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Egitto: Patrick Zaki su una lista nera: «Per ora non può tornare in Italia»

Patrick Zaki non può tornare in Italia, è su una black-list che gli impedirà di andare in Italia prima della fine del processo e di un’assoluzione. L’attivista rischia altri 5 anni di prigione oltre ai 22 mesi già passati in custodia cautelare. Intanto “Leonardo” il colosso italiano, presente a dicembre all’Egypt Defence Expo, sarebbe vicino alla commessa da mezzo miliardo, parte del famoso pacchetto contenente anche le due fregate Fincantieri

Patrick Zaki per ora non potrà viaggiare e quindi tornare in Italia. Almeno è questo quanto riferito all’agenzia Ansa da fonti egiziane informate che hanno chiesto l’anonimato. Il nome di Zaiki, secondo le fonti, è su una lista nera che non gli consente di andare all’estero prima della fine del processo e di un’assoluzione. Un’informazione che contraddice quanto sostenuto dallo stesso studente dell’università di Bologna nei giorni scorsi in tv. “Non potrà andarsene fino a dopo la fine del processo”, hanno aggiunto le fonti, ammettendo di non sapere se il ricercatore abbia il passaporto o meno: “Ma non importa, perché gli è vietato viaggiare” all’estero.

Durante la trasmissione Che tempo che fa domenica sera, Zaki si era invece detto sicuro di non avere per il momento nessun divieto di viaggiare. “Credo di poter venire in Italia al più presto”, aveva detto lo studente. La prossima udienza del processo in cui lo studente egiziano è imputato per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” è fissata per il primo febbraio e non vi sono previsioni attendibili sulla durata del processo. In quell’occasione la difesa dovrebbe presentare una già preannunciata memoria difensiva. Nell’udienza del 7 dicembre in cui ha ottenuto la scarcerazione avvenuta il giorno dopo, la sua avvocatessa principale, Hoda Nasrallah, ha chiesto l’acquisizione di riprese di telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, di un rapporto dei servizi segreti interni e di un verbale di polizia per dimostrare che tra il 7 e l’8 febbraio di due anni fa Patrick fu catturato illegalmente. Il capo del pool difensivo ha chiesto anche gli atti di un vecchio processo e la convocazione di un testimone per dimostrare che l’articolo scritto da Zaki non diffondeva falsità. Zaki rischia altri 5 anni di prigione, oltre ai 22 mesi già passati in custodia cautelare.

Nel frattempo, sembra anche proseguire il business che lega il regime del Cairo all’industria bellica italiana: secondo il portale francese Africa intelligence, il colosso italiano Leonardo (che ha preso parte all’Egypt Defence Expo, fiera militare che si è svolta a inizio mese al Cairo e di cui Fincantieri era primo sponsor) sarebbe a un passo da una commessa dal valore di mezzo miliardo di euro per 20 jet Aermacchi M-346.

I jet sarebbero parte del famoso «pacchetto» da 9-11 miliardi di euro contenente anche 20 pattugliatori Fincantieri, 24 caccia Eurofighter Typhoon, satelliti da osservazione e le due fregate Fremm Fincantieri, già consegnate al regime di al-Sisi nell’inverno scorso.

Da Leonardo sarebbero poi stati inviati al Cairo cinque dei 24 elicotteri Aw149 relativi a un ordine del 2019 comprensivo anche di otto modelli civili AW189 (valore complessivo 871 milioni di euro).

Notizie che giungono in concomitanza con il rapporto annuale di Committee to Protect Journalists’: l’Egitto è il terzo paese al mondo per giornalisti in prigione (25 al momento), secondo solo a Cina e Myanmar.