazza Ordelaffi, 2 – 47100 Forlì
Tel. 0543 719111 Fax 0543 719666 Email: prefettura.forlicesena@interno.it
Gabinetto del prefetto – michele.truppi@interno.it
Vicario del prefetto – darco.pellos@interno.it
Per chi è interessato, inoltre, sulla pagina della prefettura di Forlì
vi è anche una sezione “scrivi al Prefetto”
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