Due operai sono stati trasportati in condizioni gravi al pronto soccorso. Uno dei lavoratori ha perso coscienza dopo aver ricevuto un pugno in testa da un agente. Sono molti i feriti più lievi per i colpi ricevuti dalla polizia e dopo essere stati trascinati sull’asfalto per metri.
Che questo intervento arrivi nel giorno in cui è diventata di pubblico dominio la notizia dell’interdizione per Mafia dell’azienda dagli appalti e bandi pubblici (dopo aver incassato 340mila euro nel 2020 per la produzione di mascherine) e a 24 ore di distanza dal tavolo con l’Unita di Crisi della Regione lascia senza parole.
Da quasi 60 giorni denunciamo l’intreccio tra Texprint e clan della ‘ndrangheta, e la figura di Zhang Yu Sang (detto Valerio), arrestato in luglio dalla FDA di Milano insieme a mebri del clan Greco con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta.
La politica e le istituzioni devono assolutamente condannare l’operato della Questura senza giri di parole. Contro lo sfruttamento e gli intrecci tra mafie e imprenditoria non
bastano le dichiarazioni di circostanza. Serve il coraggio politico di dire da che parte si sta e agire di conseguenza.
La vertenza TEXPRINT ha scoperchiato un vaso di Pandora. Il distretto tessile pratese è territorio di illegalità e sfruttamento da almeno due decenni. I lavoratori che denunciano si ritrovano trattati come pericolosi criminali.
Non è difficile immaginare che, dopo oggi, una azienda già sprezzante delle leggi e dei diritti (l’ispettorato ha rilevato uso di manodopera a nero anche durante il corso dello sciopero) si senta ancora più “tutelata” da chi, in teoria, dovrebbe contrastare sfruttamento e criminalità organizzata.
Oggi si è scritta una pagina buia i diritti e nella dignità del lavoro sul nostro territorio.
Lo sciopero continua insieme al presidio permanente ai cancelli.
In questi giorni invece inizieranno le iniziative sindacali di protesta ai negozi dei marchi della moda che in questi anni si sono servite della Texprint come terzista. Anche loro, che hanno goduto di tariffe “competitive” garantite dallo sfruttamento, sono responsabili di questa realtà. La campagna di denuncia inizierà dai punti vendita del marchio DIXIE.