Torna la caccia all’untore straniero e le insostenibili “navi quarantena”
All’inizio gli untori erano i cinesi, poi gli italiani e ora ricominciano ad essere i migranti, in particolar modo i bangladesi
All’inizio gli untori erano i cinesi, poi gli italiani e ora ricominciano ad essere i migranti, in particolar modo i bangladesi. Dopo le proteste degli abitanti di Amantea, in Calabria, contro la presenza di 28 migranti dal Bangladesh, tra cui alcuni positivi al Covid-19, quest’ultimi (tredici persone) sono stati trasferiti martedì scorso all’ospedale militare Celio, a Roma.
Ieri invece, sempre al Celio, l’Agi riferisce che sono stati trasferiti undici uomini di origine pakistana arrivati in Sicilia a Pozzallo con la nave Fiorillo. Si tratterebbe di casi asintomatici, nessuno avrebbe ancora sviluppato la malattia. I migranti arrivati in Sicilia con la nave Fiorillo e gli altri giunti via terra tramite Porto Empedocle sono al momento ospitati alla struttura Don Pietro in contrada Cifali tra Comiso e Ragusa.Per far fronte al disagio, il Viminale ha pubblicato un nuovo avviso per la presentazione di manifestazioni di interesse relative al noleggio di unità navali da adibire a strutture provvisorie per l’assistenza e la sorveglianza sanitaria di migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi. In pratica si tratterebbero delle “navi quarantena”.
Eppure non siamo più in fase di lockdown. A Fiumicino se una persona arriva positiva non viene messa in un aereo-quarantena, ma viene invitata a fare la quarantena da solo. Al contrario i migranti sono più tutelati perché c’è un cordone di sicurezza che li porta fino alla struttura, mantenendo le distanze. Per il professor Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, le misure adottate dal governo Conte sono un “errore colossale”. È sbagliata, a suo dire, la decisione di tenere numerose persone potenzialmente infette stipate a bordo delle imbarcazioni. Intervistato dal Messaggero, il professore ha spiegato che la soluzione migliore sarebbe sottoporre in brevissimo tempo gli stranieri al test del tampone faringeo per poi provvedere a farli sbarcare.
Lasciando gli extracomunitari sulla nave, infatti, non si farebbe altro che aumentare il rischio di una maggiore diffusione del virus fra gli ospiti. Per avvalorare quanto afferma, il medico ha ricordato quanto è accaduto a bordo della Diamond Princess, la nave da crociera rimasta un mese bloccata a largo delle coste di Yokohama a causa di numerosi casi di coronavirus fra i passeggieri. La soluzione della nave-quarantena non fece che causare ulteriori danni.Ma non solo. Un conto è la quarantena a casa o a una struttura adeguata, un conto è rimanere isolati su una nave. Tenere le persone per lunghi periodi a bordo di una nave provoca un disagio psicologico. Non dimentichiamo che il 20 maggio scorso – notizia data dal cronista di Radio Radicale Sergio Scandura -, un ragazzo tunisino di 28 anni si è gettato in mare mentre era a bordo del traghetto Moby Zazà, in rada a Porto Empedocle con 121 persone a bordo. Si è gettato ed è morto.