Omicidio Sandri: il Pm chiede 14 anni di reclusione per il poliziotto che ha sparato
Per mostrare alla corte il modo in cui il poliziotto Luigi Spaccarotella avrebbe esploso il colpo che l’11 novembre del 2007 uccise il tifoso laziale Gabriele Sandri, stamani il pm Giuseppe Ledda ha portato in aula una Beretta, come quelle in dotazione alla polizia, e ha mimato il gesto impugnandola a braccia tese. E’ stato il momento culminante della sua requisitoria al termine della quale il magistrato ha chiesto una condanna a 14 anni di reclusione per l’agente Spaccarotella, accusato di omicidio volontario. Pena ridotta di un terzo rispetto ai 21 previsti perché, ha sottolineato l’accusa, “ha distrutto una vita umana, ma anche la propria, e che paga anche la sua famiglia”. Una precisazione che ha deluso e amareggiato il padre e la madre di Gabriele che ritengono scorretto il “confronto con la famiglia Spaccarotella. Non è la stessa cosa, noi non abbiamo più un figlio” ha detto Daniela Sandri. Durante il suo intervento in corte d’assise ad Arezzo, Ledda ha ricostruito il racconto di alcuni testimoni: “Ci sono cinque persone che con diversi angoli visivi hanno visto la scena o parti sostanziali di essa. Sono cinque ricostruzioni sostanzialmente concordanti: Spaccarotella si ferma e punta l’arma verso l’area di servizio”. A quel punto il magistrato ha impugnato la pistola mimando il gesto. Riferendosi ad alcune discordanze fra le testimonianze Ledda ha detto: “Un braccio era teso, non ha rilevanza se l’altra mano fosse sull’arma, o sul polso”. Poi Ledda impugnando la Beretta con il braccio destro teso e protraendo in avanti il sinistro ha chiesto: “Se no, a cosa serviva questa mano sinistra? Cos’era un saluto romano? Un saluto generico? Ma via sono scenari ridicoli”.
Il magistrato ha poi messo a confronto le dichiarazioni rilasciate da Spaccarotella nell’imminenza del fatto e quelle successive, fra cui la dichiarazione spontanea in aula. Un cambio di versione “che aggrava parecchio” la sua posizione e “lo affossa definitivamente” ha detto il pm. Ledda ha ricordato infatti che, all’indomani dell’accaduto, Spaccarotella aveva sostenuto che il colpo di pistola era partito accidentalmente mentre correva, mentre invece “dopo un anno e mezzo c’è un cambio di versione abborracciato che aumenta il grado di inverosimiglianza e arriva al parossismo quando l’agente cerca di ipotizzare un racconto che concili la sua versione a quella dei testi. Questo tentativo maldestro lo affossa definitivamente”. Ledda si è soffermato poi sulla scelta di Spaccarotella di non sottoporsi al contraddittorio in aula davanti alla corte: “Lungi da me dire che chi non si sottopone a contraddittorio è colpevole, però chi racconta una storia costruita a tavolino ha paura delle contestazioni”. Ripercorrendo le dichiarazioni dell’agente, il magistrato ha chiesto: “Come è possibile credere? Solo un folle avrebbe potuto correre con il cane armato e il dito sul grilletto. Si sarebbe sparato addosso. Quando si è fermato, l’agente ha di nuovo messo il dito sul grilletto”. Nella requisitoria il magistrato ha affermato che l’agente aveva la consapevolezza “del concreto pericolo di centrare l’abitacolo e cagionare la morte di qualcuno degli occupanti”, quindi “la sanzione deve essere corrispondente al grado del dolo”, e per l’omicidio volontario sono previsti 21 anni. Però, ha aggiunto, Spaccarotella è “meritevole di riconoscimento delle attenuanti generiche” spiegando “il carattere istantaneo di questa condotta: tutto l’evento si è svolto nell’arco di pochissimi minuti” e sottolineando che il poliziotto “ha distrutto una vita umana, ma anche la propria e che paga anche la sua famiglia”. Per questo il pm ha chiesto una riduzione di un terzo della pena. Al termine dell’udienza i genitori della vittima hanno espresso delusione e amarezza per la richiesta del pm. Il padre, Giorgio, ha annunciato che domani non saranno in aula “perché per me è troppo forte sentire ancora parlare di tosse asmatica o stress. Non ci sono attenuanti generiche per una famiglia come noi che soffre. Mi dispiace per i figli e la moglie dell’agente ma ci si deve ricordare che dall’altra parte c’è una famiglia che non può riabbracciare un figlio. Ridurre la pena di un terzo è troppo”.
