Sansonetti, L’Altro e i fascisti di casa Pound
- giugno 17, 2009
- in antifascismo, riflessioni, testimonianze
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Imbarazzo o rabbia, o forse entrambi. E’ difficile scegliere le parole non cui rapportarci all’Altro. L’Altro in questione è il neonato quotidiano di Piero Sansonetti, ex direttore di Liberazione in rotta col giornale e col partito, lanciato in una nuova iniziativa editoriale che gli consentisse di esprimere la sua “nuova idea di sinistra capace di rompere i tabù e dialogare oltre i vecchi steccati». Fin qui nulla di male , ognuno dialoga con gli pare, verrebbe da dire.Ma nelle colonne dell’Altro gli interlocutori sono veramente quelli che non ci si aspetterebbe in un giornale che si fregia del sottotitolo “la sinistra quotidiana”.C’è l’intervista a Gianluca Iannone, capo dei “fascisti del terzo millennio” di Casapound, mezza pagina senza contraddittorio in cui si bercia contro l’antifascismo e si rivendicano inesistenti lotte sociali, in una forma che ricorda più il volantino di propaganda che l’intervista critica (tralatro nel giorno del corteo contro il G8 sicurezza). C’è’ il racconto dell’incendio di Casapound Bologna, con tanto di eroica descrizione del federale locale, “personaggio interessante e controverso”, come lo definisce l’articolista. “Interessante e controverso” è una definizione perlomeno curiosa per chi, neanche due anni fa, è finito in carcere con l’accusa di associazione a delinquere con l’aggravante razzista per una quindicina di pestaggi e spedizioni punitive ai danni di immigrati. Ma non c’è da stupirsi, se a scrivere di politica è Ugo Maria Tassinari, giornalista e studioso della destra radicale che, nella più classica tradizione dell’esperto che si innamora del proprio oggetto di studio, oggi partecipa e promuove le iniziative dei neofascisti (pardon, dei fascisti del terzo millennio) oltre che a bazzicare il loro forum. Oppure se ad occuparsi di futurismo si chiama Miro Renzaglia, principale animatore della galassia culturale della destra radicale e firma di punta di NoReporter, il sito d’informazione gestito da Gabriele Adinolfi (ex Terza Posizione, condannato e riparato a Parigi, rientrato in Italia recentemente per la sopraggiunta prescrizione) che ogni anno non manca di ricordare, con qualche articolo ammiccante, il compleanno di Adolf Hitler o la triste sconfitta militare di quel “Cancelliere” che per primo cercò di unificare l’Europa.Sono questi gli steccati da superare? Alla nuova sinistra serve rompere questi tabù? La ricerca di un approccio laico e postideologico alla società deve proprio passare per la legittimazione di chi, pur spacciandosi per “post”, in realtà è sempre lo stesso reazionario e xenofobo di sempre?Forse, in questa frenetica fuga dal novecento, Sansonetti avrebbe dovuto guardare un po’ più attentamente chi firma il suo giornale. Non per i trascorsi (praticamente tutti i quadri di Casapound provengono dal Movimento Politico, e ne hanno condiviso le traversie giudiziarie che l’hanno portato allo scioglimento in base al decreto Mancino, dopo uno stillicidio di aggressioni razziste e xenofobe su tutto il territorio italiano), giacché si fa sempre in tempo a cambiare idea, ma per il presente. Al di là di facili slogan di facciata, l’universo sedicente “non conforme” che ruota attorno a Casapound (in cui gravitano Tassinari come Iannone come Renzaglia) è tutto fuorché nuovo. Non sono nuovi i loro riferimenti culturali, da Benito Mussolini alla RSI. Non è nuova la loro violenza, quella delle mazze tricolori contro gli studenti a Piazza Navona, o quella dell’assalto alla casa occupata di Casalbertone a Roma, con tanto di coltellate al ventre a una madre di famiglia straniera. Non parliamo di generiche aggressioni di qualche anonimo razzista, ma di episodi che hanno visto coinvolti in prima linea e direttamente tutti i quadri di quest’organizzazione. Non sono nuovi nemmeno i loro protettori politici: la giunta omofoba e xenofoba di