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Mosca: Cariche e arresti di massa durante il corteo dell’opposizione a Putin

Sono 779 i manifestanti dell’opposizione anti Putin fermati ieri, irruzione della polizia nella tv Dozd: stop alla diretta

A Mosca dopo settimane di pioggia insistente ieri splendeva finalmente il sole: un’occasione per recarsi in dacia o passeggiare al parco. Malgrado ciò migliaia di moscoviti hanno risposto all’invito dei partiti di opposizione a manifestare davanti alla sede del municipio di Mosca. Due settimane fa la Commissione esecutiva elettorale della capitale non aveva ammesso 57 candidati alle elezioni amministrative del prossimo settembre. Secondo gli organizzatori delle proteste i documenti dei candidati sono stati respinti per motivi fantasiosi e inconsistenti.

Le proteste continuano da molti giorni e sabato scorso oltre 15 mila persone si erano ritrovate sulla prospettiva Sakharova al grido di «Russia senza Putin!», «Questa città è nostra!». La dimostrazione si era conclusa pacificamente, ma già dalla notte successiva erano iniziate le perquisizioni nelle case di alcuni dei candidati. L’amministrazione e la polizia comunicavano poi che ulteriori «assembramenti» per il sabato successivo sarebbero stati impediti.

E che la giornata non sarebbe stata tranquilla, lo si è capito sin dal mattino quando il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin ha dichiarato: «Si stanno preparando gravi provocazioni che rappresentano una minaccia per la sicurezza, la vita e la salute delle persone». Secondo il primo cittadino della capitale, stavano concentrandosi in città gruppi di provocatori venuti dalla provincia, determinati a provocare incidenti. Già prima dell’inizio della manifestazione il portale Meduza informava che i fermi erano già quasi 200. Malgrado le imponenti misure di sicurezza per impedire che migliaia di persone giungessero davanti al municipio i dimostranti sono riusciti a bloccare il traffico in via Bolshaya Dmitrovka e hanno tentato di sfondare i cordoni della polizia per indirizzarsi verso viale Stoleshnikov.

Secondo l’agenzia di stampa governativa Tass, i partecipanti al corteo avrebbero lanciato razzi e spruzzato gas urticante contro le forze dell’ordine (8 agenti sono ricorsi a cure mediche) mentre venivano distrutte alcune verande di negozi. Circostanza negata dagli organizzatori, che denunciano «ripetute cariche da parte delle forze dell’ordine e molti feriti». Successivamente i manifestanti si sono dispersi in tutto il centro, organizzando cortei improvvisati su viale Nuova Arbat.

Nel tardo pomeriggio la polizia ha fatto irruzione nella sede della televisione Dozd che stava trasmettendo la diretta degli avvenimenti. Al caporedattore, Alexandr Perepelov, è stata consegnata una convocazione in prefettura per essere interrogato. Una misura inusuale che è stata interpretata dalla redazione di Dozd come un tentativo «di intimidire e limitare la libertà d’informazione».

Alla fine della giornata il bilancio è pesante: per molti dei 779 fermati si prevedono multe o l’arresto amministrativo fino a 30 giorni. Ma la temperatura del confronto tra governo della città e opposizione non sembra destinato a calare: ormai mancano solo cinque settimane al voto che si terrà, in un’unica giornata, l’8 settembre.

Yurii Colombo

da il manifesto

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Culo e camicia, ecco il modello russo che tanto piace a Salvini

Putin fa arrestare i leader dell’opposizione, li preleva a casa, e poi in piazza ecco l’ordine di menare a destra e a sinistra, senza distinzione di sesso, di età, di condizioni fisiche

Se uno è culo e camicia con qualcuno,  ricoprendo nel rapporto la prima parte. Se uno tesse col primo attore della coppia rapporti strettissimi, ufficiali e sotterranei. Se uno manda i suoi uomini ad incontrare gli uomini del primo attore e questi trattano affari milionari sulla pelle di tutti. Se accade questo, necessariamente c’è da pensare che, seppure le dimensioni del “!Culo” e della “Camicia” sono incommensurabili, per statura, il culo debba pensare alla camicia come modello. E se il leader leghista pensa a Putin come modello, era utile soffermarsi su quel che è accaduto ieri a Mosca:
Lo si può rivedere con calma, smettendo, tutti noi, per qualche minuto di smanettare sulla tastiera. Aprite i video, le cronache, ed osservate cosa può accade, senza motivazione, senza alcuna garanzia per ciascuno di noi, in un Paese come quello dello zar Vladimir. Certo, ieri a Mosca accadeva quel che accadeva mentre in una Italia ferita dalla tragica fine di un carabiniere, si assisteva a qualcosa che in un Paese civile e democratico non deve mai accadere, nemmeno al peggiore degli assassini, e gli assassini del nostro carabiniere sono i peggiori. Parlo della foto di uno dei due rei confessi, ammanettato, con le mani dietro spalla e spalliera della sedia nella stanza di una caserma. E bendato. Come si bendano i fermati nei regimi dittatoriali. La foto scattata da un militare, da un militare ( forse da più ) diffusa. Nel frattempo, il leader leghista, dicendo e facendo dire ( anche la sua macchina della disinformazione è malamente copiata, forse anche gestita, dalla “Camicia” russa ) alzava l’asticella del suo attacco alla democrazia e abbassava quelli del diritto e della civiltà. Ma la benda – diciamo – adesso, forse, è un’altra storia. Forse, perché c’è un filo che la lega al modello Mosca.
Mosca, dunque. Qui in autunno si vota per il Comune. In Russia tutti gli appuntamenti sono politici, pure il rinnovo dell’amministratore di condominio. Vladimir per mettersi al sicuro  lascia fuori dalla competizione gli oppositori. Come dice quella pubblicità, vuol vincere facile…

Ecco, Vladimir, “Camicia” del “Culo” di cui sopra, lascia fuori gli oppositori e pretende pure che questi tacciano e non si protestino. Al minimo accenno, fa arrestare i leader dell’opposizione, li preleva a casa, e poi in piazza ecco l’ordine di menare a destra e a sinistra, senza distinzione di sesso, di età, di condizioni fisiche. Botte da orbi e arresti per anziani, giovani e donne con la testa fasciata e insanguinata. Sulle condizioni dei fermati non mi addentro. E cosa nota che nella migliore delle ipotesi, potranno stare in manette, bloccati al termosifone a pisciarsi addosso, con la possibilità che “incidentalmente” battano la testa negli elementi in ghisa del termosifone. Poi, le carceri della “Camicia”, le irruzioni negli studi delle radio e delle tv non in riga, i trattamenti speciali per gay e lesbiche; trattamnti che possono arrivare ad una lesbica trovata morta ammazzata sotto casa, solo perché faceva sentire la propria voce, dando voce alla libertà. Per i lavorii più sporchi, basta alzare il telefono e le bande neonaziste sono a disposizione. In questo, tutto il mondo già è paese.

Questo e tant’altro.
Tutti schedati, tutti spiati. In verità, schedati e spiati anche gli amici che arrivano qui grazie al “Culo” per fare business, con la strada politicamente spianata da “Culo”.  Questa è la prudenza del regime di “Camicia”. Così potrebbe essere andata con gli amici di “Culo”.
Ecco, in estrema sintesi il modello che si vorrebbe per l’Italia, consegnandone la dignità già prima, così come è stato fatto con il nostrano “Russiagate” di Savoini £ C. E bene avere anche  il quadro del futuro, non giocherellare, con compiacenti lassismi, col presente.

Onofrio Dispenza

da Globalist