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Processo Aldrovandi: poliziotti condannati a tre anni e 6 mesi

Il tribunale di Ferrara, giudice Francesco Maria Caruso, ha condannato a tre anni e sei mesi i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre 2005 durante un intervento di polizia. Alla lettura della sentenza i genitori del ragazzo si sono abbracciati piangendo e in aula sono partiti applausi. Inchiesta e processo hanno visto come parte fondamentale la famiglia Aldrovandi, la mamma Patrizia Moretti e il papà Lino, in prima linea per chiedere la verità, prima con il blog su Kataweb aperto nel gennaio 2006 e diventato uno dei più cliccati in Italia, poi lungo l’inchiesta e il processo, scanditi dalle perizie, dalla raccolta delle testimonianze, dalla ricostruzione faticosa delle cause della morte di Federico. Il pm Nicola Proto aveva chiesto condanne per tre anni e otto mesi a ciascuno dei quattro agenti. L’accusa è di aver ecceduto nel loro intervento, di non aver raccolto le richieste di aiuto del ragazzo, di aver infierito su di lui in una colluttazione imprudente usando i manganelli che poi si sono rotti. La parte civile, (Gamberini, Del Mercato, Anselmo e Venturi) ha ricostruito sotto quattro angolazioni diverse le difficoltà per raggiungere non la verità ma il processo stesso, sostenendo che la morte di Federico sia addebitabile alla colluttazione con gli agenti (nel corso della quale si ruppero due manganelli) e all’ammanettamento del giovane a pancia in giù con le mani dietro la schiena. Posizione che, secondo i loro consulenti, avrebbe causato un’asfissia posturale. A questa causa va aggiunta la tesi di un cardiopatologo dell’Università di Padova, il professor Thiene, secondo il quale il cuore avrebbe subito un arresto dopo aver ricevuto un colpo violento. Per la difesa (Pellegrini, Vecchi, Bordoni, Trombini) l’agitazione del ragazzo quella mattina, prima e durante l’intervento di polizia, era dovuta all’effetto di sostanze assunte la notte prima al Link di Bologna con gli amici. Sostanze che lo avrebbe portato a uno scompenso di ossigeno durante la colluttazione. Tutte le difese hanno chiesto l’assoluzione piena degli imputati, che agirono rispettando le regole e il modus operandi previsto per interventi di contenimenti di persone fuori controllo (uso dei manganelli, metodo di ammanettamento e di contenzione o pressione sul corpo). Ancora oggi, tuttavia, nonostante l’intervento di oltre 15 tra i più affermati e riconosciuti esperti italiani (medico-legali, tossicologi, anestesiologi, cardiopatologi) non si è arrivati a chiarire con certezza le cause della morte.
fonte: La Repubblica

Comments ( 1 )

  • guglielmo

    INNANZITUTTO ESPRIMO PROFONDO CORDOGLIO AI GENITORI DI FEDERICO,VOGLIO CMQ SOTTOLINEARE,CHE NON TUTTI GLI APPARTENENTI ALLE FF.PP SONO COME QUEI TRE SIGNORI CONDANNATI,MOLTI COLLEGHI COMPIONO OGNI GIORNO TANTE BELLE AZIONI E NESSUNO NE PARLA PERCHE’GIUSTAMENTE SI DICE FA PARTE DEI VS. COMPITI E’ VERO,MA OGNI TANTO SE NE DOVREBBE PARLARE.PURTROPPO TRA DI NOI POLIZIOTTI CI SONO COME IN TUTTE LE CATEGORIE PERSONE,CHE NON MERITEREBBERO DI RAPPRSENTARE LO STATO E’ PARTE DELLA RESPONSABILITA’ E’ ALL’ATTO DELL’ARRUOLAMENTO QUANDO SI EFFETTUANO LE VISITE PSICOTECNICHE ,LE QUALI FATTE BENE FANNO EVINCERE LE PERSONE ESALTATE VIOLENTE E NON DI BUON SENSO,IO FAREI LE VISITE AGLI STESSI SANITARI.CMQ ESPRIMO ANCORA PROFONDO CORDOGLIO ALLA FAMIGLIA ALDOVRANDI ED UN PENSIERO ANCHE ALLE FAMIGLIE DEI TRE POLIZIOTTI,CHE SI SONO TROVATI NEIO PASTICCI PER COLPA DEI LORO CONGIUNTI MOLTO SPROVVEDUTI.IN ULTIMO PER PROPRIA PERSONALE DEBBO DIRE CHE NON TUTTI I DIRIGENTI COPRONO I LORO DIPENDENTI,CI SONO ANCHE QUELLI CHE TI DANNO IN PASTO ALL’OPINIONE PUBBLICA PUR AVENDO FATTO IL PROPRIO DOVERE,COME E’ ACCADUTO AL SOTTOSCRITTO.