«Il governo Conte bis non solo non ha abrogato il primo decreto Sicurezza, voluto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma lo sta applicando nella sua forma restrittiva e addirittura in modo retroattivo» è l’accusa che arriva dagli attivisti dell’Ex Canapificio che gestiscono il progetto Siproimi (ex Sprar) di Caserta. «Un anno fa – spiegano – lo Stato diceva a 56 persone accolte nel nostro Sprar: «Costruisci qui il tuo futuro, studia, impara un lavoro, contribuisci alla crescita del territorio. Oggi lo Stato caccia queste stesse persone cui aveva chiesto di entrare nel nostro tessuto sociale. Lo Stato dice ai migranti che stanno aspettando risposta alla loro richiesta di protezione internazionale e a chi è in fase di ricorso: mentre si decide che fare del tuo permesso di soggiorno ti sposto come un pacco in un Centro di accoglienza straordinario senza più scuola, formazione professionale, inclusione sociale».
Il ministero dell’Interno, infatti, ha inviato una circolare lo scorso 19 dicembre che prevede l’espulsione di questa fetta di migranti verso i Cas predisposti dalle prefetture e, intanto, impone lo stop ai servizi: «Dal primo gennaio – si legge nel testo – nei confronti dei richiedenti asilo temporaneamente accolti nel Siproimi, nella more della conclusione dell’iter dei trasferimenti, non dovranno essere erogati e, quindi, rendiconti i servizi per l’integrazione».
Salvini ha abbandonato il governo da agosto eppure il decreto Sicurezza continua a produrre effetti e, come racconta il report I sommersi dell’accoglienza curato da Marco Omizzolo per Amnesty International Italia, sta generando ghettizzazione e povertà, con il conseguente aumento delle vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali. I 56 migranti presenti a Caserta che il ministero trasferirà nei Cas erano arrivati nello Sprar prima del 5 ottobre 2018, cioè prima che la norma salviniana entrasse in vigore. Spiegano gli attivisti: «Questo significa che il Viminale continua ad applicare il decreto in modo retroattivo, malgrado la sentenza della Cassazione, a sezioni unite, del 24 settembre scorso che condanna l’applicazione retroattiva del decreto».
La maggior parte dei migranti che usciranno dal progetto di integrazione gestito dall’Ex Canapifico vengono dal Ghana e dalla Costa d’Avorio, età media 25 anni. Ci sono persone vulnerabili e irrimpatriabili come Hamed, 39 anni, che è cieco: «La sua richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari è stata rigettata – raccontano – . Per questo dovrà lasciare lo Sprar e fare a meno dell’assistenza degli operatori. A noi ha detto “Mi sento impotente e sperduto. Finirò in mezzo a una strada e non vedendo nulla. Ho paura”». Sanogo Abdulahi viene dalla Costa d’Avorio: a causa della guerra civile è finito per tre anni in carcere, ha perso la famiglia e ha anche subito una menomazione a un orecchio. «Anche a lui è stata bocciata la richiesta di asilo anche se a noi sembra un caso chiaro di irrimpatriabilità – spiega Virginia Crovella -. Eppure Sanogo è integrato nella comunità: è custode di una villetta, accompagna gli alunni a scuola attraverso il nostro progetto Pedibus. Quando la prefettura ci invierà le lettere di uscita, ai primi di febbraio, saremo costretti a lasciarli andare al loro destino».
Adriana Pollice
da il manifesto