Ai ricorsi alla Consulta contro il decreto sicurezza, da parte di un gruppo consistente di Regioni, si aggiunge ora la decisione del giudice Carlo Carvisiglia del tribunale di Firenze, che ha accolto il ricorso di un cittadino somalo a cui il comune di Scandicci aveva rifiutato l’iscrizione all’anagrafe, spiegando che le amministrazioni comunali non possono rifiutare l’iscrizione dei richiedenti asilo.
La notizia pone le basi per una ulteriore decisione della Corte Costituzionale su uno degli articoli più contestati del decreto voluto dal titolare del Viminale, Matteo Salvini. Si tratta dell’articolo 13, che per i critici del decreto, eliminando l’iscrizione anagrafica, rende di fatto invisibili i richiedenti asilo. Con tutti gli effetti collaterali del caso, dalla reperibilità all’assistenza. Per finire con la vaccinazione dei più piccoli, che pure riguarda il diritto fondamentale alla salute, già sancito dalla Consulta come diritto che non appartiene al cittadino ma alla persona, e che è al tempo stesso interesse della collettività.
Assistito dall’avvocato Noris Morandi dell’Asgi (l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) il cittadino somalo, arrivato in Italia per sfuggire dalla guerra civile nel suo paese, ha ora più chance per ricongiungersi con la moglie e i tre figli che vivono in Svezia. «La decisione dal giudice dovrebbe essere la prima in questa direzione – osserva in proposito Morandi – contraria a quanto sancito nell’articolo 13 del decreto sicurezza, che dice, tra l’altro, che ‘per i richiedenti asilo, il permesso di soggiorno non è più un documento valido per chiedere la residenza».
Il giudice Carvisiglia mette nero su bianco: «Ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale, deve intendersi comunque regolarmente soggiornante, in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello Stato durante l’esame della domanda di asilo». Quindi è autorizzato a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe. Iscrizione che i comuni non possono rifiutare perché il diniego «sarebbe discriminatorio», come specificato dalla Consulta, per i cittadini stranieri.
Annota ancora il giudice: «La regolarità del soggiorno non si dimostra soltanto con il classico permesso di soggiorno, è sufficiente anche il verbale che viene rilasciato ai migranti in questura al momento della domanda di asilo, il cosiddetto modello C3». Quanto infine alla discriminazione che viene operata con il decreto sicurezza e la mancata iscrizione all’anagrafe, Carvisiglia appunto osserva: «Sul versante del principio di eguaglianza, la parità di trattamento tra stranieri e regolarmente soggiornanti e cittadini è considerata fondamentale dalla Corte Costituzionale».
La sentenza del tribunale di Firenze di fatto dà ragione non solo alle Regioni che hanno fatto ricorso alla Consulta, ma anche ai sindaci di Palermo, Leoluca Orlando, e di Napoli, Luigi De Magistris, che all’inizio dell’anno per primi hanno deciso di disobbedire al «decreto Salvini», a partire dall’articolo 1, quello che elimina la protezione umanitaria. Sul punto specifico, solo in Toscana sono state stimate 5.000 persone costrette all’irregolarità dal decreto sicurezza, con una proiezione che ipotizza decine e decine di migliaia di donne, uomini e bambini «irregolari» nella penisola. Quanto infine alla decisione della Corte Costituzionale, secondo gli addetti ai lavori dovrebbe pronunciarsi alla fine dell’anno in corso, o nei primi mesi del 2020.
Riccardo Chiari
da il manifesto