Il numero di morti confermate nel 2019 lungo le tre rotte migratorie del Mediterraneo (orientale, centrale e occidentale) è di almeno 994 uomini, donne e bambini. Il dato è stato diffuso ieri l’Oim e si ferma al 29 settembre così, per il sesto anno consecutivo, i decessi di migranti che cercano di raggiungere l’Europa via mare supereranno quota mille in 12 mesi. «Questa cifra scioccante – spiega l’agenzia dell’Onu – è dovuta in parte alla totale ostilità nei confronti dei migranti che fuggono dalla violenza e dalla povertà. È una vergogna per tutti». Negli ultimi sei anni almeno 15mila persone sono morte nella traversata.
In base ai dati, 659 migranti o rifugiati hanno perso la vita sulla rotta centrale (quella verso l’Italia), quasi i due terzi del totale. Altre 66 vittime sono state segnalate sul lato orientale, che collega la Turchia alla Grecia. In 269 sono morti tra il Nord Africa e la Spagna. Questi dati rappresentano il numero più basso registrato dal 2014 ma il calo è legato alla riduzione delle partenze. Il Mediterraneo rimane la rotta più mortale al mondo.
La Guardia costiera di Tripoli ha riportato in Libia 6.382 migranti dall’inizio dell’anno, spiega ancora l’Oim, a fronte di 5.852 arrivi registrati in Italia (nel 2018 erano stati 23.370) e di 7.445 rimpatri volontari in 26 paesi d’Africa e Asia.
Tre mesi dopo l’attacco aereo al centro di detenzione libico di Tajoura (53 migranti morti e altri 130 feriti), le persone recuperate in mare continuano a essere portate nella struttura nonostante il governo di al-Sarraj si fosse impegnato a chiuderla.
da il manifesto