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Nel lager di Stato di Gradisca un’altra morte annunciata

Sabato è morto un cittadino georgiano di 37 anni nel CPR goriziano. Per i testimoni “è stato pestato dalle guardie”

Al Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Gradisca d’Isonzo alle prime ore di sabato 18 gennaio è morto un cittadino georgiano di 37 anni. E’ la seconda morte di CPR nel giro di una settimana, sabato scorso la campagna LasciateCIEntrare aveva dato notizia del decesso per cause ancora poco chiare di Aymed, giovane tunisino rinchiuso a Caltanissetta.

Vakhtang Enukidze era stato trasferito dal CPR di Bari Palese, dopo che il centro pugliese era stato reso inagibile da una delle tante proteste che da mesi si susseguono contro le condizioni ignobili e di privazione della libertà a cui sono sottoposti cittadini stranieri senza documenti e richiedenti asilo.

Fin dal 16 dicembre, giorno della sua (ri)apertura, dal CPR di Gradisca sono trapelate notizie estremamente preoccupanti, tra atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e denunce degli operatori di improvvisazione dell’ente gestore, con pasti immangiabili, scarsa igiene e gravi carenze nell’assistenza sanitaria e psicologica, nonché una difficoltà dei legali di esercitare un pieno diritto alla difesa. Almeno tre i tentativi di fuga di cui si ha notizia avvenuti in queste settimane. Del resto dal curriculum di una cooperativa come Edeco, aggiudicataria del bando di gara [1], già finita sotto svariate inchieste giudiziarie ed ente gestore della tendopoli di Cona (VE), non ci si poteva attendere nulla di buono.

Rispetto alla ricostruzione dei fatti, in queste ore sono ancora due le versioni che stanno circolando.
La prima, ripresa da pochi siti di informazione come Fanpage.it e Pressenza, riporta direttamente le voci dei reclusi raccolte da diverse reti di attivisti e confermate da alcuni dei legali nominati dai migranti.

Tutti i testimoni affermano di avere assistito ad un vero e proprio pestaggio da parte delle forze dell’ordine intervenute a più riprese contro il cittadino georgiano, aggiungendo anche di temere per la loro incolumità e che dentro il CPR il clima è oppressivo.

La seconda, che pare confezionata come risposta della prima, riprende una notizia del quotidiano del FVG “il Piccolo” e trova spazio in numerose agenzie di stampa, sulla Rai e su vari siti di informazione. Già dal titolo del quotidiano, “Rissa all’interno del Cpr di Gradisca: muore un migrante georgiano”, è chiara la volontà dell’articolo di scagionare la polizia e indicare i presunti colpevoli dell’omicidio.

Ieri come pronta risposta si è svolta una manifestazione promossa dalla “Rete regionale contro i CPR e le frontiere” che i migranti hanno accompagnato con una protesta interna repressa dalla polizia.

Per questo pomeriggio è invece prevista la visita del Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, che in un nota assicura “che la vicenda sarà seguita in ogni suo aspetto da un organismo indipendente nella consueta ottica di rispetto dei diritti delle persone private della libertà, del sostegno di chi opera in situazioni così complesse, di rispetto della comunità locale che ha il compito di ospitare tali strutture“.

Confidiamo che il Garante riesca a parlare a lungo con le persone trattenute nel CPR, visto che da ieri i legali non riescono più a mettersi in contatto con i loro assistiti in seguito al sequestro dei telefoni da parte delle forze dell’ordine. E ci auguriamo che riesca a visionare i filmati delle telecamere prima che le registrazioni siano cancellate.

Dal canto nostro faremo tutto il possibile per tutelare le persone rinchiuse e garantire che emerga la verità e sia fatta giustizia, e perché si chiudano definitivamente questi lager.

Progetto Melting Pot Europa

da meltingpot.org