“The Future Is Unwritten”, “odio tutto per questo adoro tutto”. Presentata legge di depenalizzazione per i writer
- febbraio 28, 2019
- in misure repressive
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Nella stagione degli strilli politici, della volontà di costruire nuovi carceri, del carcere come pena per reati minori si prova a rompere la via maestra con un’iniziativa cresciuta dal basso.
Il percorso milanese di Wiola Viola, nato nel 2017, per criticare le politiche urbane dell’amministrazione Pisapia/Sala che nel nome della città vetrina e del decoro ha accelerato la guerra al graffitismo, agitando retoriche e comunicazione criminalizzante contro chi traccia segni di se sul muro, ha prodotto una critica generale alla legge 639. Una proposta di legge per dire no al carcere per i writer di fatto, e la trasformazione del dispositivo repressivo.
L’avvocato Domenico Melillo, che ha fisicamente scritto la legge, in un intervista su Rolling Stones ha dichiarato “eliminando le pene detentive e le multe attualmente previste e mantenendo quale unica sanzione punitiva un’ammenda, il reato in questione diventerà una semplice contravvenzione, di competenza del giudice di pace. Ho studiato la nuova norma in modo da evitare alla collettività altri costosi e spesso inutili processi. Tale impostazione risponde non solo al principio di ragionevolezza, ma anche di economia processuale, principi fondamentali che dovrebbero orientare il legislatore. Le possibili soluzioni alle conflittualità tra istituzioni ed arte di strada vanno cercate in altri luoghi, piuttosto che nelle aule giudiziarie”.
La proposta di riforma di legge, è stata firmata presentata dal parlamentare di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto, e presentata martedì 12 febbraio alla Camera dei deputati. Con il pacchetto sicurezza presentato dal 2009 dall’ex ministro dell’interno Maroni il reato è perseguibile d’ufficio e prevede la carcerazione oltre a pesanti multe.
Le retoriche del decoro di una società sempre più spaventata e rancorosa assieme alla crescente sete di vendetta mascherata da giustizia hanno accresciuto lo scontro negli ultimi 10 anni e con la legge Minniti – Orlando si è anche dato potere e mandato alla polizia municipale di daspare, ancora prima che denunciare, chi disegna sui muri. Una guerra bi-partisan, che come spesso capita trova nelle aperture dei presunti governi di centro-sinistra la legittimazione delle politiche repressive dei governi di destra. Nessuno come il PD ha fatto del decoro e della deriva securitaria il modello di governo delle città.
Il numero di processi penali è esploso e per la prima volta nel marzo 2017 il tribunale di Milano ha sentenziato la carcerazione in carcere di un writer. Alla sbarra arriva di tutto, da chi si rivendica il vandalismo come forma di attraversare la città a chi è streat artist e regala angoli di bellezza, anche riconosciuta e pubblicizzata dalle stesse amministrazioni che si costituiscono poi parte civile contro gli stessi esecutori.
Con la proposta di riforma di legge Wiola, e con il collettivo anche il parlamentare Palazzotto, denunciano di fatto come sia in corso il tentativo di creazione del “nemico” per poi poterlo “reprimere”, senza assolutamente tenere in considerazione la costituzione del nostro paese per cui la pena ha fini rieducativi. Oltre alle pene, carcere e multe elevatissime, a permettere la criminalizzazione e la narrativa criminogena è la procedibilità d’ufficio che ha tessuto la costosa trama del processo penale e della narrativa politica sempre più orientata alla campagna elettorale permanente. Di fatto si è voluto creare il problema, i criminali (graffitari), e lo scontro (il conflitto è reale ma le soluzioni no) per poi potersi raccontare e farsi percepire come chi garantisce la giustizia sconfiggendo chi crea problemi e infrange la legge.
L’ossessione e l’ideologia del decoro urbano è stato il contesto teorico e politico dove inserire la guerra ai writer, che poi è una guerra contro chiunque viva la città in maniera scomoda per turisti e investitori privati, per cui ogni soggetto che non può essere controllato o ha stili di vita (per volontà o necessità) fuori dalle maglie del benpensantismo e che mostra le conflittualità urbane deve essere cacciato, arrestato, represso. Proprio per questo occorre supportare questa piccola riforma di legge, che ha però una natura molto profonda.
Andrea Cegna