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Le norme del nuovo pacchetto sicurezza

Tra decreto legge e disegno di legge da approvare in parlamento, le nuove norme inaspriscono le pene e le aggravano per chi commette un reato «durante la permanenza illegale sul territorio dello stato». Sarà più difficile diventare cittadini con il matrimonio.
Come ampiamente anticipato dai quotidiani, grazie all’efficiente ufficio stampa di Palazzo Chigi, il «pacchetto sicurezza» del governo Berlusconi si compone di due provvedimenti diversi. Il primo, approvato oggi nel consiglio dei ministri di Napoli, è un decreto legge, quindi un provvedimento dettato da «necessità e urgenza» che vale 60 giorni, se il parlamento non lo converte in legge. Il secondo, invece, è un disegno di legge, che quindi prima di produrre effetti giuridici dovrà essere approvato–ed eventualmente modificato–dal parlamento. La linea del governo contro la presunta insicurezza e contro l’immigrazione irregolare viene dall’insieme delle norme dei due testi che sono coordinati, anche se separati. Il governo ha garantito che il decreto, otto articoli in tutti, sarà convertito in legge entro luglio. L’articolo 1 del decreto prevede l’espulsione dello «straniero» [quindi vale per tanto per i cittadini comunitari quanto per quelli di paesi fuori dall’Ue], «oltre che nei casi previsti dalla legge» anche quando ci sia una condanna superiore a due anni. Chi non rispetta l’ordine di espulsione può essere punito con una pena aggiuntiva da uno a quattro anni. Il secondo comma, lascia da parte gli stranieri, e aggrava le pene [da 3 a 10 anni] per l’omicidio colposo causato dalla guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze psicotrope. L’articolo 4, uno dei più controversi, aggrava di un terzo le pene per chi commette un reato «durante la permanenza illegale nel territorio dello stato». L’articolo 5, invece, prevede per chi «cede in locazione o in godimento ovvero consente per un tempo superiore a un mese l’uso di un immobile di cui abbia disponibilità o parte di esso a uno straniero irregolarmente soggiornante, senza osservare l’obbligo di comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza, è punito con la reclusione da 6 mesi a tre anni e con la multa da diecimila a cinquantamila euro». E’ una delle norme che rischia di avere ricadute molto pesanti sui territori, dalle grandi città ai piccoli centri, perché prevedibilmente diventerà più difficile, per i migranti irregolari, trovare una casa dignitosa, anche se si ha un lavoro «regolare», oppure le case costeranno ancora di più. Il capitolo Cpt viene «risolto» dal decreto con la previsione di un termine di 60 giorni per l’esecuzione dell’espulsione, se non si riesce ad accertare l’identità della persona da cacciare. Se non viene identificata, la persone può rimanere nel centro, di 60 giorni in 60 giorni, fino a un massimo di diciotto mesi. Nel resto del decreto e poi in modo più dettagliato nel disegno di legge, vengono anche introdotte norme che aumentano le competenze dei sindaci sulle materie di ordine pubblico e sulla difesa del cosiddetto «decoro urbano». Viene introdotto il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui [contro i writer, per esempio] e vengono inasprite le norme contro l’accattonaggio, specialmente se vengono sfruttati dei minori. Si può arrivare fino alla revoca della patria potestà se sono i genitori a sfruttare. Contro i «pericolosissimi» venditori ambulanti si prevede pure la distruzione immediata della merce che si presume contraffatta, senza aspettare che la confisca sia convalidata da un giudice. E c’è, ovviamente, il reato di immigrazione clandestina, nel disegno di legge, che però si accompagna alla previsione, ancora da chiarire nei tempi e nei modi, di un nuovo decreto flussi «mirato» per badanti e colf, cercando–secondo le dichiarazioni di alcuni esponenti della Lega–di orientarlo in modo da privilegiare l’immigrazione europea, anche se dell’est. Infine, in caso di matrimoni misti, non basta essere spostati a un cittadino italiano o a una cittadina italiana, ma bisognerà anche dare prova di solidità del rapporto: due anni di convinvenza in Italia o tre all’estero; la metà in caso di figli. Il doppio contando i tempi della burocrazia.