Qualche mese fa avevano suscitato scalpore e risonanza mediatica le marce di protesta contro la deregulation dei contadini indiani. In gennaio erano arrivati a occupare il “Forte Rosso” a New Delhi mettendo in fuga le forze di polizia.
Ma ormai – dimenticati i titoloni alla fine dell’anno scorso e all’inizio di questo – se ne parla sempre meno. Tuttavia in India molte questione rimangono irrisolte.
Oltre alla morte – vergognosa, per mancanza di cure – in carcere di anziani dissidenti, il governo attuale si rende responsabile di una dura, estesa repressione. Soprattutto contro adivasi, contadini e dalit.
Incontrando peraltro una certa variegata resistenza.
All’inizio di luglio la guerriglia maoista ha attaccato alcuni impianti minerari nel distretto di Narayanpur (stato del Chhattisgarh). Sono stati dati alle fiamme una mezza dozzina di veicoli adibiti alla costruzione di strade da utilizzare per il trasporto del materiale (minerali di ferro) estratto. Gli impianti – non ancora in attività – apparterebbero a JNIL (Jayaswal Neco Industries Limited). Sul luogo si era svolto anche un intenso scambio di colpi tra naxaliti e forze militari prontamente accorse.
Altro scontro a fuoco tra forze di sicurezza e guerriglieri il giorno 10 luglio a Gochapada (stato dell’Odisha). Due membri delle SOG (le unità speciali dei paramilitari antiguerriglia CRPF) sono rimasti feriti e quindi evacuati con l’elicottero.
Ma, sempre il 10 luglio, anche i contadini si sono scontrati – e duramente – con la polizia a Yamuna Nagar (Haryana) dopo aver tentato di interferire, partecipandovi, con una riunione del Consiglio Mool Chand Sharma.
I manifestanti volevano forzare con i loro trattori le barricate erette dalle forze di sicurezza intorno alla sede della riunione.
In sostanza, nonostante la pandemia e la scarsa informazione in proposito, le lotte dei contadini indiani contro la deregulation dei mercati agricoli sono continuate anche in questi mesi. Sia nella capitale che in vari stati del Paese.
Come forse si ricorderà, dopo le dure lotte dell’inizio dell’anno il governo centrale aveva – ma solo provvisoriamente – sospeso l’applicazione delle nuove leggi agricole.
Gianni Sartori