Menu

Egitto: sequestrata e picchiata l’attivista Esra Abdel Fattah

Sequestrata, picchiata, torturata per ore e minacciata, Esra Abdel Fattah. 41enne fondatrice del movimento 6 Aprile e candidata al premio Nobel per la Pace nel 2011, è nelle mani dei servizi di sicurezza egiziani ormai da una settimana.

Sei giorni fa, denunciando i maltrattamenti subiti ha dichiarato di essere in sciopero della fame. La donna, tra le ispiratrici del movimento di protesta da cui partì la scintilla della rivoluzione, oggi blogger e giornalista del quotidiano al-Tahrir, era stata arrestata sabato sera, quando due veicoli avevano tagliato la strada alla sua auto. A quel punto alcuni uomini in borghese erano scesi e l’avevano prelevata con la forza, bendata, ammanettata e portata in un luogo sconosciuto. Già dai primi momenti della sua prigionia Esra Abdel Fattah è stata prima picchiata sulla schiena, le braccia e il volto per costringerla a sbloccare il telefono, poi trasferita in un’altra località sconosciuta.

Lì è stata di nuovo picchiata e strangolata con le maniche della sua stessa felpa, fino a perdere i sensi. Costretta a stare per ore in piedi con le mani ammanettate sopra la testa e i piedi legati, alla fine Esra ha ceduto, accettando di sbloccare il telefono «in uno stato di semi-incoscienza», ha riferito la sua avvocatessa Azza Soliman. Dopo un lungo interrogatorio riguardante tutti i messaggi e i contatti presenti sul suo smartphone, non contenti i suoi aguzzini hanno lasciato la giornalista nella sua cella con le mani legate ad un palo di metallo sul soffitto.

Quando il giorno dopo è comparsa davanti ai procuratori della Sicurezza di stato per l’interrogatorio, Abdel Fattah, nonostante le minacce ricevute, affiancata dai suoi avvocati ha denunciato in dettaglio tutte le violenze subite dal momento del suo arresto. Da lì, con l’ordine di detenzione prorogato per altri 15 giorni, è tornata nelle mani dei suoi torturatori.

Esra Abdel Fattah è solo una delle oltre 3.000 persone arrestate dopo le proteste del 20 settembre scorso, le prime dopo anni ad attraversare le strade dell’Egitto, in quella che è la più vasta campagna di arresti del regime di al-Sisi. Recentemente il regime ha rilasciato oltre 500 arrestati, ma sono decine gli attivisti politici, gli avvocati, i giornalisti e i difensori dei diritti umani finiti in manette nell’ultimo mese e tutt’ora in carcere. La triste novità è che stavolta neppure le figure più in vista, come Esra, vengono risparmiate dalle torture fisiche

Pino Dragoni

da il manifesto