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Tortura, l’Italia senza legge in coda alla Ue

Dopo la requisitoria dei pm sulle violenze nella caserma di Bolzaneto per il g8 di genova. Buco legislativo a 20 anni dalla ratifica del convenzione dell’Onu. E i tribunali non possono perseguire i colpevoli

In Italia la tortura non è reato. Sono passati più di vent’anni da quando Roma ha ratificato la convenzione Onu che vieta la tortura (era il 1987), ma da allora non è ancora stata tradotta in legge e i tribunali non possono perseguire adeguatamente i colpevoli. Un vuoto legislativo che ci «colloca agli ultimi posti in Europa» denuncia Mauro Palma, presidente del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (ascolta l’intervista). Un buco nero tornato alla ribalta dopo che i pm che indagano sui fatti di Bolzaneto dopo il G8 di Genova sono stati costretti a contestare agli indagati solo l’abuso di ufficio, che peraltro sarà prescritto nel 2009: nessuno degli imputati quindi passerà un solo giorno in carcere. Eppure i giovani no global fermati nella caserma di Bolznaneto durante il G8 di Genova subirono ogni sorta di vessazioni: costretti a stare in piedi per ore, picchiati, presi in giro, privati di cibo e acqua, furono trattati in modo «inumano e degradante – hanno spiegato i magistrati nella requisitoria al processo sulle violenze del luglio 2001 – ma non esistendo una norma penale, l’accusa è stata costretta a contestare agli imputati l’abuso d’ufficio».
LEGGE MORTA PRIMA DI NASCERE – In realtà la proposta di legge che introduce il reato di tortura era stata approvata alla Camera nel dicembre 2006 in base a un accordo bipartisan e licenziata dalla commissione giustizia del Senato nel luglio 2007. «Avrebbe dovuto approdare in aula nei giorni della crisi ma è stata lasciata morire – racconta Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone che si batte per i diritti nelle carceri – «È necessario che il prossimo Parlamento metta tra le sue priorità l’approvazione del provvedimento che introduce il reato di tortura in Italia» auspica. Anche il Papa oggi è intervenuto sull’argomento: «Ogni detenuto per qualunque motivo sia stato messo in carcere, intuisce quanto sia pesante questa condizione umana soprattutto quando è abbruttita dal ricorso alla tortura, come avvenne per Boezio» ha detto Benedetto XVI nel corso dell’udienza generale presentando la figura di Boezio, il martire cristiano da lui definito il «simbolo dei detenuti ingiustamente di tutti i tempi». Una legge, quella contro la tortura, che appare ancora più urgente se si pensa che l’Italia a livello internazionale si è fatta promotrice di una mortatoria all’Onu sulle esecuzioni capitali mentre dall’altra, in «casa propria» convive con questo un buco nero.