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I presunti untori

Nel paese in cui governo e Confindustria si rifiutano di chiudere migliaia di uffici e fabbriche, nel paese in cui ci sono 231 aziende produttrici di armi e munizioni e una sola azienda che produce ventilatori artificiali, nel paese in cui un’impresa di Brescia vende agli Usa mezzo milione di tamponi (quelli che mancano negli ospedali, già devastati da anni di tagli) alcuni sentono il bisogno di trovare i nuovi untori

Alcuni quotidiani e tanti benpensanti e paladini della tolleranza zero a ogni occasione sono scatenati nell’additare qualche giovane sorpreso a fare da solo jogging come se fosse un untore (leggi anche Criminalizzare chi fa jogging e passeggiate: l’ordinanza dell’Emilia-Romagna sotto la lente del giurista). Ma per questi signori è giusto che milioni di lavoratori siano costretti ad andare a lavorare spesso in strutture e con mezzi non sanificati e senza possibilità di precauzioni. E questo vale persino per il personale sanitario che infatti è stato colpito da tanti decessi per contaminazione.

Se in Italia abbiamo più morti che in Cina è perché in questo paese tutto è stato chiuso. A Singapore tutta la popolazione è stata sottoposta a tampone e lo stesso in Corea. In Italia abbiamo invece una impresa di Brescia che vende mezzo milione di tamponi agli Stati Uniti e le autorità lo permettono anziché requisire tale materiale e distribuirlo agli ospedali dove mancano i tamponi persino per i medici (che hanno già avuto 14 morti che si aggiungono a decine di personale sanitario deceduto).

Perché in Italia non sono state chiuse tutte le attività non indispensabili alla cura dei contaminati e alla prevenzione? Perché non s’è fatto come in Cina dove tante imprese sono state convertite nella produzione di materiale sanitario?

La risposta come ben sappiamo è che la logica liberista esclude l’arresto della produzione : l’economia (cioè i profitti) è sacra e questo si premono di dire subito i governi.

Di fatto le autorità sono responsabili della maggioranza dei morti da Covid-19 proprio per non aver predisposto le misure di arresto di tutte le attività, per non aver mobilitato tutto il possibile per reperire il materiale necessario, per aver per anni tagliato i fondi alla sanità pubblica e alla prevenzione sanitaria. E questo vale per la maggioranza delle morti da contaminazioni tossiche. Si pensi al caso di Taranto: perché gli operai dell’Ilva non sono stati messi in cassa integrazione tranne quelli da impegnare nella riconversione dell’impresa e nella bonifica del sito? Anche dei bambini morti a Taranto come a Priolo (Siracusa) e altrove i responsabili sono innanzitutto le autorità politiche e istituzionali che dovrebbero garantire innanzitutto la salvaguardia della vita degli abitanti del paese.

Salvatore Turi Palidda

pubblicato anche su Comune-Info