Roma: rastrellamenti al campo rom Casilino ‘900
Erano le prime luci dell’alba quando settanta agenti del gruppo sociale sicurezza urbana, coadiuvati dalle forze dell’ordine, hanno fatto irruzione nel campo rom Casilino ‘900. L’operazione è scattata senza alcun preavviso, proprio nel giorno in cui era previsto il censimento della Croce Rossa. I volontari della Cri si sono fatti da parte e per gli abitanti del campo più grande e disperato di Roma è iniziato il rastrellamento. Una dopo l’altra le misere baracche dove sopravvivono circa 600 rom sono state passate a setaccio, ispezionate, ribaltate da capo a piedi e messe a soqquadro. Le forze dell’ordine hanno staccato i gruppi elettrogeni e sequestrato i pochi effetti personali. Poi è stata la volta dei rom. E’ stata sufficiente la regola del sospetto per caricare su diversi pullman dalle 70 alle 80 persone, senza una parola, senza un chiarimento. I rom sono stati portati all’ufficio immigrati, in via Patini, e non è ancora chiaro quale sarà il loro destino. «Per alcuni – ha affermato la consigliera regionale Anna Pizzo [indipendente Prc], giunta a Casilino ‘900 non appena appresa la notizia – si deciderà per il fermo ma per altri, sprovvisti di documenti, potrebbe esserci l’arresto». E l’operazione ha preso di mira tutti, anche anziani e donne incinte,sfra colpevoli o meno di aver commesso presunti furti di rame e altro materiale. L’operazione sarebbe stata autorizzata a seguito di alcune segnalazioni: una di queste parla anche di refurtiva con il marchio del ministero della difesa e del ministero dell’interno che sarebbe stata nascosta nel campo anche se al momento non ci sono conferme. Anche per questo la consigliera Pizzo ha chiesto un incontro con il questore, dal quale spera di ottenere maggiori chiarimenti.
Hanno paura gli abitanti della favela Casilino ‘900, un insediamento così vasto e così misero da perdere persino la connotazione di campo. «Sono arrivati alle 6.30 quelli della polizia municipale. Ci hanno svegliato di soprassalto, i bambini ancora dormivano, e hanno iniziato a prendere alcuni di noi. Poi li hanno fatti salire su un pullman e li hanno portati via. Così, senza avvertirci. Ci hanno tolto i gruppi elettrogeni e tutte le nostre cose». A parlare è Sevlia, una ragazza rom che vive nel campo. Parla e piange, è preoccupata per le persone che stanno portando via, per gli anziani del campo malati, per le donne incinte. Teme di non rivederli mai più. Dall’altra parte nessuno a fornito loro rassicurazioni. «Ci stanno chiedendo se possiamo dimostrare che i gruppi elettrogeni sono nostri – prosegue la donna – Dicono che dobbiamo mostrare gli scontrini. Hanno portato via anche il padre di un bambino down che ha crisi epilettiche e deve essere sottoposto quotidianamente alle visite. Come è possibile procedere in questo modo?».
C’è chi, a Casilino ‘900, una cosa del genere se l’aspettava. D’altra parte, da circa due mesi, la situazione è peggiorata: le vie d’accesso sono bloccate e per gli abitanti del campo anche la più banale attività è diventata complicata. L’insediamento è grande, sembra una piccola città di fango e immondizia, e per attraversarlo tutto serve la macchina. Adesso che i rom sono costretti a lasciare l’automobile fuori dall’insediamento, per molti anziani, malati e donne incinte spostarsi dalle proprie baracche è pressoché impossibile. E si ritiene fortunato chi la macchina ce l’ha ancora. Molte delle loro auto sono state incendiate, danneggiate oppure rubate. Per vendetta, per avvertimento o per mera intolleranza. Ora che le scuole stanno per riaprire, i piccoli rom dovranno percorrere chilometri a piedi prima di raggiungere il mezzo di trasporto più vicino. Sempre a patto che a scuola riescano ad andarci.
Hanno paura gli abitanti della favela Casilino ‘900, un insediamento così vasto e così misero da perdere persino la connotazione di campo. «Sono arrivati alle 6.30 quelli della polizia municipale. Ci hanno svegliato di soprassalto, i bambini ancora dormivano, e hanno iniziato a prendere alcuni di noi. Poi li hanno fatti salire su un pullman e li hanno portati via. Così, senza avvertirci. Ci hanno tolto i gruppi elettrogeni e tutte le nostre cose». A parlare è Sevlia, una ragazza rom che vive nel campo. Parla e piange, è preoccupata per le persone che stanno portando via, per gli anziani del campo malati, per le donne incinte. Teme di non rivederli mai più. Dall’altra parte nessuno a fornito loro rassicurazioni. «Ci stanno chiedendo se possiamo dimostrare che i gruppi elettrogeni sono nostri – prosegue la donna – Dicono che dobbiamo mostrare gli scontrini. Hanno portato via anche il padre di un bambino down che ha crisi epilettiche e deve essere sottoposto quotidianamente alle visite. Come è possibile procedere in questo modo?».
C’è chi, a Casilino ‘900, una cosa del genere se l’aspettava. D’altra parte, da circa due mesi, la situazione è peggiorata: le vie d’accesso sono bloccate e per gli abitanti del campo anche la più banale attività è diventata complicata. L’insediamento è grande, sembra una piccola città di fango e immondizia, e per attraversarlo tutto serve la macchina. Adesso che i rom sono costretti a lasciare l’automobile fuori dall’insediamento, per molti anziani, malati e donne incinte spostarsi dalle proprie baracche è pressoché impossibile. E si ritiene fortunato chi la macchina ce l’ha ancora. Molte delle loro auto sono state incendiate, danneggiate oppure rubate. Per vendetta, per avvertimento o per mera intolleranza. Ora che le scuole stanno per riaprire, i piccoli rom dovranno percorrere chilometri a piedi prima di raggiungere il mezzo di trasporto più vicino. Sempre a patto che a scuola riescano ad andarci.
fonte: Carta
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