In quell’occasione molt* student* avevano dato vita a una contestazione contro un volantinaggio del FUAN, organizzazione razzista, sessista e xenofoba che fa riferimento a “Fratelli d’Italia”. I sei militanti dell’organizzazione di estrema destra come al solito erano scortati da un ingente dispiegamento di polizia.
Le forze dell’ordine durante la contestazione hanno arrestato un primo studente a freddo. Gli studenti e le studentesse hanno protestato vivacemente per farlo rilasciare cercando di impedire che la macchina della digos con lo studente a bordo partisse e la celere si è lanciata in cariche, arresti e pestaggi all’interno del Campus. Il bilancio della giornata fu di tre student* di UniTo arrestati, portati in carcere alla Vallette e successivamente rilasciati.
Quella giornata, lo spropositato uso della violenza da parte della polizia, la concessione da parte dell’università dello spazio a un manipolo di razzisti, la totale subalternità delle istituzioni universitarie alle azioni della questura, avevano portato a importanti momenti di riflessione collettiva all’interno dell’università che avevano coinvolto professori e professoresse, ricercatori e ricercatrici e l’intera comunità di UniTo. C’era la consapevolezza che non fosse più accettabile la continua provocazione di queste organizzazioni di estrema destra, coadiuvate dalla questura, e che fosse necessario schierarsi in maniera netta contro ciò che era avvenuto e il modo in cui era stato gestito da parte delle istituzioni universitarie.
Oggi, per quella giornata, divers* student* antifascist*, alcuni vicini a diversi collettivi che animano iniziative, dibattiti e socialità all’interno del Campus, altri che semplicemente hanno sentito la necessità di partecipare alla giornata toccati da quanto stava succedendo, sono stati colpiti da misure cautelari sproporzionate e assurde. Vengono notificati arresti domiciliari, obblighi di firma e divieti di dimora da Torino a studenti e studentesse che sono nati e vissuti in questa città, che qui hanno la loro famiglia e la loro casa e che studiano ad UniTo. Puniti perché antifascisti con l’esilio dalla città, misure d’altri tempi.
Naturalmente, come ormai da tempo, tutta l’operazione di polizia di questa mattina ha grande copertura mediatica con i giornali che diramano le solite veline della questura e ancora una volta giocano alla costruzione del mostro, tentando di circoscrivere la rabbia e l’impegno di quelle giornate ad antagonisti ed anarchici, proponendo l’ormai stanca narrazione di un gruppetto di perdigiorno dediti alla violenza che tengono in ostaggio l’università. Narrazione ridicola che vorrebbe trasformare gli aggressori in aggrediti, assurda per chiunque abbia attraversato quella giornata che ha visto una parte consistente della comunità universitaria prendere posizione rispetto a quanto successo. Ad evidenziare l’assurdità di questa ricostruzione sono le stesse misure cautelari che hanno colpito studenti e studentesse di diversi collettivi e anche non appartenenti ad alcuno di essi.
E’ evidente l’obbiettivo di annichilire l’impegno di chi in questi anni si è prodotto per cercare di costruire un’università più a misura di studente, più attenta a contrastare le retoriche razziste e sessiste che vengono propagandate da loschi individui in cerca di consenso elettorale.
Tutto ciò avviene nel momento in cui l’intero globo è scosso dalle mobilitazioni antirazziste partite dagli Stati Uniti. Mobilitazioni che hanno fatto emergere una nuova sensibilità su questi temi che ha portato in piazza migliaia di persone anche in Italia.
E’ caricaturale che in un momento del genere, con una pandemia in corso, la polizia e la procura di Torino siano impegnate a perseguire student* antifascist*. Imbarazzante che le istituzioni regionali piemontesi guidate dal centro destra ad emergenza in corso abbiano avuto il tempo di discutere misure ad hoc per escludere i giovani che si schierano contro le retoriche razziste dal welfare universitario. Fotografia plastica della miseria in cui versano queste istituzioni sono i sigilli posti sull’aula studio C1 dove studenti e studentesse si riuniscono da anni per studiare, dibattere e immaginare un’università diversa. Sigilli che vengono posti a monito, in un’università chiusa a causa della pandemia e che ancora non si sa quando e come riaprirà.
Alleghiamo di seguito il comunicato congiunto delle realtà universitarie torinesi che hanno vissuto quelle giornate:
Pioggia di misure cautelari per gli studenti e le studentesse antifascist*
Nuova vergognosa operazione della questura di Torino questa mattina a seguito dei fatti al Campus Luigi Einaudi del febbraio scorso durante i quali studenti e studentesse dell’università mostrarono il proprio disgusto per la presenza del Fuan, organizzazione neofascista, all’interno degli spazi universitari. In totale tre arresti domiciliari, sette misure di divieto di dimora nel comune di Torino e nove obblighi di firma quotidiana in commissariato, il bel regalino della digos nel mezzo dell’estate. Estate inaugurata dalla lotta no tav che sta vedendo giovani e giovanissimi protagonisti della mobilitazione. E guarda caso la questura ha deciso di colpire proprio loro.
Ricordiamo i fatti di quei giorni. Il 13 febbraio il Fuan si presenta per distribuire volantini contro il convegno “Fascismo, Colonialismo, Foibe”, scortati dalla polizia, come al solito. La reazione degli studenti e studentesse non si fa attendere, in tantissim* si attivano per dimostrare che i neofascisti accompagnati dalla celere e legittimati da Fratelli d’Italia e dalla questura non sono ben accetto in università. Alle cariche della polizia seguono tre arresti, Maya, Carola e Samuele vengono tradotti nel carcere delle Vallette. Nelle ore e nei giorni successivi la mobilitazione non si spegne, anzi. Un corteo serale occupa il rettorato, chiamando a una manifestazione per il giorno dopo che occupa i locali universitari formalmente assegnati al Fuan.
Ne il rettore ne altre cariche istituzionali hanno preso posizione, anzi qualche giorno dopo il noto Maurizio Marrone chiede di revocare le borse di studio agli student* coinvolt*. Il presidente Alessandro Sciretti dell’ Edisu, ente per il diritto allo studio, dichiara di voler togliere le borse di studio “agli studenti violenti” ai denunciati e arrestati. Questo sarebbe il diritto allo studio? Quando si parla di valori dell antifascismo, della resistenza, cosa significa stare dalla parte giusta?
Anche oggi la questura di Torino regala il meglio di sé. Divieti di dimora a giovani che sono nati in questa città, che vi studiano e ci vivono da anni, arresti domiciliari a chi si attiva per un’università libera da logiche di sfruttamento e di oppressione, contro i razzisti e gli omofobi, per un sapere libero da interessi di potere e passerelle elettorali. Non ancora soddisfatti dell’operato di questa mattina la questura applica i sigilli per sequestrare l’aula C1, aula studio occupata dagli studenti e studentesse al Campus.
Proprio durante un’estate in cui la lotta no tav vede giovani di tutte le provenienze partecipare alla costruzione di una possibilità di futuro diversa, per un modello di sviluppo sostenibile, lottare contro la predazione dell’ambiente. Ancora una volta questura Digos polizia e fascisti vanno a braccetto pensando di soffocare la voglia di stare dalla parte giusta.
Vogliamo tutti e tutte libere subito.
Studentesse e studenti antifascist* dell’Università
da InfoAut
Il collegamento telefonico di Radio Onda d’Urto con Anna, compagna del Collettivo Universitario Autonomo di Torino, una delle antifasciste colpite dalle misure. Ascolta o scarica