Flavio Tosi, a Verona, o quella romana di Gianni Alemanno, secondo cui aggredire un immigrato al grido di “sporco negro” è un problema di “bullismo.Chissà come fanno Sansonetti e i suoi collaboratori (Colombo e Azzaro) a guardare con preoccupazione alla deriva xenofoba che travolge sia l’Italia che l’Europa tutta e allo stesso tempo a flirtare intellettualmente con i fasciofuturisti. Voglia di protagonismo? La tentazione di porre e di concludere “gli anni 70”?Superare gli opposti estremismi oppure appiattirli in un “destra o sinistra infondo erano ragazzi che lottavano per un’ideale”.Gli stessi ideali che portavano partigiani e republichini a combattere su due opposte barricate.Cosa c’è di nuovo, cosa c’è di post? Davvero invitare ad un dibattito Giampiero Mughini o Valerio Morucci è sufficiente per candidarsi a interlocutore democratico, laico e trasversale?C’è una strategia politica precisa che un pezzo della destra radicale italiana sta perseguendo da anni: rappresentare sé stessa come un universo nuovo, pragmatico, scevro da dogmi e pregiudizi, capace di dialogare a 360° e di comparire sulle pagine di Cioè come a Porta a Porta o in una giunta comunale. Si dipinge come vittima del “trinariciuto antifascismo”, reo di volerne impedire la libertà d’espressione, ed in questo trova facile sponda nel più generale discorso di revisionismo e negazione dei valori democratici e civili portato avanti, in maniera ben più incisiva, dal PDL.Il superamento del binomio fascismo/antifascismo, la ricerca di una sintesi superiore, ha poco a che vedere con la voglia di uscire dal novecento. C’è chi queste cose le diceva già 30 anni fa: si chiamava Terza Posizione, ed è stata sciolta all’indomani della strage di Bologna.Forse Sansonetti può farsi raccontare qualcosa dal loro esperto Ugo Maria Tassinari che nei suoi libri descrive TP o i NAR come una specie di Autonomia Operaia di destra (!) o ancora meglio può farsi raccontare qualcosa da Gabriele Adinolfi, ex dirigente di TP e vero regista culturale di questa operazione politica in atto (che non a caso nei suoi scritti saluta esplicitamente l’Altro come uno dei fenomeni innovatori più positivi nel panorama politico nazionale, insieme al trionfo leghista ed all’affermazione del PDL). Operazione a cui l’Altro partecipa, in buona o malafede, e che ogni giorno legittima un po’ di più i neofascisti, i razzisti, gli omofobi.Facciamo anche notare che questo non è il primo appello che viene diffuso invitando la sinistra, di movimento e democratica, la cittadinanzaattiva e le culture antifasciste a prendere una posizione definitiva contro la tendenza alla normalizzazione di organizzazioni neofasciste, con particolare attenzione a Casapound e all’ambiguità della sua facciata ripulita. Appelli che in altre occasioni hanno ricevuto l’adesione anche di associazioni partigiane, di partiti e movimenti prossimi alla linea editoriale dell’Altro e delle testate che ospitano queste righe. Righe che vogliono essere un contributo a chiudere una fase di eccessiva ingenuità.Con cui stampa e mass media, al di là della presunta provenienza culturale e politica, offrono riflettori a quei rottami del peggior novecento che in modo sempre più furbo si riaffacciano nei nostri territori.
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Si tratta di un episodio che tendo a leggere come la prosecuzione di un percorso iniziato ormai dall’inizio degli anni ’90, con la retorica stantia del presunto anticonfomismiso. Si è trattato, sin dall’inizio,- per opera di alcuni attori (generalmente, in senso “teatrale”) pronti a montare sul palco della destra fascista (ricambiando, dove potevano l’ospitalità) – del controcanto pseudo-alternativo della politica istituzionale di pacificazione bipartisan.
Infine, l’abusata “alterità” (fittizia) – ormai fritta e rifritta – funge a giusto titolo da etichetta (come si conviene a ogni patacca che si rispetti).
In questo senso, per chi sa leggere criticamente, “L’Altro” è il vero e proprio Nome della cosa…