Prima è arrivata la vergognosa decisione di archiviare senza processo la morte di Carlo: ancora oggi speriamo che un pronunciamento della CorteEuropea chieda all’Italia di riaprire il caso. Poi, a distanza di anni, al processo contro 25 persone accusate didevastazione e saccheggio, i due pmhanno formulato richieste di pena pesantissime, da sei a sedici anni, assolutamente sproporzionate e fuori dal senso comune, sulla base di unafigura di reato rispolverata dai tempi della seconda guerra mondiale e mai utilizzata prima del G8 di Genova per manifestazioni di piazza. Gli imputati rischiano d’essere trasformati in autentici capri espiatori, nell’ambito di una riscrittura inaccettabile delle giornate del luglio 2001, che furono caratterizzate da una plateale e continuata violazione delle garanzie costituzionali da parte delle forze dell’ordine. A Genova, nelle aule di tribunale, sono in corso anche alcuni processi contro decine di agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell’ordine, a dispetto dei silenzi e degli ostacoli frapposti dai vertici delle forze di polizia. Questi processi si concluderanno in primo grado l’anno prossimo, ma e’ pressoché certo che gli imputati saranno salvati dalla prescrizione, vista la lieve entità delle pene previste per i reati contestati. Alcuni dei dirigenti imputati, nel frattempo, sono stati addirittura promossi. Tutto questo sarebbe già sufficiente per organizzare a Genova una grande iniziativa, con una forte e corale richiesta di verità e giustizia, traguardi che rischiano di restare soffocati nelle aule giudiziarie. La votazione di martedì alla Camera, con la gravissima e irresponsabile bocciatura della proposta di istituire una commissione d’inchiesta sul G82001, rende questa necessità assolutamente improrogabile. A Cosenza, in un processo parallelo collegato ai fatti di Genova, sono in arrivo nei prossimi giorni le richieste di condanna: è un altro procedimento che rischia dicondurre alla ricerca di una “sentenza esemplare”, che non colpirebbe solo gli imputati ma anche, indirettamente, chi organizzò e partecipò alle manifestazioni del luglio 2001. Per tutte queste ragioni è necessario ritrovare lo spirito di Genova, fare fronte comune nella richiesta di verità e giustizia, e nel rifiuto di ogni logica punitiva e vendicativa. E’ necessaria una risposta che coinvolga il ‘popolo di Genova’ e tutti i cittadini e le organizzazioni che hanno a cuore la tutela delle garanzie democratiche, calpestate nelle drammatiche giornate del 2001. Pensiamo a iniziative in grado di coinvolgere il mondo della cultura, i sindacati, la società civile, quell’universo di uomini e donne che ha condiviso con noi l’impegno e le speranze di quei giorni. Vorremmo ritrovarci tutti a Genova, con quello stesso spirito che permise a ciascuno di sentirsi a casa propria, pur nella diversità di storie e culture. Nei giorni scorsi un documento intitolato “Noi, quelli di via Tolemaide” ha lanciato una mobilitazione per sabato 17 novembre. E’ un appello importante, ma che rappresenta solo una parte del movimento sceso in piazza oltre sei anni fa. Non tutte/i, e non tutte le organizzazioni, possono riconoscersi in quel testo, perciò pensiamo che sarebbe necessario fare un passo avanti e ricostruire quella capacità di tenere insieme le diversità di culture e dilinguaggi che permise il “miracolo” della straordinaria mobilitazione del2001. Perciò proponiamo ai firmatari di quell’appello e a quanti condividono lo “spirito di Genova” di lavorare al testo di un documento comune, in modo da organizzare, nell’intera giornata del 17, una mobilitazione condivisa e promossa da tutte/i, che comprenda dibattiti, manifestazioni, spettacoli, e che riproponga il ‘patto’ sul rispetto delle cose e delle persone che fu sottoscritto sei anni fa. Il popolo di Genova deve riprendere il suo diritto-dovere di parola.
Ci auguriamo che queste nostre riflessioni possano essere condivise eraccolte dai nostri interlocutori.
Vittorio Agnoletto, Haidi Giuliani, Lorenzo Guadagnucci
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