Milano: vietato lavorare a operaio marocchino all’Atm
Non solo non poteva partecipare, in quanto privo di cittadinanza italiana, al bando Atm per fare l’operaio al reparto manutenzione. Essendo anche marocchino, i rischi erano anche altri e molto gravi. E dunque è un bene che il Regio Decreto del 1931, contestato dalla difesa di Mohamed Hailoua e messo pubblicamente in dubbio dallo stesso presidente dell’azienda Elio Catania, abbia messo certi paletti. Lo sostiene la memoria difensiva di Atm depositata dagli avvocati Alberto Rho e Claudia Muro al Tribunale del lavoro contro il ricorso presentato un mese fa dai legali del diciottenne Hailoua. Un ricorso marchiato come “sensazionalistico”, un “processo alle intenzioni”. Il passaggio chiave è a pagina 41 del documento: “Il servizio di pubblico trasporto involge delicati aspetti di sicurezza pubblica, ed è particolarmente esposto, ad esempio, a rischi di attentati. È proprio di questi giorni la notizia, apparsa sulle maggiori testate giornalistiche, che cinque terroristi magrebini avrebbero organizzato un attentato nella metropolitana milanese che avrebbe dovuto realizzarsi prima delle elezioni del 2006”. E ancora: “Il legame personale del cittadino allo Stato dà maggiori garanzie in relazione alla sicurezza e incolumità pubblica”. Potenziale terrorista, dunque. E non conta che il posto di lavoro in questione non sia quello, delicato, del conducente. “Un’analoga delicatezza – si legge ancora – deve rinvenirsi, altresì, nell’attività di chi opera manutenzione dei mezzi, o di chi svolge, su di essi, comunque attività di tipo tecnico”. Potenziale sabotatore, infine. Una tesi destinata a sollevare ulteriori polemiche, anche se Atm, ieri sera, provava a smorzare i toni con una nota. La memoria è solo “un documento tecnico che ha come obiettivo quello di dimostrare l’azione temeraria contro l’azienda”, che peraltro si dichiara “disponibile ad una revisione costruttiva del Regio Decreto che possa aprire il mercato del lavoro anche a soggetti extracomunitari per dare la possibilità, ad esempio, ad un cittadino giapponese di lavorare in un Atm Point per dare supporto” durante In difesa dell’azienda si schiera il vicesindaco De Corato: “Le accuse di razzismo sono assurde, è un’operazione studiata a tavolino per farsi un po’ di pubblicità. Atm rispetta una legge dello Stato dettata da ragioni di sicurezza. E che gli ultimi inquietanti episodi su progetti di attentati islamici nella metropolitana inviterebbero a non modificare”, sempre in ottica Expo. Ma quanto al terrorismo, è lo stesso procuratore aggiunto Armando Spataro a puntualizzare: “La metropolitana milanese non ha corso alcun rischio nel 2006 poiché, più che un piano per un attentato, l’inchiesta della Procura di Milano ha posto in luce solo l’esistenza di un vago progetto, mai entrato neppure nella fase preparatoria”.
fonte: la Repubblica
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