È stato trovato morto la mattina del 5 dicembre, nella cella di sicurezza della caserma dei carabinieri di Albenga (Savona), Emanuel Scalabrin, un uomo di 33 anni, padre di un bambino di nove, arrestato la sera prima per detenzione di stupefacenti e in attesa di essere trasferito nel carcere di Genova.
Sul corpo del giovane, che aveva problemi di dipendenza, giovedì scorso è stata eseguita l’autopsia ma i risultati non sono ancora noti.
I familiari sollevano molti dubbi sulla morte e riferiscono di un arresto strano e piuttosto concitato: il giovane sarebbe stato arrestato a casa in un’imboscata dei carabinieri che, davanti alla sua compagna Giulia, lo avrebbero malmenato.
da il manifesto
******
Verità per Emanuel
Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, o forse al mattino del 5 dicembre, è deceduto un ragazzo di 33 anni, Emanuel Scalabrin, in una cella di sicurezza della Caserma dei CC di Albenga.
Forse, perché in questa terribile vicenda non si è neppure in grado di conoscere il momento in cui è avvenuta la sua morte.
Le circostanze del suo arresto, avvenuto in casa, alla presenza della sua compagna, del trasferimento in cella di sicurezza e della sua morte sono attualmente oggetto di indagine da parte della Procura di Savona.
Giovedì 10 è stato nominato l’anatomo patologo dell’Università di Genova che ha provveduto all’autopsia sul cadavere e si è in attesa di conoscere l’esito e soprattutto le cause di questa morte improvvisa.
Emanuel aveva problemi di dipendenza, storie di sofferenza e carcere che troppo spesso condannano le esistenze delle persone, portano a morti sommerse, in circostanze dove l’abuso della forza, la solitudine e il disagio prevalgono su ogni più elementare diritto.
Molti i particolari della vicenda che lasciano dubbi ai suoi familiari ed aggiungono un carico di dolore ancora maggiore.
Secondo il racconto dei parenti il 4 dicembre Emanuel verso le 12.30 si trova nella sua casa di Ceriale insieme alla compagna Giulia, mentre il loro figlio minore di 9 anni si trova presso una famiglia di amici.
Ad un certo punto mentre si apprestano a pranzare viene a mancare la corrente elettrica ed Emanuel esce dalla porta di casa per verificare se si tratta di un’interruzione o altro.
Improvvisamente viene spintonato all’interno dell’alloggio da alcuni agenti in borghese che erano lì appostati per l’irruzione, lui viene trascinato all’interno della casa fino alla camera da letto e qui gettato sul materasso dove viene colpito in ogni parte del corpo torace, addome, schiena, viso ed estremità.
Emanuel urla e chiede aiuto, dice che non riesce a respirare mentre Giulia la sua compagna implora i carabinieri del nucleo di Albenga di fermarsi.
Emanuel sarà successivamente tradotto nella cella di sicurezza della caserma dei carabinieri di Albenga, dove verso sera sarà chiamata la guardia medica perché Emanuel non stava bene e presentava sintomi morbosi.
Dopo una visita di un’ora, la Guardia Medica chiede ai CC che egli venga trasferito al P.S. di Pietra Ligure per accertamenti sulle condizioni cliniche, avendo verificato che aveva la pressione alta e tachicardia.
Qui la visita, se così si può dire, dura ……5 minuti, compreso il tempo di compilare la cartella clinica del paziente!!
Rientrato in Caserma viene nuovamente ristretto in cella e solamente alle 11 del mattino successivo i CC si accorgono della sua morte.
Molti sono i segni sul cadavere, che dovranno trovare una spiegazione, macchie ipostatiche? In varie parti del corpo? Sia sul viso che sul corpo? Sia nella parte anteriore sia nella parte posteriore del corpo?
Incredibilmente poi, si è saputo che non è stato possibile stabilire il momento della morte, in quanto il sistema DVR delle telecamere era non funzionante, e quindi non era in realtà possibile monitorare lo stato di salute dei detenuti.
