Sicurezza integrata e citta’: come militarizzano i territori.
- maggio 05, 2019
- in misure repressive
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A proposito del Protocollo di Intesa tra Anci, Regione Lombardia e Prefettura di Milano. Ennesimo accordo in linea con il «decreto Minniti» (Dl 14/2017, articolo 1, comma 2).
E’ stata siglata a Milano una intesa che durerà tre anni e rappresenta il secondo accordo, dopo la Liguria, che dà piena attuazione alla Legge Minniti e al «decreto Salvini» con il diretto coinvolgimento della Prefettura (per conto dello Stato), dei Sindaci e della Questura .
Le materie che disciplinano ordine e sicurezza pubblica sono di esclusiva competenza dello Stato ma la scelta dei governi succedutisi negli ultimi anni è stata quella di costruire sinergie utilizzando la Polizia Locale per compiti prevalentemente di ordine pubblico favorendo lo sguardo del vicinato e strumenti continui che fanno leva sulla paura percepita.
La domanda dirimente è se anni di Decreto Minniti abbiano favorito la vivibilità dei territori o se invece questa vivibilità sia decisamente in crisi per i tagli al sociale, per gli scarsi investimenti destinati al recupero dei quartieri popolari e di spazi pubblici da adibire a uso sociale e culturale a titolo gratuito. In città che chiudono biblioteche, emeroteche, cinema, centri sociali siamo certi che si possa parlare di vivibilità e socialità?
Sono concetti già noti, principi detti e ridetti ma è comunque utile spiegare, per la ennesima volta, che la sicurezza non nasce dal numero di poliziotti e di vigili urbani ma anche e soprattutto da una idea di città diversa da quella speculativa che separa i centri storici dai quartieri popolari e trasforma la socialità in eventi business. La scelta è tra privilegiare l’interazione con le associazioni di commercianti o scegliere di costruire eventi in ogni quartiere attraverso una rete di associazioni e realtà senza scopo di lucro.
Alla fine investire in educatori, assistenti sociali, medici è sicuramente piu’ difficile ma i risultati dell’operato di queste figure professionali viene da troppo tempo depotenziato come se abbattere le liste di attesa in sanità, favorire le politiche di prevenzione delle malattie, diffondere un modello di socialità e di sviluppo in armonia con i territori e l’ambiente, portare su banchi di scuola quanti se ne sono scappati via troppo presto, pensare a lavori socialmente utili per le figure sociali marginali non fossero scelte importanti e necessarie per prevenire la emarginazione e quello che viene comunemente definito degrado. Al contrario la Minniti non prevede investimenti sociali ma afferma solo una idea larga di sicurezza che mette insieme vigili, Ps e CC, istituzioni locali e Stato nell’ottica di presidiare i territori, di mediare qualche conflitto e far passare l’idea che il crimine sia in prevalenza solo quello legato ai reati predatori e non a fenomeni corruttivi piu’ complessi e assai pericolosi.
Tra la prevenzione e la repressione dei reati e l’applicazione della Legge Minniti non corre grande differenza se non per un corollario di concetti destinati a rendere meno amara la pillola securitaria, del resto non servono uomini e donne in divisa per salvaguardare la qualità della vita o la coesione sociale, accrescere la vivibilità dei quartieri pensando magari che l’intervento degli Enti locali sia solo quello di assumere piu’ vigili urbani e non far funzionare meglio i servizi aumentandoli di numero e accrescendone la qualità e la platea dei beneficiari. Un discorso a parte poi meriterebbe l’idea di città che scaturisce dai piani urbanistici e dagli interventi nei quartieri, una città puo’ essere pensata e costruita in tanti modi e per soddisfare alcuni interessi a discapito di altri, resta il fatto che l’urbanistica non sia una disciplina senza agganci al sociale e a una pratica diretta di cittadinanza.
L’accordo meneghino invece pensa solo alla videosorveglianza come strumento di controllo e di prevenzione di “criminalità e disordine urbano”, favorisce l’allocazione di crescenti risorse per il controllo poliziesco del territorio, incrementa i rapporti tra Forze dell’ordine e vigilantes privati, destina le assunzioni della Polizia locale a funzioni prevelenti di ordine pubblico e alla occorrenza ricorre anche all’ausilio di associazioni volontaristiche (ec cc, ex ps, ec gdf, associazioni militari) , una idea di stato nazionale e locale che ricorda la onnipresenza delle camicie nere in ogni sfera della società fascista.
Ovviamente ci sono anche aspetti positivi di questo accordo ma sono veramente pochi, anzi rari, per esempio ove si parla di valorizzare i beni confiscati alla grande criminalità ma qui entrano in gioco altre questioni, prima tra tutte la destinazione l’utilizzo di questi beni che dovrebbero essere a tutti gli effetti comuni e in comune, non soggetti a logiche profit o essere utilizzati come strumento per favorire una pratica dell’associazionismo funzionale e cinghia di trasmissione delle amministrazioni locali.
Federico Giusti