Non può bastare una perizia per scrivere la parola fine sul caso Bianzino. E’ il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi a chiedere che sia fatto di più per capire cos’è successo la mattina del 14 novembre, quando Aldo Bianzino si è spento nel carcere perugino di Capanne: “Il ministero della Giustizia si augura che il giudice per le indagini preliminari voglia assumere tutte le iniziative necessarie a chiarire i dubbi della parte civile, anche disponendo eventuali nuove perizie, prima di decidere sul destino del procedimento in corso”. La perizia sulla scomparsa del falegname 42enne, resa nota nei giorni scorsi, ha infatti spinto il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini a chiedere l’archiviazione del procedimento contro ignoti per omicidio. Aneurisma celebrale, questa la causa della morte secondo i medici legali. Che però non hanno escluso a priori l’ipotesi che la vittima sia stata colpita, né quella dell’omissione di soccorso. “Legittimamente il pubblico ministero che indaga sulla morte in carcere di Aldo Bianzino ha chiesto l’archiviazione del procedimento contro ignoti”, afferma Manconi. “Legittimamente la parte civile, la compagna e il figlio intendono opporsi all’archiviazione, ritenendo che la perizia non abbia sciolto tutti i dubbi sulle cause della morte di Bianzino”. La vicenda di Aldo, morto in carcere in circostanze poco chiare un giorno e mezzo dopo l’arresto, è giunta a un bivio. Negli ambienti giudiziari di Perugia si dà per certa l’intenzione della Procura generale della Repubblica di richiedere il fascicolo sul caso. Un evento raro, che può preludere a indagini più approfondite o a una semplice conferma dell’archiviazione. Archiviazione alla quale si opporrà Massimo Zaganelli, il legale di Roberta Radici, vedova di Bianzino: “Una vicenda del genere non si chiude sulla base di una consulenza legale. La perizia va collocata nel contesto della storia che presenta tanti risvolti”, afferma l’avvocato. Che presto avrà finalmente tra le mani tutti gli atti del procedimento. Dall’esame di questi ultimi, si dovrebbe capire meglio se l’iter giudiziario presenta dei lati oscuri. Se eventuali omissioni o procedure discutibili possono aprire un varco per andare più a fondo. Del resto, se da un lato si intuisce una certa voglia di chiudere in fretta un caso che non ha goduto della ribalta mediatica di vicende simili, dall’altra sono in molti a voler tenere accesi i riflettori. Lo confermano le parole di Manconi: “E’ nell’interesse stesso dell’Amministrazione penitenziaria, e di chi presta servizio in essa con abnegazione e senso di responsabilità, che sulla morte di Bianzino sia fatta piena luce”. E lo conferma la decisione dei genitori di Bianzino di scendere in campo nel processo penale come parti offese. Contro l’archiviazione si schierano, oltre ai familiari di Aldo, tutti gli amici, i conoscenti e gli attivisti che hanno marciato nei mesi scorsi a Perugia per chiedere di sapere davvero com’è andata. Tutti in attesa di un segnale che potrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Gabriele Carchella
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