Menu

Il 35% di chi è entrato in carcere nel 2018 era tossicodipendente

Decimo libro bianco sugli effetti collaterali della legge antidroga su carcere e giustizia. In aumento le persone segnalate al prefetto per consumo di sostanze illecite: 39.278, quasi l’ 80% per cannabinoidi

Aumento degli ingressi e delle presenze in carcere sia per detenzione della droga sia di soggetti classificati come tossicodipendenti. Aumenta a dismisura il numero delle segnalazioni ai prefetti. Un quadro impressionante in un contesto dove il sovraffollamento riprende a mordere anche grazie alla legge proibizionista e punitiva.

Parliamo dei dati che emergono dal Decimo Libro Bianco sugli effetti collaterali della legge antidroga sul carcere e la giustizia, un libro promosso da La Società della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, Cgil, Cnca e Associazione Luca Coscioni e con l’adesione di A Buon Diritto, Arci, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd, LegaCoopSociali, Lila.

Si apprende che, entrati nel 30esimo anno dalla sua approvazione, la parte penale ( l’art. 73 in particolare) del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino- Vassalli continua a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. Esattamente 14.118 dei 47.258 ingressi in carcere nel 2018 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 29,87%: si conferma l’inversione del trend discendente attivo dal 2012 a seguito della sentenza Torreggiani della Cedu e dall’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta. Il leggerissimo calo in termini assoluti rispetto al 2017 coincide con un aumento in termini percentuali: rappresenta un nuovo record, dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini- Giovanardi. Sui quasi 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2018 ben 14.579 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico ( sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio). Altri 5.488 in associazione con l’art. 74 ( associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 940 esclusivamente per l’art. 74. Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili ( anzi diminuiscono di alcune decine di unità). Nel complesso vi è un aumento secco del 6,5% sull’anno precedente.

Ben 16.669 dei 59.655 detenuti al 31/ 12/ 2018 sono tossicodipendenti. Il 27,94% del totale. Una percentuale che supera il picco post applicazione della Fini- Giovanardi ( 27,57% nel 2007), poi riassorbito a seguito di una serie di interventi legislativi correttivi. Preoccupa poi l’ulteriore l’impennata degli ingressi in carcere, che anche qui toccano un nuovo record: il 35,53% dei soggetti entrati in carcere nel corso del 2018 era tossicodipendente.

Un dato positivo, l’unico che intravedono gli autori del libro introdotto dai garanti regionali delle persone private della libertà Stefano Anastasia e Franco Corleone, arriva dalle misure alternative: in crescita lieve ma costante negli ultimi anni. Il fatto che il trend prosegua oltre la inversione di tendenza nella popolazione detenuta databile dal 2016 lascia ben sperare per una autonomia delle misure penali di comunità.

Continuano però ad aumentare le persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: 39.278 nel 2018. Si conferma l’impennata delle segnalazioni dei minori: + 394,4% in tre anni. Dopo l’aumento dell’anno scorso si consolida il numero delle sanzioni: 15.126. Risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: su 39.278 persone segnalate solo 82 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio- sanitario; nel 2017 erano 3.008. Le sanzioni amministrative riguardano invece il 36% delle segnalazioni, percentuale in aumento rispetto all’anno precedente. La segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti ha quindi natura principalmente sanzionatoria. La repressione colpisce per quasi l’ 80% i consumatori di cannabinoidi ( 79,18%), seguono a distanza cocaina ( 14,34%) e eroina ( 4,39%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 1.267.183 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste il 73,11% per derivati della cannabis ( 926.478).

Restano significativi i dati rispetto alle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico- fisica per uso di sostanze stupefacenti. I dati disponibili, ( Polizia Stradale 2018, Istat e Dpa) indicano che solo l’ 1,14% dei conducenti coinvolti in incidenti stradali rilevati dalla sola Polizia Stradale è stato accusato di violazione dell’art. 187 del Codice della strada. Anche i dati della sperimentazione dello screening rapido su strada indicano che a poco più dell’ 1% dei conducenti risulta positivo ai test. Di questi una media superiore al 20% viene “scagionato” dalle analisi di laboratorio.

Nel libro bianco sulle droghe di quest’anno si trova anche una ricostruzione storica degli ultimi trent’anni di politiche sulle droghe nel nostro paese, il commento delle principali novità giurisprudenziali, compresa la sentenza della Cassazione sulla cannabis light, il punto sulla riduzione del danno in Italia alla luce dell’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza e un approfondimento sulle politiche sulla cannabis in Italia e nel mondo anche a seguito della raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale di Sanità per la riclassificazione della sostanza nelle tabelle internazionali.

Damiano Aliprandi

da il dubbio