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Bologna: Repressione e controllo al Parco Cà Bura

E’ gia da qualche anno che in alcuni quartieri di periferia bolognese si sta attuando una politica non riconosciuta di integrazione tra popoli e culture. Questa politica si sviluppa grazie ad eventi che vengono organizzati in parchi e centri sociali che permettono confronto conoscienza e relazioni tra gente di tutto il mondo. Una di queste è Il Giardino dei popoli che, per il secondo anno consecutivo, si svolge nel parco Ca’ bura nel quartiere Navile. Il festival è iniziato nella giornata di venerdì 3 luglio e si è concluso oggi. Nel corso di queste giornate la polizia, sull’onda dell’approvazione del pacchetto sicurezza tanto caro al ministro Maroni, ha messo in atto atteggiamenti repressivi e intimidatori. Un nostro lettore ci scrive: “La cosa che mi ha colpito è stata la poca presenza di extra comunitari che fino all’anno scorso sono stati l’anima dell’evento.Dopo qualche ora è giunta voce che 4 pattuglie della polizia erano appostate vicino un’ingresso del parco, e chiedevano i documenti ai migranti che si apprestavano ad andare al Festival”. Insomma le forze dell’ordine non perdono tempo e colgono l’occasione per effettuare i controlli, e quale occasione migliore di un Festival rivolto alle culture migranti? Una scelta che, di fatto rende inutile lo sforzo fatto per costruire percorsi che permettano di incontrare e parlare con queste persone.
fonte: zic

Comments ( 2 )

  • Disapprovo con forza.Cos’è? Una specie di trappola per clandestini? Ho il massimo rispetto per la Polizia ma dovrebbe essere informata a maggiore umanità. Non si trattano gli irregolari come fossero boss mafiosi!

  • Anonymous

    Se i migranti venissero trattati come boss mafiosi, i poliziotti avrebbero distribuito caviale e champagne agli intervenuti… in Italia funziona così.