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Manifestazioni in Rojava contro gli attacchi aerei della Turchia

La reale esistenza – vorrei dire la “consistenza” – di un popolo si misura nei momenti difficili.

Come può testimoniare chiunque abbia conosciuto le lotte dei Baschi negli anni settanta – quando il franchismo già in agonia sferrava i suoi colpi di coda finali – o dei Repubblicani irlandesi nei primi anni ottanta (vedi gli scioperi della fame).

Così è – da decenni e più – per i Curdi.

Anche ora, mentre Ankara colpisce ben oltre le sue stesse frontiere. Sia nel Bashur (Nord dell’Iraq) che nel Nord e nell’ Est della Siria.

Nell’ultima settimana centinaia di persone, nel cantone di Kobane come in quello di Cizire (Jazira), hanno manifestato contro gli attacchi aerei (con i droni) che continuano a provocare vittime (le ultime: due civili il 20 ottobre, tre esponenti delle FDS il 23).

I manifestanti si appellavano alle “forze internazionali” (quindi sia agli Stati Uniti che alla Russia, di cui si evidenziano le maggiori responsabilità) al fine di interdire lo spazio aereo all’aviazione turca.

La manifestazione di Kobane si era conclusa nella Piazza Martyr Egid dove Ayse Efendi, parlando a nome del Consiglio delle famiglie dei martiri della regione dell’Eufrate, ha detto di voler “presentare le nostre condoglianze alle famiglie di coloro che hanno sacrificato la loro vita per la libertà”. Purtroppo, va detto,il numero di questi va aumentando di giorno in giorno.

La portavoce di Konhreya Star – Newroz Eli – ha spiegato che con questi attacchi e con l’invasione “lo Stato turco mira a colpire la volontà popolare e il nostro progetto di una nazione democratica”.

Ugualmente a Derik i manifestanti inalberavano cartelli e striscioni contro l’invasione turca e a favore dei diritti umani.

E anche qui un esponente del PYD (Partito dell’unione democratica) è intervenuto per ribadire che lo Stato turco va pianificando ulteriori attacchi nel nord e nell’est della Siria per annientare tale progetto.

A Tall Tamr (cantone di Hassake) altre centinaia di persone hanno richiesto l’interdizione dello spazio aereo nel nord della Siria. Dato che in questa area gli attacchi con i droni proseguono tuttora, dai manifestanti venivano denunciate le ripetute violazioni degli accordi per un cessate-il-fuoco.

A Raqqa la manifestazione contro i raid dell’aviazione turca e contro le continue violazioni dei diritti umani – una marcia a cui si sono aggregati centinaia di giovani, alcuni leader tribali, esponenti della società civile e dell’amministrazione autonoma (AANES)- era stata indetta dall’Assemblea delle donne di Zenubiya che accusano esplicitamente il governo turco di “colpire i civili per mascherare il proprio fallimento”.

Altre manifestazioni similari si sono svolte a Amûdê nella piazza delle Donne libere.

Tuttavia anche ora altri droni di sorveglianza continuano a sorvolare il territorio del Rojava.

Gianni Sartori