L’ arresto di Nicoletta Dosio: l’Italia in due foto
- gennaio 02, 2020
- in misure repressive, no tav
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Nel tardo pomeriggio del 30 dicembre Nicoletta Dosio, storica attivista No Tav, è stata arrestata dai Carabinieri e dalla Digos.
E’ stata portata poi in carcere per scontare la pena di un anno a cui è stata condannata per una manifestazione del 2012 insieme ad altri 11 attivisti. La manifestazione, che aveva visto centinaia di No Tav invadere l’autostrada che da Torino porta in Francia, avveniva nel contesto di una intensa settimana di mobilitazione avvenuta dopo la caduta di Luca Abbà dal traliccio in occasione dell’ampliamento del cantiere di Chiomonte. La rabbia era molta e in tutta Italia semplici cittadini erano scesi in piazza per manifestare la propria solidarietà al popolo valsusino in lotta. Il movimento No Tav aveva collettivamente deciso, a seguito delle dichiarazioni del premier Monti, di alzare i caselli dell’autostrada più cara d’Italia per venti minuti e far transitare liberamente le auto per protestare contro il governo, ma anche per evidenziare il rapporto stretto che c’è tra la costruzione delle grandi opere inutili e il carovita che colpisce tutti. Le tasse degli italiani impiegate nella costruzione del Tav Torino – Lione si sarebbero potute utilizzare per scopi diversi, ad esempio per la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti e dunque erano e sono tutt’ora ingiusti balzelli rapinati per fini privatistici.
Come un segno del destino, a cui non crediamo, ma che se esistesse in questi ultimi mesi sarebbe stato molto avaro nei confronti delle lobby del cemento e del tondino, nello stesso momento in cui Nicoletta veniva trasferita in carcere, sull’autostrada A26 crollava parte della volta di una galleria per fortuna senza causare feriti. Un ennesimo crollo sulle autostrade della Liguria e del Piemonte dopo quello tragico del ponte Morandi e quelli per caso senza vittime dell’ultima ondata di nubifragi.
Un paese che si sgretola alla prima pioggia è la prima foto dell’Italia di oggi. Ma non solo, un paese in cui i responsabili di questi disastri rimangono impuniti, mentre ancora nel teatrino parlamentare si discute sull’opportunità o meno di ritirare le concessioni delle autostrade liguri ai Benetton. Un paese in cui la regola del profitto, della gestione privata del bene pubblico è la vera unica norma inviolabile che si abbatte sulla testa tanto di chi incolpevole subisce gli effetti della malagestione, tanto su quella di chi frappone il proprio corpo e la propria mente a questa logica omicida.
Quel semplice gesto di Nicoletta e di molti altri No Tav è stato condannato così duramente dal tribunale di Torino complice del potere del cemento e del tondino, non per la gravità del fatto (un casello aperto al libero transito per 20 minuti), ma perché dimostrava che c’era un’altra possibilità rispetto all’arrendersi all’inerzia di questi ciclici disastri, venduti come sventure, ma con responsabilità invece specifiche. Responsabilità di Stato, di aziende, di polizia e costruttori. Il gesto di quella giornata dimostrava che ci si poteva ribellare all’uso privatistico del denaro pubblico e ai profitti astronomici che pochi fanno su infrastrutture costruite con i soldi di tutti e oltretutto mal gestite. Si colpiva dove fa più male: nel portafoglio di aziende come SITAF, come Autostrade per l’Italia.
La seconda foto dell’Italia di oggi è quella del sorriso sereno di Nicoletta mentre viene arrestata, che è il sorriso di una intera resistenza. Un’Italia che dal basso, con dignità, contro la meschinità e l’odio dei potenti si oppone alle ingiustizie, a qualsiasi età e in qualunque luogo, perché oggi è sempre il tempo di resistere. Mentre i potenti nascondono i loro volti da topi di fogna quando vengono beccati per una malefatta, piagnucolano per non essere processati, ridono al telefono durante i disastri e se ne infischiano dei morti che hanno sulla coscienza, Nicoletta affronta la repressione di Stato a testa alta, con il suo popolo, i cittadini di Bussoleno, che scende spontaneamente in piazza per opporsi all’arresto con un muro popolare che per due ore impedisce ai carabinieri di trasferirla a Vallette. Nicoletta ha rifiutato le misure alternative al carcere, perché non voleva farsi carceriera di se stessa ai domiciliari, perché non voleva un trattamento diverso dai molti che finiscono in galera ogni giorno ingiustamente o a causa di un sistema che sfrutta ed emargina, nonostante la sua età. Le ha rifiutate per dimostrare che l’orgoglio di una resistenza vale molto di più della vergogna di uno Stato che subdolamente e di nascosto arresta una anziana (solo anagraficamente) signora in una notte tra Natale e Capodanno per proteggere gli affari sporchi di imprenditori parassiti, politici e mafiosi. Ci dice che si può sempre fare paura al potere anche quando questo sceglie di rinchiuderci e cerca di intimidirci e umiliarci.
L’arresto di Nicoletta è l’ennesimo segno della stupidità di un potere che si fa forte coi deboli e debole coi forti, che applica la legge alla lettera in maniera il più punitiva possibile nei confronti di una legittima protesta e usa gentilezze e deroghe nei confronti chi devasta, distrugge e uccide in nome del proprio tornaconto personale. Una legge e un potere così, come ci insegna il movimento No Tav, non si può che violare, non si può che deridere, non si può che contrastare. Il popolo valsusino e i No Tav di tutta Italia hanno già dichiarato che non lasceranno sola Nicoletta e tutti gli/le altr* compagn* colpit* dall’ingiustizia di Stato e che rinnoveranno il loro impegno nella lotta perché liberare tutti, ancora una volta, vuol dire lottare ancora. In tutto il paese sono in corso e lo saranno nei prossimi giorni presidi e manifestazioni di solidarietà.
Alle sirene del potere, ai giornali compiacenti, a chi sfrutta e devasta non possiamo che ripetere che non si può fermare il vento.
da InfoAut