Ronde, Maroni detta le regole. E’ possibile intervenire in flagranza di reato.
- giugno 17, 2009
- in emergenza, riflessioni, sicurezza
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Le ronde dilagano. Ormai sono un fenomeno entrato nel senso comune, se è vero che la nascita delle «ronde nere», con tanto di divise naziste e struttura paramilitare apertamente rivendicata, armi e logistica pesante, hanno provocato solo una pigra reazione delle procure di Milano e Torino con l’apertura di fascicoli d’indagine senza indagati. Nel frattempo una fantomatica «cellula brigatista» over 50, raffazzonato gruppetto d’improbabili militanti a metà strada tra il folklore, il millantato credito e l’Alzheimer, gente che brigatista non è mai stata quando le Br esistevano davvero, più di 20 anni fa, ha scatenato una tempesta. Due anni d’inchiesta, pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche della Digos, una montagna di denaro pubblico per un pugno di mosche e tanto allarme funzionale ad un clima d’intimidazione sociale pre-G8. Intanto piccole bande armate crescono nelle nostre province sotto le mentite spoglie delle ronde. Strutture che, di fatto, mettono in discussione il monopolio della forza legittima detenuto dallo Stato. Per tacitare le polemiche, il Viminale ha reso noto il regolamento d’attuazione che dovrà disciplinare l’iscrizione delle «ronde» nei registri prefettizi, una volta approvato dal Parlamento in via definitiva il disegno di legge sulla sicurezza. «Le associazioni dei volontari non potranno utilizzare simboli e nomi che riportano a partiti politici». Proibito anche l’uso delle armi e di altri strumenti di coercizione come corde o manette, manganelli, spray urticanti e «qualsiasi oggetto atto a offendere». Le persone con precedenti penali non potranno far parte delle squadre di volontari, al contrario sarà favorito il reclutamento di guardie giurate ed ex appartenenti alle forze dell’ordine. Secondo il ministro dell’Interno Maroni, questo regolamento metterà «fuorilegge» tutti quei gruppi, come sono appunto le «ronde nere», che mirano a sostituirsi alle forze dell’ordine. I componenti delle squadre, composte di un minimo di tre a un massimo di cinque persone, «dovranno limitarsi alla segnalazione» delle situazioni di pericolo e dunque saranno dotati di telefonini oppure radiotrasmittenti collegate direttamente con le centrali operative. Insomma niente intervento diretto «sia esso per l’identificazione o il controllo delle persone». Il regolamento, tuttavia, non risolve un problema di fondo: in caso di «flagranza di reato» l’articolo 383 del codice di procedura penale autorizza anche i privati a procedere all’arresto. Forti di questa norma, le ronde potranno comunque intervenire ed è evidente la differenza tra l’eventuale soccorso, del tutto casuale, di un cittadino che viene a trovarsi di fronte ad un evento-reato, e quello di squadre di volontari che girano appositamente per le strade. Per il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia Enzo Marco Letizia, è un «azzardo» consentire ai possessori di porto d’arma di partecipare alle ronde. «Secondo indiscrezioni – osserva Letizia – il regolamento attuativo consente l’iscrizione nei registri prefettizi anche a chi detiene o abbia un porto d’arma. Il legislatore azzarda davvero troppo ad avere fiducia nei possessori di un’arma, poiché forte sarà la tentazione, a cui i più deboli non sapranno resistere, di portarsi l’arma nel controllare il territorio». Nelle case degli italiani, ricorda sempre il segretario dell’Anfp, «ci sono circa 10 milioni di armi: siamo molto preoccupati, anche perché le norme sulle verifiche psichiche dei detentori di un’arma da fuoco sono sostanzialmente fumose e inefficaci, come dimostra la storia italiana degli omicidi e delle stragi della follia». Altro aspetto inquietante è quello del finanziamento. Il regolamento vieta elargizioni pubbliche, il che non rassicura affatto perché le ronde potrebbero finire al soldo di consorzi creati da commercianti e imprenditori locali, o di potentati e mafie del posto. Ancora peggio, come hanno ricordato i sindacati di polizia, «il vero rischio è legittimare azioni incontrollabili di associazioni mafiose e camorristiche così come quelle di cittadini esaltati». Alle ronde nere ha già risposto la brigata ebraica, attraverso il responsabile delle politiche giovanili del Pri Vito Kahlun, pronta con le controronde. Creare «strutture unitarie di vigilanza operaia e popolare sui territori» per contrastare i nascenti gruppi paramilitari della destra, è invece la proposta lanciata da Marco Ferrando del Pcl. Tira un’aria da repubblica di Weimar.
Paolo Persichetti da Liberazione
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“raffazzonato gruppetto d’improbabili militanti a metà strada tra il folklore, il millantato credito e l’Alzheimer”…ovvero come condire le stronzate messe in piedi dalla procura con un po’ d’infamità gratuite scritte senza conoscere nè i fatti nè le persone coinvolte e la loro storia. Dal PCI fino ad oggi siete sempre le solite merde.Paolo Persichetti l’ultimo dei fringuelli ad esibirsi in canti che compiacciano il padrone mentre se ne sta chiuso in una gabbia. VERGOGNA!