I familiari di Emanuel non si danno pace e per avere maggior tutela hanno conferito l’incarico ad un avvocato dello Studio Legale Branca STA di Genova e Savona ed ad un consulente medico legale.
Le circostanze della morte di Emanuel devono essere chiarite e non può lasciar cadere il silenzio su questo susseguirsi di violazioni di diritti e incongruenze…
Per questo motivo abbiamo chiesto che venga sottoposta un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
Forse, perché in questa terribile vicenda non si è neppure in grado di conoscere il momento in cui è avvenuta la sua morte.
Le circostanze del suo arresto, avvenuto in casa, alla presenza della sua compagna, del trasferimento in cella di sicurezza e della sua morte sono attualmente oggetto di indagine da parte della Procura di Savona.
Giovedì 10 è stato nominato l’anatomo patologo dell’Università di Genova che ha provveduto all’autopsia sul cadavere e si è in attesa di conoscere l’esito e soprattutto le cause di questa morte improvvisa.
Emanuel aveva problemi di dipendenza, storie di sofferenza e carcere che troppo spesso condannano le esistenze delle persone, portano a morti sommerse, in circostanze dove l’abuso della forza, la solitudine e il disagio prevalgono su ogni più elementare diritto.
Molti i particolari della vicenda che lasciano dubbi ai suoi familiari ed aggiungono un carico di dolore ancora maggiore.
Secondo il racconto dei parenti il 4 dicembre Emanuel verso le 12.30 si trova nella sua casa di Ceriale insieme alla compagna Giulia, mentre il loro figlio minore di 9 anni si trova presso una famiglia di amici.
Ad un certo punto mentre si apprestano a pranzare viene a mancare la corrente elettrica ed Emanuel esce dalla porta di casa per verificare se si tratta di un’interruzione o altro.
Improvvisamente viene spintonato all’interno dell’alloggio da alcuni agenti in borghese che erano lì appostati per l’irruzione, lui viene trascinato all’interno della casa fino alla camera da letto e qui gettato sul materasso dove viene colpito in ogni parte del corpo torace, addome, schiena, viso ed estremità.
Emanuel urla e chiede aiuto, dice che non riesce a respirare mentre Giulia la sua compagna implora i carabinieri del nucleo di Albenga di fermarsi.
Emanuel sarà successivamente tradotto nella cella di sicurezza della caserma dei carabinieri di Albenga, dove verso sera sarà chiamata la guardia medica perché Emanuel non stava bene e presentava sintomi morbosi.
Dopo una visita di un’ora, la Guardia Medica chiede ai CC che egli venga trasferito al P.S. di Pietra Ligure per accertamenti sulle condizioni cliniche, avendo verificato che aveva la pressione alta e tachicardia.
Qui la visita, se così si può dire, dura ……5 minuti, compreso il tempo di compilare la cartella clinica del paziente!!
Rientrato in Caserma viene nuovamente ristretto in cella e solamente alle 11 del mattino successivo i CC si accorgono della sua morte.
Molti sono i segni sul cadavere, che dovranno trovare una spiegazione, macchie ipostatiche? In varie parti del corpo? Sia sul viso che sul corpo? Sia nella parte anteriore sia nella parte posteriore del corpo?
Incredibilmente poi, si è saputo che non è stato possibile stabilire il momento della morte, in quanto il sistema DVR delle telecamere era non funzionante, e quindi non era in realtà possibile monitorare lo stato di salute dei detenuti.
I familiari di Emanuel non si danno pace e per avere maggior tutela hanno conferito l’incarico ad un avvocato dello Studio Legale Branca STA di Genova e Savona ed ad un consulente medico legale.
Le circostanze della morte di Emanuel devono essere chiarite e non può lasciar cadere il silenzio su questo susseguirsi di violazioni di diritti e incongruenze…
Per questo motivo abbiamo chiesto che venga sottoposta un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.