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Innse Milano: Gli operai continuano il presidio per difendere il posto di lavoro.. le forze dell’ordine continuano a picchiare i lavoratori

Scontri tra polizia e operai davanti alla Innse. Un gruppo di operai ha tentato di forzare il blocco di polizia davanti ai cancelli per prendere il controllo di alcune gru e macchinari. Quattro di loro hanno preso il controllo di un carro ponte. Il tentativo di forzare il blocco è giunto dopo l’ennesima notte di presidio. Gli operai dicono di essere pronti a resistere a oltranza per salvaguardare il posto di lavoro e la fabbrica. Ma la proprietà sembra non voler cedere e, anche questa mattina gli operai delle ditte acquirenti dei macchinari da dismettere, sono entrati per smontarli. Un nuovo tentativo di mediazione in Prefettura è sostanzialmente fallito anche se le squadre di smontaggio hanno abbandonato momentaneamente la fabbrica mancando per loro le condizioni minime di sicurezza. Il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini conferma che la protesta continua e chiede l’intervento diretto del premier Silvio Berlusconi.I quattro operai e il funzionario sindacale arrampicati sulla gru sono “determinati a resistere sulle per tutta la notte e oltre”. Gli operai, a quanto si è saputo, non corrono rischi di caduta poichè si trovano dentro le cabine della gru, a una altezza di circa 10 metri metri. La Fiom ha fatto sapere che sono in buone condizioni, malgrado le sette ore circa trascorse al caldo in cima alle gru, e che nel corso delle prossime ore verranno portati loro acqua e cibo. Anche ieri era fallita la mediazione tra le istituzioni e gli operai. Il vertice, finito a tarda sera, ha tolto ogni speranza: la Prefettura ha respinto la richiesta di sospendere lo smontaggio dei macchinari in attesa che un nuovo tavolo tra istituzioni e parti in causa, cioè i diversi proprietari, valuti una soluzione alternativa. Con la Regione che in una nota tiene a precisare che «l’intervento delle forze dell’ordine è stato disposto dalla prefettura in ottemperanza a una decisione della magistratura, che questa mattina avrebbe potuto anche decidere di sospendere lo sgombero, ma non lo ha fatto».
L’unica certezza, oltre al presidio davanti all’azienda che prosegue, resta lo sciopero di due ore, indetto per oggi dalla Fiom in tutte le aziende metalmeccaniche di Milano e provincia. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom, si dice sconcertato dalla fallita mediazione: «Il viceprefetto ci ha spiegato che sono costretti a procedere per far rispettare il decreto ingiuntivo del Tribunale: stiamo sprofondando verso l’abisso ed è una vergogna per Milano e la Lombardia che le istituzioni considerino più importanti gli interessi di un padrone che vuole solo rivendere la fabbrica a pezzi piuttosto che quelli della gente». Già in mattinata si era intuito che la mediazione sarebbe stata difficile. Una delegazione di operai è rimasta tutto il giorno al Pirellone per cercare di parlare con il presidente Formigoni, ma si è dovuta accontentare di un incontro con alcuni dirigenti. La Regione, in una nota, ribadisce la sua posizione: «La Regione si è spesa da mesi e ben al di là delle sue competenze per cercare una soluzione e un acquirente, c’è stato chi — prosegue la nota — si era detto in un primo tempo interessato ad acquisire la Innse, ma poi si è tirato indietro». Di parere opposto Sergio Cusani, l’ex finanziere coinvolto in Mani pulite e da tempo impegnato in cause sociali, che per conto degli operai della Innse e della Fiom Cgil, ha avuto l’incarico di ricercare possibili compratori. «Imprenditori disposti ad acquistare la Innse ci sono perché è un’azienda viva — spiega Cusani, arrivato al presidio — addirittura c’è una cordata di imprenditori lombardi, alcuni ex clienti, che rileverebbe tutta l’a rea per riqualificarla con l’intesa di lasciar lo stabilimento». Sugli eventi della Innse sono piovute ieri molti reazioni politiche. “Piena solidarieta’ con i lavoratoridell’Innse in lotta per il posto di lavoro che stamattina sonosaliti su una gru. Adesso il ministro dell’Interno Maroni ritiri la polizia, che da tre giorni sta unicamente difendendogli interessi degli speculatori e sprecando decine di migliaiadi euro di denaro pubblico con una parata militare di oltre un centinaio di agenti schierati contro 49 lavoratori che hanno la sola colpa di difendere il posto di lavoro”. Cosi’ in una nota Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se che aggiunge: Maroni ritiri le truppe e il prefetto di Milano convochi le parti, quello dell’Innse e’ un problema sociale e non di ordine pubblico”. ”Il ministro Maroni e la Lega hanno scelto di schierarsi a favore di questo imprenditore per la speculazione e la truffa”. Lo sostiene il segretario provinciale milanese di Rifondazione Comunista, Antonello Patta, riferendosi all’imprenditore Silvano Genta, proprietario della Innse Presse, storica azienda alla periferia est di Milano dove e’ in corso un presidio dei lavoratori che chiedono di poter continuare a lavorare e che le macchine non vengano smontate. ”Le ragioni degli operai della Innse – spiega Patta – sono riconosciute da tutti perche’ si parla di una realta’ produttiva avanzata, che e’ stata pero’ lasciata nelle mani di un imprenditore truffaldino”. Secondo Patta, ”dietro di lui c’e’ Maroni e la Lega che lo proteggono. Fu Castelli infatti a presentarlo tempo fa quando l’azienda doveva essere rilevata”