«Dire "pazza negra" è cattiva educazione» Il Pm chiude il caso Amina
Amina Said Sheikh, ingiuriata e tenuta nuda per ore all´aeroporto di Ciampino «Le gridarono “questa negra è pazza, la faccio rinchiudere al centro di igiene mentale” dopo averla tenuta nuda per ore all’aeroporto di Ciampino nel corso di una perquisizione. Ma il Pubblico Ministero ha ritenuto che tale offesa fosse censurabile solo sul piano del costume e della cattiva educazione». A parlare sono gli avvocati Luca Santini e Arturo Salerni, legali di Amina Sheikh Said, 51 anni, italiana di origine somala che poco meno di un mese fa finì sulle cronache nazionali per l’ennesimo caso di razzismo nel nostro paese. Lo scorso luglio Amina era stata fermata dagli agenti della Polaria (Polizia di Frontiera Aerea) con l’accusa di rapimento di bambini, traffico di clandestini e di stupefacenti. Accuse e precedenti subito smentiti dal suo difensore Luca Santini. La donna somala aveva con sé piante tradizionali del suo Paese ed era di ritorno da Londra con i suoi quattro nipotini. A poco meno di un mese dalla segnalazione de Linkontro.info e dalla denuncia di Amina per i maltrattamenti subiti, il pm Pietro Pollidori ha chiesto l’archiviazione del caso rispedendo al mittente sia le accuse nei confronti dei poliziotti che quelle di resistenza a pubblico ufficiale contro Amina, rea, secondo la polizia, di aver dato in escandescenze durante i controlli e di essersi privata dei propri indumenti. Resta aperta, però, la denuncia per calunnia e diffamazione a carico della donna di origine somala. Ciò è quanto meno anomalo in quanto confligge con il riconoscimento da parte del Pm della ‘cattiva educazione’ dei poliziotti nei confronti di Amina. La Procura di Roma lascia quindi al di fuori dalla vicenda uno degli elementi che, più di ogni altro, ha fatto indignare molti: il razzismo. Dare della “pazza negra”, dunque, non sarebbe segno di razzismo. «Non ho mai sentito dare del pazzo bianco a una donna italiana non nera» ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione che ha sollevato il caso insieme a Progetto Diritti. Secondo i due avvocati «nella richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero si dà atto di un comportamento non corretto da parte degli agenti che operarono la perquisizione nei confronti della signora Amina, e che addirittura si sono spinti fino a denunciarla, infondatamente, per il reato di resistenza a pubblico ufficiale». Atteggiamenti che tuttavia non sono stati giudicati rilevanti dal Pm. La difesa della signora Amina ritiene comunque frettolosa l’inchiesta che ha portato alla richiesta di archiviazione. Proprio per questo ha deciso di presentare una proposta opposizione al Giudice per le Indagini Preliminari. Si chiederà al Gip di ascoltare le persone con le quali la signora Amina ha interloquito durante la perquisizione e «subito dopo di assumere informazione innanzi tutto dalla stessa denunziante, che non è mai stata convocata dal Pubblico Ministero. Abbiamo comunque già predisposto una segnalazione al Comitato Europeo per la prevenzione della tortura».
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