Il magistrato ha poi messo a confronto le dichiarazioni rilasciate da Spaccarotella nell’imminenza del fatto e quelle successive, fra cui la dichiarazione spontanea in aula. Un cambio di versione “che aggrava parecchio” la sua posizione e “lo affossa definitivamente” ha detto il pm. Ledda ha ricordato infatti che, all’indomani dell’accaduto, Spaccarotella aveva sostenuto che il colpo di pistola era partito accidentalmente mentre correva, mentre invece “dopo un anno e mezzo c’è un cambio di versione abborracciato che aumenta il grado di inverosimiglianza e arriva al parossismo quando l’agente cerca di ipotizzare un racconto che concili la sua versione a quella dei testi. Questo tentativo maldestro lo affossa definitivamente”. Ledda si è soffermato poi sulla scelta di Spaccarotella di non sottoporsi al contraddittorio in aula davanti alla corte: “Lungi da me dire che chi non si sottopone a contraddittorio è colpevole, però chi racconta una storia costruita a tavolino ha paura delle contestazioni”. Ripercorrendo le dichiarazioni dell’agente, il magistrato ha chiesto: “Come è possibile credere? Solo un folle avrebbe potuto correre con il cane armato e il dito sul grilletto. Si sarebbe sparato addosso. Quando si è fermato, l’agente ha di nuovo messo il dito sul grilletto”. Nella requisitoria il magistrato ha affermato che l’agente aveva la consapevolezza “del concreto pericolo di centrare l’abitacolo e cagionare la morte di qualcuno degli occupanti”, quindi “la sanzione deve essere corrispondente al grado del dolo”, e per l’omicidio volontario sono previsti 21 anni. Però, ha aggiunto, Spaccarotella è “meritevole di riconoscimento delle attenuanti generiche” spiegando “il carattere istantaneo di questa condotta: tutto l’evento si è svolto nell’arco di pochissimi minuti” e sottolineando che il poliziotto “ha distrutto una vita umana, ma anche la propria e che paga anche la sua famiglia”. Per questo il pm ha chiesto una riduzione di un terzo della pena. Al termine dell’udienza i genitori della vittima hanno espresso delusione e amarezza per la richiesta del pm. Il padre, Giorgio, ha annunciato che domani non saranno in aula “perché per me è troppo forte sentire ancora parlare di tosse asmatica o stress. Non ci sono attenuanti generiche per una famiglia come noi che soffre. Mi dispiace per i figli e la moglie dell’agente ma ci si deve ricordare che dall’altra parte c’è una famiglia che non può riabbracciare un figlio. Ridurre la pena di un terzo è troppo”.
fonte: La Repubblica
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Già dalla riduzione del pm avevo capito la presa in giro ! Come si fa a togliere 7 anni perchè un agente èincensurato? (mi vengono allora dei dubbi )e perchè ha causato danno alla sua famiglia!.Ma la vittima nonèlui è un ragazzo di 26 anni mio figlio Poteva pensarci prima che era un padre e un marito ,almeno mio figlio innocente come ha detto il Capo dello Stato sarebbe a casa sua alla sua vita brillante che non era senz altro quella di Spaccarotella che ha causato con lasua repressione la morte di mio figlio :correva con la pistola in mano :magari si fosse sparato a un piede
Al giudice Salcerini e Company :vergogna vergogna ,vergogna Io dalla finestra dove eravate chiusi inquelle stanze ho visto una bionda che saprei riconoscere facente parte della giuria popolare usare il cellulare totalmmente vietato in certi casi :che stavamo facendo una scampagnata?Si trattava di mio figlio morto a26 anni ! voi li avete ifigli e allora vergognatevi a guardarli in faccia !