Nella guerra contro i profughi sul confine greco-turco le democratiche e umanitarie istituzioni europee si sono spinte più in là di quanto i sovranisti di ogni risma avessero provato a fare. Guidate dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen
Dispiace dirlo, ma Salvini ha ragione. Quando si lamenta di essere accusato di fascismo per azioni che, se intraprese da altri politici, non producono alcuna reazione, purtroppo, ha ragione. Ciò che abbiamo visto in questi giorni lungo il confine tra Grecia e Turchia è probabilmente il livello più basso raggiunto dallo stato di diritto europeo. In confronto il caso Gregoretti o quello di Sea Watch impallidiscono.
C’è un paese membro che ha schierato l’esercito lungo il confine terrestre contro migliaia di civili. Nella zona di Evros ci sono unità d’assalto speciali e gruppi di nazionalisti armati che con la copertura e il sostegno delle istituzioni attaccano i rifugiati, li picchiano, li derubano e li respingono. Sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo agenti di polizia e soldati sparano proiettili e lacrimogeni contro i civili accalcati al di là della rete. Per adesso ne hanno ucciso sicuramente uno, si chiamava Muhammad al-Arab (qui il video che smentisce le autorità greche che negano la loro responsabilità).
Il governo di Nea Dimokratia guidato da Kyriakos Mitsotakis ha sospeso la Convenzione di Ginevra e il sistema d’asilo. La guardia costiera greca ha attaccato un gommone con delle persone a bordo, tra cui minori, colpendone alcune con un bastone e sparandogli vicino nei pressi dell’isola di Kos. Nelle acque dell’isola di Kastellorizo, invece, ha aperto il fuoco contro due imbarcazioni ferendo alcune persone. Davanti all’isola di Lesbo la marina ha indetto proprio in questi giorni esercitazioni navali, mentre nella zona di Evros lo ha fatto il IV Corpo militare, utilizzando artiglieria e carri armati nelle aree in cui stanno provando a transitare i profughi di guerra.
Martedì 3 marzo i rappresentanti delle istituzioni europee sono volati in Grecia. Insieme a Mitsotakis hanno parlato il presidente del parlamento europeo David Sassoli (Partito democratico), il premier croato Andrej Plenkovic, presidente di turno del Consiglio Ue, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Sassoli ha fatto cenno alla necessità di una politica dell’immigrazione europea e Mitsotakis all’esigenza di difendere la sovranità greca contro l’eterno nemico turco. Ma è stata von der Leyen la vera protagonista della conferenza stampa, quella che ha dettato la linea dell’Unione Europea.
«Grazie alla Grecia per essere il nostro scudo – ha detto l’esponente politico del partito cristiano democratico tedesco (Cdu) – Le autorità greche stanno svolgendo un compito molto difficile per contenere la situazione e voglio ringraziare le guardie di frontiera, la guardia costiera, la polizia e i civili per i loro instancabili sforzi».
E ancora: «La nostra priorità è assicurare il mantenimento dell’ordine alla frontiera greca, che è anche una frontiera europea. Sono più che disponibile a mobilitare tutto il supporto necessario per le operazioni alle autorità greche. Dietro richiesta della Grecia, Frontex si sta preparando a mettere in campo una squadra di controllo del confine. Frontex ha messo a disposizione una nave off-shore, sei navi di pattuglia lungo le coste, due elicotteri, un aeromobile, tre veicoli di termovisione, 100 guardie di frontiera».
Ursula van der Leyen con il linguaggio marziale e l’atteggiamento di una generale dell’esercito ha espresso la solidarietà dell’Unione alle pratiche illegali e criminali che il governo greco sta attuando in queste ore lungo il suo confine di mare e di terra e ha detto chiaro e tondo di essere pronta a schierare i militari per combattere il nemico invasore, cioè i profughi in fuga dalla guerra. «Mandate i militari», aveva detto poche ore prima Matteo Salvini. Prontamente scavalcato a destra proprio da quella figura istituzionale intorno alla cui votazione si sono uniti a Bruxelles il Partito Popolare (di cui fa parte Forza Italia), Renew Europe (cui fa riferimento Più Europa), Socialisti e Democratici (cui aderisce il Partito Democratico) e il Movimento 5 Stelle (che è nel Gruppo misto).
Il fascismo di quelli che nei mesi scorsi avevano indossato i panni dell’antifascismo porta con sé un altro paradosso: l’umanitarismo dei dittatori. Così in questo presente disgraziato abbiamo dovuto provare persino l’umiliazione di leggere le parole pronunciate dall’uomo che massacra i civili curdi in patria e all’estero, sostiene le milizie jihadiste in Siria, incarcera decine di migliaia di oppositori in Turchia e usa le vite di tre milioni di rifugiati come arma di ricatto. «Tutti i Paesi europei che oggi chiudono le porte ai migranti, li picchiano e colpiscono con bastoni e cercano in tutti i modi di mandarli indietro, calpestano i diritti umani stabiliti dalle convenzioni internazionali – ha detto il presidente turco Erdogan – I greci per non prendere i migranti nel proprio Paese li fanno affogare, sparano persino contro i gommoni: non si dimentichino che un giorno potrebbe capitare a loro di essere in queste condizioni».
Le parole della generale Ursula e gli effetti che sortiranno, la fine delle convenzioni internazionali che proteggono i diritti dei rifugiati, l’utilizzo dei militari contro i civili sono cesure enormi nella costruzione europea. Fosse anche solo nei confronti della sua retorica ufficiale di spazio dei diritti e delle libertà. Non fosse altro per la sfacciataggine con cui simili azioni criminali contro civili profughi di guerra non solo non vengono nascoste, ma sono persino rivendicate pubblicamente. È un passo a destra molto netto, che sposta le istituzioni dall’estremismo di centro – cioè quei dogmi neoliberali di austerità che hanno affamato l’Europa mediterranea e creato i presupposti sociali ed economici per la guerra tra poveri, il razzismo e l’imbarbarimento – verso una concezione dell’uso della forza autoritaria ed esterna al sistema di vincoli e limiti imposto dal diritto comunitario e internazionale.
Il fascismo, del resto, ha sempre avuto bisogno di qualcuno che aprisse la porta.
da DINAMOpress