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Sotto sequestro il Csa Ex Capanificio di Caserta

Gravissimo attacco al Csa Ex Canapificio Caserta: dalle 9 di questa mattina, su ordine della magistratura, lo stabile è sotto sequestro.

La motivazione, alquanto pretestuosa, è che i locali non sarebbero a norma. Non riuscendo a trovare alcuna irregolarità economica per attaccare questa importante esperienza di buona accoglienza, sono dovuti ricorrere ad un fantomatico appiglio. Per impedire l’ordinaria attività dello Spar e dei suoi uffici hanno dovuto sequestrare l’intero stabile.

Quello che sta avvenendo è in realtà una chiara ritorsione del ministro dell’interno contro un’esperienza di lotta sindacale, contro un esempio di buona accoglienza e vera inclusione sociale.
Una realtà sociale che è anche argine alla criminalità organizzata e allo sfruttamento, portando invece ricchezza sociale per tutto il territorio casertano.

Dopo la squallida operazione contro Riace e Mimmo Lucano ora è il turno di Caserta e del centro sociale.

Gianpaolo attivista dell’ex capanificio racconta: «Ovviamente ci rimettiamo alle decisioni della magistratura ma noi abbiamo sempre agito con coscienza e non abbiamo paura, ribatte. Ci hanno chiuso il centro ma non ci fermiamo. Riapriamo in città, con tutti quelli che hanno collaborato con noi negli anni dalle associazioni alle parrocchie, dall’università ai tanti e alle tante che ci stanno manifestando sostegno. La nostra esperienza non è rappresentata da un luogo ma da persone che tentano di costruire una città diversa. Per questo proseguiremo con il garantire i servizi dello Sprar, garantiremo anche per strada o negli spazi che ci verranno offerti da chi ci sostiene, la possibilità di continuare a svolgere le pratiche burocratiche per gli immigrati, gli appuntamenti in questura, le audizioni alle commissioni per la richiesta di asilo, i ricorsi, le nostre forme di sindacalismo sociale». E poi immediatamente mobilitazioni: «È per questo che da giovedì, 14 marzo, dalle ore 10 convochiamo un presidio ad oltranza in piazza della prefettura e sabato 16, alle 14 partirà una grande manifestazione nazionale in tutta la città a cui tutte/i sono invitate/i #siamotutticentrosocialeexcanapificio».

Ma non staremo a guardare!

Massima solidarietà!

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Migranti, sigilli allo Sprar di Caserta. E Salvini esulta

La procura chiude l’ex Canapificio di proprietà della Regione. L’intervento riguarda però solo un capannone adibito a uffici

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha in corso una sua personale guerra all’Ex Canapificio, una delle migliori esperienza di integrazione tra italiani e migranti in un territorio difficile come Terra di lavoro. Ieri il leader leghista ha esultato sui social: «Caserta, un centro sociale di estrema sinistra aveva occupato un edificio all’inizio degli anni 2000: è stato regolarizzato dalla regione Campania (anche se la convenzione è scaduta da tempo) e gestiva uno dei progetti Siproimi (ex Sprar) più grandi d’Italia con la benedizione del comune (giunta di sinistra). Oggi i carabinieri hanno sequestrato l’edificio, su disposizione della procura di Santa Maria Capua Vetere, per gravi carenze strutturali e per le pessime condizioni igienico sanitarie. Ma come? Il centro sociale incassava fior di soldi pubblici per l’assistenza dei ‘fratelli immigrati’ e non ha mai fatto manutenzione? La pacchia è finita».

Un post perfetto per confondere le acque. Il rinnovo della convenzione è in corso: da parte della regione, finora, c’è stato un ritardo ma non la volontà di troncare l’esperienza che, peraltro, ha continuato a operare anche quando a Palazzo Santa Lucia c’era il centrodestra. Stesso discorso per il comune, passato dall’amministrazione forzista al Pd. In quanto alle pessime condizioni, il vicepremier omette un dato: i sigilli sono arrivati per i capannoni industriali dismessi e occupati nel 1998, dove si tiene lo sportello legale e di aiuto per chi vuole chiedere il reddito di cittadinanza, i corsi per i migranti e le assemblee. Ma in quegli spazi non ci vive nessuno, i migranti dell’ex progetto Sprar (avviato dall’Ex Canapificio nel 2007) sono accolti in venti appartamenti disseminati nella città.

I sigilli al capannone, su ordine della procura, sono stati messi per carenze strutturali, in particolare infiltrazioni d’acqua che secondo il perito metterebbero a rischio l’edificio, e carenti condizioni igienico sanitarie. «Abbiamo un tavolo aperto con regione, comune e prefettura – spiega Mimma D’Amico – negli ultimi sei mesi abbiamo ricevuto ispezioni di vigili urbani, pompieri, tecnici regionali, ingegneri e nessuno ha rilevato un imminente pericolo di crollo. I lavori, poi, non spettano a noi ma alla proprietà, cioè la regione, con cui l’interlocuzione è aperta. I sigilli, evidentemente, rallentano l’iter in corso. Faremo opposizione».

Da oggi l’Ex canapificio allestirà un gazebo informativo all’esterno del capannone sequestrato per spiegare alla comunità cosa sta accadendo, sabato ci sarà una manifestazione, viste anche le tante telefonate di solidarietà da tutta Italia. «Ricordo al ministro Salvini – prosegue D’Amico – che siamo stati noi a promuovere il protocollo legalità con la prefettura nel 2011, rinnovato nel 2015, per tutelare i migranti vittime di reato, come caporalato e tratta. Animiamo i quartieri con progetti come Pedibus, cioè i migranti accompagnano a scuola i bambini di 200 famiglie casertane. Di pomeriggio insegnano loro le lingue straniere. Non basta un sigillo a fermare una comunità viva, antirazzista, resistente e solidale».

Salvini ha preso di mira l’Ex Canapificio dallo scorso giugno, quando due ragazzi ospiti dello Sprar, Daby e Sekou, divennero il bersaglio di tre italiani armati di un fucile ad aria compressa, Daby venne colpito mentre il gruppo gridava «Salvini, Salvini». Il leader leghista replicò via social: «La fonte è un centro sociale. Qualche verifica mi sembra doverosa». Poi a settembre, nel pieno delle polemiche per il dl Sicurezza, Salvini scrisse un post al loro indirizzo: «Che ci siano dei quattrini pubblici gestiti da chi occupò dei locali è una cosa bizzarra».

Il mese scorso la procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto un’ispezione con la verifica della documentazione dello Sprar. «Tutta l’operazione si è svolta con la totale e fattiva collaborazione degli operatori del progetto, i quali sono consapevoli della assoluta regolarità di tutte le attività svolte. Neppure un centesimo è stato sprecato o male utilizzato», scrissero all’epoca gli attivisti in una nota. L’input in procura era arrivato da un operatore allontanato perché sospettato di appropriazione indebita e, per questo, denunciato.

Adriana Pollice

da il manifesto

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L’intervista, di Radio Onda d’Urto, a Mimma, attivista dell’CS Ex Canapificio Ascolta o scarica