Russia, tra sanzioni e repressione delle proteste: “Putin sbaglia calcoli, conseguenze imprevedibili”
- marzo 04, 2022
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Intervista al professor Giovanni Savino, docente italiano in Russia: “Forte impatto delle sanzioni, l’economia è in difficoltà, le conseguenze interne sono imprevedibili”. La repressione si fa più dura, chiuse radio e media online. 15 anni di carcere per chi da notizie “false”.
Intervista a cura di Antonio Musella
Mentre in Tv e con i media stranieri mostra freddezza, muscoli e sicurezza, in patria le cose per Vladimir Putin non vanno così bene. I negoziati di guerra tra Russia e Ucraina non portano a significati risultati, se non l’accordo per i corridoi umanitari, ed a Mosca gli effetti delle sanzioni internazionali cominciano a fare effetto. Di contro la repressione contro chi si oppone alla guerra e contro i media indipendenti si fa sempre più feroce. Fanpage.it ha discusso della situazione in Russia con il professor Giovanni Savino, docente di Storia Contemporanea a Mosca, dove si trova in queste ore.
Qual è la situazione politica intorno a Putin? Si aprono crepe tra gli oligarchi o il sistema è solido?
Al momento sarà molto difficile vedere grossi colpi di scena, però ci sono disallineamenti importanti da parte degli oligarchi sulla questione della guerra: il magnate dell’alluminio Oleg Deripaska ha dichiarato la sua contrarietà all’impresa militare, il banchiere Oleg Tinkoff ha agitato lo spettro di una crisi molto più profonda di quella del 1998, e Roman Abramovich, che ha partecipato al primo round di colloqui russo-ucraini, era lì come consigliere della delegazione di Kiev. Emergono inside giornalistici su come in realtà anche per l’establishment politico la decisione di Putin di lanciare una guerra a tutto campo sia stata una sorpresa, attendendosi al massimo il riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, e alla Duma tre deputati del Partito comunista si son dissociati dalle operazioni belliche. Di certo, il crescente isolamento internazionale e le sanzioni senza precedenti a cui è sottoposta Mosca creeranno grossi problemi alla tenuta del sistema.
Quali sono gli effetti delle sanzioni, come stanno impattando sulla vita dei russi?
Gli effetti sono già significativi: la svalutazione del rublo su euro e dollaro, che ha un effetto immediato sulla vita quotidiana della popolazione, con aumento vertiginoso dei prezzi; la chiusura di alcune produzioni si pensi alla fabbrica automobilistica VAZ, perché la componentistica è inclusa nel pacchetto delle sanzioni; la liquidità ridotta della Banca centrale russa che quindi non consente di immettere sufficienti fondi a sostegno della moneta e della popolazione. Le sanzioni avranno un effetto prolungato, perché il loro meccanismo perverso è sempre quello: si sa quando iniziano, ma non si sa quando finiscono. Per un paese che ha subito un forte processo di deindustrializzazione nel periodo post-sovietico, è un vero problema.
Nonostante l’avanzata militare la guerra potrebbe non essere breve, Putin ha messo nel conto una guerra di lunga durata? E l’economia russa può sostenerla?
Non credo che il presidente russo abbia messo in conto una tale eventualità, e lo si capisce da una serie di elementi, tra cui il ritardo della macchina della propaganda nel fornire la propria interpretazione degli eventi. Una guerra di lunga durata in un territorio esteso come quello ucraino, con città di milioni d’abitanti, e una crescente ostilità verso il Cremlino, diventerebbe qualcosa di estenuante, e con l’economia russa in grossa difficoltà rischierebbe di portare a scenari impensabili in politica interna.
Gli arresti contro chi manifesta contro la guerra sono migliaia, questo fine settimana ci saranno nuove manifestazioni, in che clima si svolgeranno?
Il clima sarà molto difficile: oggi è stata approvata una legge sulle “fake news”, dove chi definisce “guerra” la cosiddetta “operazione speciale”, o diffonde notizie di ogni tipo, rischia fino a 15 anni di galera. Domani, alla seduta del Consiglio della Federazione, probabilmente saranno adottate misure d’emergenza contro la circolazione dell’informazione, senza chiamarle “legge marziale”, perché ufficialmente non è una guerra. Il problema delle manifestazioni in Russia è che non vi è mai una possibilità di ottenere un’autorizzazione, e questo spiega l’alto numero di fermi, più di 7000 in una settimana, il che crea molti timori nel prendervi parte.
Qual è la qualità dell’informazione in Russia in questo momento?
La qualità è alta, perché in Russia vi è una forte digitalizzazione, e vi sono molti canali a cui accedere, e questo spiega il perché sia fondamentale acquisire uno stretto controllo su quello che viene diffuso. Oggi il canale televisivo Dozhd ha fermato le trasmissioni, dopo che aveva subito il distacco della frequenza, mentre per la storica radio liberale Ekho Moskvy oggi, Gazprom, che è la principale finanziatrice dell’emittente, ha deliberato la chiusura, anche se continuerà le trasmissioni. Vi sono però dozzine di testate, spesso anche semplici canali Telegram, che svolgono un ottimo lavoro.
da Fanpage.it