La Croce rossa romana ha concluso il censimento delle comunità rom, che si è svolto tra luglio e ottobre negli insediamenti spontanei e nei campi autorizzati del Comune di Roma. Ma già da ieri è circolata una lettera scritta da alcune associazioni al Prefetto Mosca, ripresa anche dalla stampa nazionale, che denunciava numerose violenze nei campi già censiti.Sempre ieri, il Prefetto Mosca ha ringraziato i settanta volontari del Comitato provinciale della Croce rossa che si sono impegnati in questa raccolta dati. Oltre ai ringraziamenti del presidente della Cri Massimo Barra, due volontari hanno a sorpresa preso la parola e consegnato nelle mani di Mosca la lettera e le foto della distruzione di alcuni campi [che Carta pubblica sul sito]. «Dalla seconda metà del mese di agosto molti degli stessi insediamenti che alcune settimane prima erano stati visitati dalla Croce rossa Italiana hanno ricevuto la visita inaspettata di unità miste, composte prevalentemente da giovani militari della Folgore in tenuta mimetica e generalmente guidati da almeno un poliziotto del corpo della Polizia fluviale» scrivono Arci di Roma, Arpj–Tetto onlus, Popica onlus, Gruppo EveryOne, associazioni che da anni seguono la situazione dei rom nella capitale e che più volte hanno segnalato le gravi violazioni dei diritti umani perpetrati contro quelle comunità. «Poliziotti e militari entravano negli insediamenti dicendo che dovevano controllare chi c’era e chi non c’era – si legge ancora nella lettera – ed effettivamente chiedevano documenti a tutti i presenti, dando vita a un parallelo e silenzioso censimento».In alcuni dei campi già censiti dalla Croce rossa su mandato del Prefetto, dunque, si sono poi presentati militari e poliziotti minacciando le persone, distruggendo baracche e arredi, in alcuni casi picchiando gli uomini. Tra i campi distrutti anche il primo insediamento censito il 15 luglio, quello di Bravetta, quando sotto le telecamere dei telegiornali il pulmino della Croce rossa aveva dato il via, dopo numerose polemiche, alle operazioni volute dal Commissario straordinario a Roma per l’emergenza nomadi, lo stesso prefetto Mosca. Si era parlato di un censimento soft, lontano dai clamori delle impronte [prese anche a Napoli e Milano], che nascondeva però dietro di sè visite diurne e notturne, non amichevoli, da parte delle forze dell’ordine. Sono così stati distrutti i ricoveri di fortuna di centinaia di persone, rimesse di nuovo sulla strada senza alcuna prospettiva futura. Le associazioni firmatarie della lettera dichiarano che sono state così disattese le promesse di non effettuare sgomberi in città durante lo svolgimento dell’iniziativa della Croce Rossa; chiedono a Mosca di intervenire e verificare quanto accaduto. Il Prefetto ha risposto che non sapeva nulla e che procederà per individuare i responsabili. La Croce Rossa non ha commentato la lettera, ma ha pubblicato il ringraziamento del Prefetto. Tra le pagine della rassegna stampa sul sito della Cri sono però segnalati gli articoli riferiti alla lettera di protesta consegnata ieri. Secondo i dati forniti dalla stessa Croce Rossa e pubblicati oggi sulla stampa locale, sono stati censiti 4268 rom, una cifra che non rispecchia le stime della Prefettura e neanche quelle delle associazioni di volontariato [sono tra 5.000 e 10.000 le presenze stimate, compresi i rom italiani e quanti risiedono da decenni a Roma]. I campi autorizzati di Castel Romano e di Candoni non si sono fatti censire, mentre non c’è traccia della decina di italiani che all’occupazione di via delle Cave di Pietralata, per protesta, hanno forniti i loro dati insieme ai rom. La Croce Rossa ha rilasciato, nel corso di questi tre mesi, un tesserino sanitario che è valido solamente in due strutture della stessa organizzazione. Insomma, rispetto alle politiche di «accoglienza» verso i rom, niente di nuovo: ancora distruzioni, intimidazioni e violenze. E ora c’è anche l’Esercito italiano.