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Decreti sicurezza, una fabbrica di migranti irregolari

Ghettizzazione e povertà, nel rapporto di Amnesty international «I sommersi dell’accoglienza» emerge il quadro di instabilità che sta cancellando la possibilità di un percorso di inclusione sostenibile

I decreti sicurezza voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini hanno peggiorato il sistema di accoglienza in Italia e stanno generando ghettizzazione e povertà, sia economica che sociale. Con il conseguente aumento delle vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali. In particolare, le misure che escludono i richiedenti asilo dal sistema dell’accoglienza e l’abolizione della protezione umanitaria privano molte persone di uno status legale, favorendo di fatto il rischio di marginalità sociale ed economica.

È quanto spiega il report I sommersi dell’accoglienza curato dal ricercatore e sociologo Marco Omizzolo per Amnesty International Italia. «Entro quest’anno il numero di migranti irregolari in Italia potrebbe superare quota 670 mila – si legge -. Un numero più che doppio rispetto a cinque anni fa, quando i migranti irregolari stimati erano meno di 300 mila. Ai ritmi attuali, i rimpatri dei migranti senza permesso di soggiorno avranno un effetto certamente marginale. Per rimpatriarli tutti, infatti, sarebbero necessari 90 anni e solo a condizione che non arrivi più alcun irregolare. Si tratta di un’ipotesi irrealizzabile».

Non solo. Con il taglio dei finanziamenti previsto nel decreto Sicurezza, per i piccoli e i grandi centri dedicati alla prima accoglienza «i servizi per l’inclusione non rientrano più tra le spese sostenibili. L’assistenza sanitaria alla persona viene fortemente ridimensionata, con un crollo delle prestazioni minime richieste e del personale deputato al loro svolgimento: i centri di accoglienza collettiva subiscono un taglio dei finanziamenti pro die pro capite fino al 28%, da 35 euro a 25,25 euro, per le strutture in grado di accogliere tra i 51 e i 300 richiedenti asilo. Ancora più penalizzata risulta l’accoglienza diffusa con tagli fino al 39%».

Amnesty International chiede al governo modifiche urgenti alla normativa vigente: assicurare a tutte le persone che entrano in Italia l’esercizio reale del diritto di chiedere protezione e accoglienza; adottare misure per impedire ai beneficiari di protezione umanitaria di perdere il proprio status per evitare che precipitino in condizioni di marginalità e sfruttamento; garantire la regolarizzazione per coloro che sono finiti in condizioni di illegalità per gli effetti del decreto. E ancora: consentire la registrazione anagrafica anche ai richiedenti asilo; ristabilire servizi professionali per i percorsi di inclusione come le consulenza legali.

Per capire gli effetti della norma voluta da Salvini basta controllare gli ultimi bandi per l’accoglienza: non prevedono più la necessità dell’insegnamento della lingua italiana o il supporto alla preparazione per l’audizione in Commissione territoriale per la richiesta di asilo, né la formazione professionale e la gestione del tempo libero. Inoltre, il decreto Sicurezza impedisce l’accesso al sistema Siproimi (gli ex Sprar) ai richiedenti asilo, una scelta che aumenta la possibilità che molte di queste persone rimangano nella sfera della prima accoglienza e quindi in situazione di particolare vulnerabilità. Infine, è stata abolita la protezione umanitaria: numerosi individui, che in precedenza sarebbero stati regolari, si ritrovano in una condizione di illegalità e a rischio espulsione.

«Queste misure hanno un impatto devastante sulla vita delle persone presenti sul territorio italiano, togliendo loro un’identità, trasformandole in fantasmi, privandole di alloggio o di cure mediche. Oltre a non rappresentare la soluzione di alcun problema sono semplicemente disumane» ha ribadito Gianni Rufini, direttore di Amnesty.

Adriana Pollice

da il manifesto